Era alto e allampanato. Aveva un incarnato roseo, occhi chiari  e capelli castani; le sue orecchie, grandi, un po’ a sventola,  si sarebbero potute usare come presine per le pentole. Mario Imperiali, così si chiamava il soggetto, aveva anche braccia lunghe e mani grandi ben curate. Fin qua, niente di particolare, direte: si trattava di un mio compagno di scuola e di classe, frequentavamo entrambi l’Istituto Tecnico Commerciale ‘Mario Pagano’ di Napoli  e nei primi anni sessanta il semaforo della nostra età risultava posizionato sul 'verde' dei quindici-sedici anni.   

   Ma adesso veniamo all’oggetto della questione. Se ripensiamo al film “Mary Poppins”, ricordiamo che la dolce signora protagonista pronunciava cantando il suo scioglilingua benaugurante, allegro e positivo “supercalifragilistichespiralidoso”. Ebbene Mario Imperiali ne aveva uno suo, che lanciava come sonorità nell’aria circostante, soprattutto per buon augurio o in moventi brutti o difficili o di sconforto. Esprimeva una specie di formula magica, dicendo ad alta voce “Cucciame ‘ncucciame a sdè a sdè.” Prima di pronunciarla, gonfiava il petto, metteva una mano sul cuore e prendeva 'una rincorsa interiore'. Parole misteriose, dal significato insignificante, che il 'pronunciatore' spiegava come l’enunciato di un carnale brutale primitivo ma bellissimo  rapporto tra un uomo e una donna, che si protraeva con una maniera 'a sdè a sdè'. Sarebbe a dire, secondo l’Imperiali, avanti e indietro.

    Non si può escludere che uno studioso-antropologo del livello di Claude Levi Strauss avrebbe avuto interesse per la conoscenza di questo ‘parlato’ rituale. In ogni caso amici e compagni di scuola di Mario Imperiali, non di rado, si ripetevano interiormente questa sorta di formula magica e questo dava loro benefici ed allegria. 

 

                                   Carlo Giarletta

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