Imperdibili gli episodi de “Il Tenente Colombo – Il Ritorno”.
Si tratta delle puntate girate dal 1989 in poi. La prima edizione risale al 1968 e da allora è stato un successo senza fine. Ma perché ci piace tanto?
Innanzitutto il suo schema prefissato che, fin dalle prime sequenze, mostra le modalità del delitto e il volto dell’assassino, ribaltando lo schema del giallo deduttivo inglese di cui la più grande rappresentante è Agatha Christie. Nei romanzi della Christie che in gran parte sono diventati film o telefilm, l’assassino viene rivelato da Poirot o da Miss Marple nelle sequenze finali, generalmente in un salotto alla presenza di tutti i sospettati che sorseggiano tranquillamente il tè.
Nei telefilm del Tenente Colombo il meccanismo è induttivo, consiste nel comprendere come il poliziotto riuscirà a scoprire l’assassino e a trovare le prove del misfatto smontando abilmente gli alibi costruiti, partendo dall’osservazione di particolari generalmente ritenuti insignificanti.
La tenacia e l’intuito di Colombo ricostruiscono la vicenda in modo talmente diverso da quello che ci appare all’inizio, così reale e perfetto; in realtà i piccoli ed insignificanti oggetti o circostanze, che solo il tenente riesce a vedere, rovesciano la vicenda e ci proiettano in un’altra prospettiva, del tutto diversa rispetto alla prima ma capace di giustificare nei più piccoli particolari il movente e le precise modalità del delitto. Il tutto è vivacemente condito dalla stravaganza del personaggio, dalla testardaggine, dalla sciatteria e dall’aspetto goffo del tenente, caratteristiche che ingannano gli assassini i quali infatti in un primo momento ne sottovalutano l’abilità.
Niente di più sbagliato, perché il tenente vede cose che noi non vediamo, elabora circostanze e sequenze logiche per trarne indizi di cui ignoravamo l’esistenza.
Magnifico Peter Falk con quel suo vecchio impermeabile spiegazzato, il mezzo sigaro spento, l’aria trasandata e distratta. Il suo sguardo, pur viziato dalla protesi all’occhio destro per una malattia infantile, è acutissimo e sornione, a tratti affascinante. E che dire della sua automobile? La famosa Peugeot 403 Cabriolet vecchia ed ammaccata con cui gira per le strade di Los Angeles! Pare che Peter Falk l’avesse adocchiata nel parcheggio degli Studi di registrazione dove qualcuno l’aveva abbandonata e da allora divenne la sua auto. E quando si ferma a mangiare il chili e a rimuginare sul caso? Ordina il chili anche nei ristoranti famosi e costosi, quando è invitato dagli ignari sospettati. Il tenente ha una moglie che non è mai apparsa sul video, ma che lui nomina e ricorda sempre in ogni episodio, chiamandola semplicemente ma amorevolmente “mia moglie” e poi un meraviglioso cane dallo stupendo nome, “Cane”….!
E’ il contrario di quello che ci si aspetta da un detective: niente in lui denota acume, precisione, scaltrezza e velocità di azione. Eppure risolve tutti i casi più difficili e alla fine, una volta arrestato l’omicida, fa trasparire anche una sorta di simpatia, di comprensione nei confronti delle debolezze umane, non giudicando ma spiegando.
I telefilm sono dei piccoli capolavori, Peter Falk vinse, grazie alla sua interpretazione, 5 Emmy ed un Golden Globe e interpretò il ruolo di se stesso nel film “Il cielo sopra Berlino” di W. Wenders, 1987. Grandi registi si sono alternati nella direzione dei telefilm: Ben Gazzara, Ted Post, Jonathan Demme (premio Oscar per “Il Silenzio degli Innocenti”).
Fa male pensare che negli ultimi anni della sua vita, dal 2006 in poi, Peter Falk sia stato devastato dall’Alzheimer, il suo sguardo particolare e distintivo si sarà spento nella fissità e nel nulla. E’ deceduto nel 2001 nella sua villa di Beverly Hills, aveva 83 anni.
Ma continueremo a seguire le sue lunghe, noiose, pedanti e trasandate inchieste che riescono a smuovere a meraviglia per circa 90 minuti i nostri sistemi di logica e ragionamento ma anche a farci divertire in modo intelligente.