Il sole colorava di grigio la sabbia, mentre si calava tra gli ombrelli dei pini. 

All’orizzonte le strutture delle piattaforme per l’estrazione del metano parevano scheletrici mostri marini incandescenti. 

Una, in particolare, di un rosso fulgido, l’aveva nominata il “Grande giallo”, perché l’aspetto gli ricordava la Macrocheira kaempferi che aveva visto in un documentario in TV.
Angelica era andata al bar. Sarebbe tornata con un vassoio e due aperitivi.
Improvvisamente, i gabbiani che zampettavano sulla riva tra frammenti di conchiglie e la spuma delle lievi onde, si librarono in volo stridendo spaventati. La superficie del mare da piatta divenne ondulata con frequenza sempre maggiore.
Osservò l’orizzonte e soffermò lo sguardo: il “Grande giallo” era avvolto dalla spuma bianca dell’acqua. Lo stava sommergendo. 

Ebbe un sussulto. 

Che stava accadendo?
Intorno al lui, nessun’altro pareva essersi accorto di alcunché.

Alcune mamme erano intente a raccogliere i giocattoli dei bambini, altre sbattevano i teli da spiaggia per eliminare la sabbia. Tutto normale.

Ma come? 

Improvvisamente, l'ombra di una bambina si allungò al suo fianco. Gli prese la mano.
“Lo vedi anche tu?” – le chiese con tono incerto.
“Sì!” –  rispose – “Solo noi due!”
“Non devi avere paura. Io non ne ho Il “Grande giallo” sprofonderà tra le fauci del “Paguro” - disse con piglio sicuro la bambina.
“Come fai a sapere…” – iniziò lui.
“…del “Grande giallo”? - terminò la bambina - "Tu sei un bambino come me, immagini e sogni, anche se sei vecchio. Poi anche io lo chiamo così. Mi ricorda un granchio che vive nel mare del Giappone. L’ho visto in un documentario in TV”.
La guardò attonito.
“E… il “Paguro”? Che cos’è?”
“Oh… era una piattaforma. Dalla spiaggia sembrava una conchiglia da cui si affacciavano zampe e

chele". 

Con le dita mimò i movimenti del mollusco.
"E’ esplosa. Tanti anni fa. Io non ero ancora nata. Il nonno mi ha raccontato che, mentre la trivella mangiava la sabbia per raggiungere il metano, ci fu una grande esplosione. Un'alta colonna di acqua e fuoco si sollevò e un cratere profondo più di trenta metri inghiottì il “Paguro”, il nonno e due suoi amici.”
Un attimo di silenzio, poi, stupito:
“Il tuo nonno… ma…”
“Con i suoi amici – proseguì la bambina - giù, nel fondo, ha ricostruito il Paguro, sai come un robot a metano, e distruggeranno tutte le piattaforme cattive che succhiano dal fondo del mare. Così non ci saranno altri disastri”
Il “Grande giallo” era appena scomparso tra le onde salate, come trascinato sul fondo da un vorace predatore.

Strinse la mano, ma era vuota. 

Nessuno al suo fianco.
Sulla sabbia neppure un’impronta.

Il cuore si fermò.
“Eccomi!” Angelica gli porse uno dei due calici borgogna: liquido arancione, fetta d'arancia, ghiaccio e cannuccia.

Lo baciò sulle labbra.

Il cuore ripartì.
I bicchieri tintinnarono.
“A cosa brindiamo oggi?” - domandò. Ogni volta alzavano i bicchieri omaggiando in modo sempre diverso qualcuno o qualcosa.
Angelica rispose:
“Alla tua immaginazione e al “Paguro!”
La guardò stupito e sorridente.
All'orizzonte il "Grande giallo" si ergeva come sempre colorando di fantasia quella linea piatta e sottile che separa la realtà dall'immaginazione.

Che unisce il cielo al mare. 

Come due cuori sulla spiaggia. 

 

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