Poltrire sotto le coperte in inverno è qualcosa che definirei come una delle più belle del mondo. 
«Alzati pigrona, dobbiamo andare».
«Andare dove? Cosa vuoi? Sparisci!» 
«Non puoi dormire oggi! Abbiamo appuntamento con l’asilo e non possiamo fare tardi. Ti do dieci minuti, sbrigati».
«Dieci minuti? Ma sei impazzita? Hai idea di quanti gradi ci siano lì fuori? E nessuno sano di mente riuscirebbe a prepararsi in dieci minuti se prima la temperatura corporea non si stabilizza, vuoi avermi sulla coscienza cugina?»
«Hai finito di dire stupidaggini?» m’ignora del tutto Serena. Ha un nome che le si addice alla perfezione, non si arrabbia mai o alza la voce è sempre... serena. Come faccia non riesco nemmeno a capirlo, in realtà non comprendo neanche che sia vestita di tutto punto a quest’ora, la gente in inverno dovrebbe dormire!
«Ti aspetto in cucina, preparo un caffè caldo così ti svegli per bene e bada che stai solo rispettando la tua promessa o devo ricordarti che hai passato l’esame di scuola guida solo grazie a me?»
Urlo nel cuscino mentre la sento ridere e allontanarsi finalmente dal mio letto. È quasi fuori dalla porta, ma ritorna per guardarmi con attenzione.

«Ah dimenticavo, dopo dobbiamo passare da quel gran bel figo di Matteo. Credo che dovresti almeno, essere carina non pensi?»

E con questa stoccata definitiva mi manda al tappeto. Vorrei urlare di nuovo o fare qualsiasi cosa, ma non ho tempo. Scalcio via le coperte e corro in bagno perché dieci minuti non basteranno, ma devo fare presto se voglio avere la mia ricompensa e ci riesco.
Quando arriviamo alla scuola, mi accorgo che c’è uno strano silenzio.
«Che succede?» chiedo perplessa.
«Che vuoi dire?» Serena chiude il bagagliaio dell’auto dopo aver preso due scatoloni e affidandomene altrettanti.
«Non lo senti?» replico indicando l’edificio. «Zero assoluto, non è sospetta quest’assenza di rumore?»
«Marcella Maria Bastiani» mi ammonisce e io so di essere nei guai perché quando pronuncia il mio nome per intero è pronta una bella ramanzina, il più delle volte mi coglie impreparata e anche stavolta non fa eccezione.
«Sai dove stiamo andando vero?»
«Alla scuola materna per consegnare da mangiare» rispondo pronta. «Certo che lo so».
«E di quale scuola di tratta?»

Sto per ripetere che siamo all’asilo, ma l’occhio mi cade sull’insegna bella grande alla porta e spalanco la bocca a corto di parole. Sì, decisamente non ho prestato attenzione quando ho accettato questo compromesso, pensavo solo a prendere la patente e ora mi sento in colpa, terribilmente in colpa.
«Suppongo che adesso tu abbia ricordato» mi guarda malissimo mia cugina e io mi sento ancora peggio. «Entriamo adesso e, per favore, comportati bene».
In un altro momento obietterei al suo trattarmi come una bambina, ma a testa bassa annuisco sentendomi in colpa.
Siamo in una scuola per sordomuti e io l’avevo completamente rimosso. Quando varchiamo la soglia e ci accolgono due suore giovani dai sorrisi allegri, mi assale il panico. Come ci si comporta con bambini che non sentono e non parlano? 
«Da questa parte» risponde una delle due suore, forse si è presentata, ma non ho sentito una parola ed è meglio fingere il contrario oppure Serena si arrabbierà per la prima volta in vita sua.
Andiamo in una grande sala con un tavolo immenso su cui poggiamo gli scatoloni, mia cugina comincia a svuotarli elencando ogni cosa. Io mi guardo intorno e vedi tanti banchetti colorati che riempiono la stanza. I bambini sono seduti e disegnano indisturbati, qualcuno solleva il volto e mi sorride e io ricambio.
Un’altra suora gira tra i banchi e comincia a comunicare con il linguaggio dei segni, vorrei capire cosa sta dicendo ma mi risulta chiaro quando tutti i piccoli allievi mollano le sedie e corrono verso il tavolo imbandito. La gioia autentica di quei visetti è forse più rumorosa del caos che avrebbero fatto se potessero parlare e guardarli mi rende felice, come se facessi parte di qualcosa di più grande.
Dopo aver mangiato i dolcetti, un bambino comincia a parlare in quel linguaggio che non conosco e mi indica ripetutamente. Io guardo confusa la suora che mi sorride.
«Marco vorrebbe che anche tu giocassi con loro. In realtà sta chiedendo esplicitamente di fare un giro girotondo».

Sento su di me lo sguardo di Serena, so che non direbbe niente se mi rifiutassi, sa quanto sono a disagio con i bambini, ma non la sento di spegnere quel sorriso genuino e annuisco con entusiasmo.
«Certo. Volentieri».
È strano girare in tondo insieme agli altri bambini mentre sono l’unica a cantare, tutti sorridono e forse nella loro testa lo stanno facendo davvero ma si divertono e questo mi basta. Ben presto dobbiamo spostare i banchetti per avere più spazio e cambio direzione ogni volta prima che ci giri troppo la testa, non so quante volte lo facciamo ma non ricordavo di essermi così divertita da un sacco di tempo. 
«Sono così fiera di te Marcy, sei stata bravissima. Sapevo che avresti dato il meglio di te, loro sono adorabili e hanno solo bisogno di tanto affetto».
«Grazie per avermi portato qui» mormoro ricambiando l’abbraccio.
 «Adesso possiamo andare a comprare la cancelleria da Matteo, sei pronta?»

Matteo è il ragazzo che lavora in una cartoleria dove compro più di quello che mi serve. Frequenta la mia stessa scuola, ma a parte averci scambiato qualche parola non sono mai riuscita ad andare oltre. La verità è che mi sono presa una cotta pazzesca per lui. 
«Forse sarebbe meglio aiutare a sistemare questa roba, ne abbiamo portata così tanta e le suore ora sono impegnate».
«Sei sicura?»
«Forse a Matteo farà bene non vedermi per un giorno, così gli manco abbastanza da venire a cercarmi» rifletto. «Lo sto abituando troppo alla mia presenza ed è tempo di cambiare atteggiamento se voglio conquistarlo e poi mi piace stare qui, mi fa sentire bene».
Serena mi abbraccia di nuovo, ha gli occhi lucidi come se fosse commossa ma la spingo via prima che esageri.
Passare l’intera giornata in quella scuola è stancante, ma anche molto gratificante. Gioco ancora con loro e mi diverto parecchio.
Quando il pomeriggio vengono i genitori a prendere i bambini, c’è autentica gioia in quei visetti e qualcuno mi presenta anche alle mamme sorprese ma contente.
«Hai donato un po’ di felicità agli altri» mi passa un braccio sulle spalle Serena quando torniamo alla nostra macchina. «Come ti senti?»
«Benissimo» ammetto senza riserve. «Ok, forse la faccenda del volontariato non è brutta come credevo».
Mia cugina sorride e poi mi accorgo che il telefono mi avvisa di un messagio.«

Ho guardato tutto il tempo la porta aspettando di vederti, mi sono sentito alquanto stupido in realtà e forse non dovrei nemmeno dirtelo ma volevo solo che sapessi che mi sei mancata. Ti va se più tardi ti chiamo?
Un sorriso enorme e gigante appare sul mio volto mentre rispondo:
Mi sei mancato anche tu, ci sentiamo più tardi.
E capisco che questa è stata la più bella giornata di sempre.

Tutti i racconti

2
4
19

Call Center

23 November 2024

Call Center Mi sono alzata molto presto anche stamani Il buio sembra ancora più buio, quando fai una cosa che non piace Prendo il solito tram, il numero dieci, sempre pieno a quell’ora mattutina Volti di persone che sembra non dormano da giorni Ma in queste giornate fredde di Inverno, emanano [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Teo Bo: '... cosi via, veloce, tra Galassie sconfinate, senza una sosta, tra mondi [...]

  • Adribel: Ironico, sarcastico, amaro, eppur vero.

1
0
11

La felicità perduta

23 November 2024

Io sono nato in un piccolo borgo della bassa bresciana, in una vecchia cascina circondata da campi di grano e prati fioriti incorniciati da una rete di canali di irrigazione e fossati di acqua incontaminata, dove insetti pattinatori ed eterotteri, scivolavano danzanti sulla superficie. La felicità [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
5
16

La signora del quinto piano

23 November 2024

Si era inventato un mestiere per arrotondare una pensione sottile come un'acciuga e permettersi qualche fetta di prosciutto in più, magari accompagnata da una mozzarella minuta ma gustosa, con la goccia di latte che scivola verso il piatto simile ad una lacrima salata. Salì sull'utilitaria di sua [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Teo Bo: Ciao Walter. Ma come... non ti piace la faccia del mio nipotino? Anche Pata, [...]

  • Lawrence Dryvalley: La Steffilongo procurerà altri lavoretti a Vito, forse non scherzava [...]

3
3
20

I ricordi del becchino : L'uomo delle vespe.

22 November 2024

E’ una caldissima domenica estiva. Sul furgone sto percorrendo le strade di campagna per affiggere i manifesti del caro nonno ‘Tonino’. Il sole picchia, l’asfalto della strada balla per la calura, l’aria condizionata del mezzo è fuori uso. La testa è coronata da perle di sudore. Nonostante tutto [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Rubrus: Tra miraggi al sole e apparizioni nella nebbia, un racconto compatto, ben costruito, [...]

  • Lawrence Dryvalley: Bella questa serie "I Ricordi del Becchino"... Letti e like ai due [...]

10
12
82

Il pupazzo di neve

22 November 2024

Devo ammettere che ho fatto un ottimo lavoro. L'ho chiamato Lumiukko, che tradotto dal finlandese significa "pupazzo di neve." Ecco una descrizione veloce e sommaria di cosa mi sono servito per realizzarlo: innanzitutto, la materia prima cioè la neve, i due pomodori di Pachino ne ricreano gli occhi, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

0
2
13

Sono incazzato... 3/3

22 November 2024

A diciassette anni ero seduto al secondo banco del quarto liceo. La matematica è sempre stata la mia passione… non avevo bisogno di studiare la teoria… e soprattutto non ne avevo voglia… teoremi, enunciati, postulati, mi sembravano cose ovvie e banali e non sopportavo di mandare a memoria quel [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Dario Mazzolini: bellissimo racconto scritto molto bene al punto di essere diventato il tuo [...]

  • zeroassoluto: Scusate, ma nelle prime due parti, ho dovute modificare di recente alcuni nomi [...]

1
6
18

A38

Una mattina alle poste

22 November 2024

Uno dei luoghi più noiosi della terra suppongo che sia lo spazio dedicato agli uffici postali della mia piccola cittadina. Frustrato da una multa ricevuta poche ore prima mi avviavo, sconsolato, verso quel pezzetto di mondo in cui qualcuno sistematicamente sfoga ansie, rabbia e risentimento nei [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Teo Bo: Grazie Law per il benvenuto e per esserti divertito leggendomi. Aspetto tuoi [...]

  • Lawrence Dryvalley: Grazie a te in anticipo per l'interesse ai miei testi, li trovi elencati [...]

3
3
21

La fermata

21 November 2024

Siamo sette alla fermata, è umido ma i saluti fioccano. Siamo un gruppetto abitudinario nel quale Crocefissa spicca. Guarda le moldave, le russe e le africane con distacco. Se non avessi giurato sui miei figli di tacere le spiegherei che la fermata è il punto dove i mezzi pubblici stradali si [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Ellissa: la vita è un continuo ricercare un' equilibrio tra noi e gli altri. [...]

  • U1657: Santa crocifissa!!!

2
3
19

Egregio Sig.Ictus

21 November 2024

Ex alza il viso dal piatto al ristorante e la vita è cambiata in un solo istante. Il suo viso è una ridicola maschera tanto che immediatamente penso stia facendo lo sciocco, la ragione non vuole vedere l’abisso che mi aspetta se solo lasciassi entrare i pensieri logici. Poi tutto precipita. Capisco. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Vally: Grazie Dario.
    Buona giornata

  • Adribel: Mi sono venuti i brividi ma penso che il sig. Ictus sia un ver0 signore, determinato [...]

3
7
24

Le mollette

21 November 2024

Ho sempre odiato stendere i panni. Sempre. Lo faccio solo perché mi piacciono le mollette. Ho mollette sparse per casa e spesso ancora attaccate a lenzuola, pantaloni e camicie che ritiro e piego in modo rapido e ripongo in luoghi riparati e sicuri chiamati armadi. A volte indosso i miei vestiti [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Ecate: Ellissa, sorella mia, testo a quattro mani

  • U1705: In effetti capita che gli asini volino!

2
10
15

Racconto ln breve la schiavitù dal cellulare

Le persone sono portate a schiavizzarsi.

21 November 2024

È già da tempo che le persone non ragionano con la propria testa, ma con la testa degli altri. Cioè di quelli che manipolano gli individui per portarli a raggiungere gli scopi che si sono prefissati, e la gente crede che tutto si svolge nell'interesse e nel bene dell'umanità- (Praticamente schiavizzarsi [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • L’esilioDiRumba: Molti ragazzi di oggi riescono, ancora più di quelli ddella mia generazione [...]

  • Gennarino: L’esilioDiRumba: Grazie per aver letto e commentato. Bisogna educarli [...]

6
13
23

Il caffè col babbo

20 November 2024

È uno dei miei ricordi più belli. A prima vista può sembrare banale ma non lo è. Avevo preso l'abitudine, a metà mattina, di bere il caffè col papà. Ovunque mi trovassi per noi era un'appuntamento fisso. Se potevo andavo a casa dei miei, altrimenti lo bevevo con lui a distanza: dai clienti se ero [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Lawrence Dryvalley: Ciao Dario, ho letto questo e le ultime tue proposte anche se non ho commentato. [...]

  • Dario Mazzolini: grazie Lorenzo. Ti leggo sempre volentieri pure io. Grazie ancora per il tempo [...]

Torna su