C’è uno squalo in mezzo al mare
che di nome fa Pasquale,
lui è un tipo assai burlone,
è scherzoso e buontempone.
Con la sogliola, che è piatta,
lui la usa da ciabatta,
poi sbadiglia, s’attorciglia,
se per caso vede la triglia.
Con l’amica sua balena
vanno spesso in altalena,
con la seppia ci fa il sugo
e lo mangia con zio Ugo,
poi col polpo, indifferente,
lui fa un po’ finta di niente,
ma per scherzo, appena può,
ecco lo spaventa un po’.
La sua fama è di tiranno,
lui del mare è solo un danno.
E’ terror dei bastimenti,
con le sue file di denti,
non è questa la maniera
per chi porta la dentiera!
Oh, Pasquale! Squalo bello,
che ti passa pel cervello?
Questa tua reputazione
non è certo da campione,
fare scherzi, si và bene,
per un po’, poi non conviene.
Tutti pensano, oramai,
che tu porti solo guai.
Dillo tu, a questa gente,
che non è vero per niente:
“Sono un pesce un po’ robusto,
e mi piace fare il fusto.
Tutta scena in realtà,
sono buono in verità.
Lor signori, perdonate,
queste celie un po’ insensate,
il mio sogno è diventare
per un giorno “mister mare”,
applaudito, riverito,
e da tutti un po’ anche amato.”
E và bene Pasqualino,
anche se sei birichino,
ci vuol poco per amare
uno squalo in fondo al mare.