Mi piaceva l’estate. Niente scuola e noi bambini potevamo giocare per tutta la mattina a pallone nel campetto sotto casa. Mamma, di quando in quando, si affacciava alla finestra per controllare. Poi, alle due, Papà tornava dal lavoro, tutti insieme mangiavamo e andavamo al mare.
La mattina del giovedì era speciale. Una vecchia Ape arrivava cigolando: «É arrivato Wanda!». Un ragazzo magro scendeva giù, per portare i cartoni delle uova alle signore del condominio. «Wanda, ricchione!», «Wanda, finocchio!», gli gridavamo in coro. E lui, con voce acuta in siciliano: «Lassàtimi iri, babbi! [1]». E, di nuovo, «Ricchione!», «Finocchio!».
Quando poi se ne andava, io chiedevo a Sebastiano che già andava alla scuola media: «Perché lo chiamiamo ricchione?»
«Perché è ricchione».
«Ma che vuol dire?»
«Che ha il piede di rasta [2]».
E così io ne sapevo quanto prima. Tornando a casa chiesi a Mamma e Papà.
«Che vogliono dire ricchione e finocchio?»
«Sono insulti, come “cretino” o “stupido”. ma più volgari. Sono parolacce che non devi mai dire. E soprattutto non devi dirle a quel poveretto. É un ragazzo che si guadagna il pane portandoci le uova, non merita certo di essere insultato».
«Ma Sebastiano dice che ha il piede di rasta, che vuol dire?»
Papà scoppiò a ridere.
«Si dice pederasta, non “piede di rasta”. Sebastiano fa confusione. É il nome di una malattia, ma non mi pare che c’entri».
Smisi così di tormentare Wanda. Nel corso degli anni, imparai dalla strada il significato delle “parolacce” che i miei genitori non mi avevano voluto o saputo spiegare.
Passarono altri anni e mio padre non c’era più. Wanda non l’ho più rivisto, di lui sentii dire soltanto che la sera batteva al porto.
Un giorno lessi sulla Gazzetta che “un omosessuale noto come Wanda è stato trovato morto in casa sua, in una pozza di sangue. Probabilmente è stato accoltellato da uno dei suoi clienti”.
Oggi leggo sui giornali di omolesbotransbifobia. Come se fosse necessario inventare parolacce impronunciabili per non dire di cosa si tratti: crudeltà, mancanza di rispetto, di empatia.
[1] Lasciatemi stare, cretini!
[2] Rasta: in siciliano coccio e, per estensione, anche vaso per piante di terracotta.