Erano gli anni ’60, io frequentavo la terza C della Pietro Paolo Parzanese, un sacerdote e poeta nato ad Ariano Irpino l’11 novembre 1809 e morto a Napoli a soli 43 anni; qualcuno al Ministero dell’Istruzione aveva voluto onorare la sua memoria dando il suo nome alla mia “scuola elementare”, ma noi ragazzini un po’ ci vergognavamo di frequentare una scuola intitolata ad uno sconosciuto, le altre  nei Quartieri Spagnoli avevano nomi di personaggi famosi: musicisti, scrittori, politici che avevano fatto la storia d’Italia e i nostri amici e cugini, alunni delle altre scuole, ci prendevano in giro e canzonavano per le due “P” del nome, che per noi bambini suonavano “pi-pì”. Come se non bastasse, si trovava nel condominio di un palazzo del quartiere: quindici aule più la segreteria e la cucina affacciate sul ballatoio tra il primo e il secondo piano. Ovviamente niente palestra e quindi niente ginnastica. A ricordare che la seconda guerra mondiale era finita solo da 15 anni, nel corridoio della scuola erano ancora affissi due manifesti, il primo ritraeva vari tipi di ordigni esplosivi, una scritta informava che non erano giocattoli ed esortava, chiunque ne avesse trovato uno, a non toccarli e a chiamare immediatamente un adulto per poi far intervenire i Carabinieri. Nel secondo, per rendere più chiaro il concetto, vi era raffigurato un ragazzo senza mani.

 Il mio maestro si chiamava Giosuè Isgrò, era considerato quello “buono”, sicuramente era bravo. Veniva dalla Sicilia, credo avesse meno di quarant’anni e fisicamente, con i suoi capelli neri e crespi e folti baffi, ricordava molto Domenico Modugno. Tale era la somiglianza, che spesso immaginavo si alzasse in piedi sulla pedana della cattedra nel mezzo della lezione e dicesse: “Attenzione bambini devo dirvi una cosa: “Penso che un sogno così non ritorni mai più… mi dipingevo le mani e la faccia di blu. Poi d'improvviso venivo dal vento rapito e incominciavo a volare nel cielo infinito”. A questo punto tutti in piedi con le braccia in alto verso il cielo e in coro avremmo intonato a squarciagola: “Volare, oh oh! Cantare, oh oh oh oh! Nel blu dipinto di blu, felici di stare lassù”. 

   Ricordo che, oltre alla lettura del libro cuore di E. De Amicis una volta alla settimana, realizzavamo dei manufatti, per esempio la biga degli antichi romani e una riproduzione in scala del Vesuvio, con tanto di sistema per produrre fumo che usciva dal cratere del vulcano, perché all’epoca il Vesuvio aveva un pennacchio di fumo per ricordare l’ultima eruzione del 1944. Il maestro ci mostrò alcune illustrazioni degli scavi di Pompei e noi ragazzini, quando restavamo soli, imitavamo le posizioni delle statue e dei corpi dei pompeani ritrovate negli scavi. Quello che più mi appassionava era la redazione del giornalino, un unico foglio che veniva affisso alla parete fuori dall’aula. Anche il maestro, pur lasciandoci una certa libertà nella scelta degli articoli da inserire, ci teneva che fosse ben fatto, perché era in competizione con quello che facevano gli alunni della terza “B” del maestro Battimiello, brutta copia del nostro. Chiamammo il giornale “La Sorgente”;  Romano,  disegnava sia la testata che un bambino mentre raccoglieva in una ciotola l’acqua che sgorgava da una fontana, era il più bravo della classe in disegno. Gli articoli erano proposti da noi scolari e insieme al maestro si sceglieva quali inserire, spesso si trattava di un tema particolarmente ben riuscito. Poi venivano trascritti con la bella grafia di Guarino. Quando io non avevo notizie interessanti da riportare riprendevo, con parole mie, i fatti un po’ strani pubblicati sulla Domenica del Corriere, sull’ultima pagina illustrata da Achille Beltrame. Gli articoli, anche se non originali, erano molto divertenti e venivano quasi sempre accettati. La mia “vena giornalistica” venne fuori soprattutto in occasione di un tragico incidente che accadde nell’ora della refezione. Come ogni giorno le bidelle portarono in classe il pentolone con la minestra appena cotta e ancora fumante e noi, come sempre, ci mettemmo in fila con le nostre scodelle. La bidella più anziana, armata di mestolone, le riempiva. Quel maledetto giorno, non si sa come, la signora Assunta, invece di versare la pasta e patate nella ciotola di Antonio Melillo, gliela versò addosso ustionandogli il collo e la spalla. Antonio, da tutti chiamato, senza cattiveria, “cinque lire” perché era il più piccolo della classe, sicuramente anche il più sfortunato in quanto viveva in collegio, riportò ustioni di secondo grado che richiesero un lungo ricovero in ospedale dove io e altri compagni di classe andavamo a fargli visita. Di quelle visite feci un appassionato reportage. Il giornalino di quel mese, grazie a quell’articolo, ebbe molto successo e aver suscitato l’invidia del maestro Battimiello, mi fece guadagnare le lodi del maestro Isgrò. Il maestro Battimiello aveva fama di essere molto severo e “cattivo”, le sue interrogazioni erano quasi delle torture. Peccato che Amnesty non c’era ancora. Quando il malcapitato di turno veniva chiamato alla cattedra per ripetere per esempio le tabelline, doveva porgere le mani e ad ogni errore partiva la bacchettata. Ovviamente dopo i primi colpi, con le mani doloranti e la paura di riceverne altri, non ricordava più niente. Un triste giorno per me fu quando il mio maestro capì che non avevo memorizzato le preghiere che ci faceva recitare ogni mattina, ma le ripetevo seguendo gli altri. Nonostante io fossi tra i più bravi della classe, mi costrinse a impararle inginocchiato sui chicchi duri di mais. La cosa che mi fece stare più male fu che il maestro Battimiello, meravigliato dalla punizione, sapendo quanto ero bravo, una volta conosciuto il motivo, mi tirò un calcio e mi chiamò animale. A quel tempo i genitori davano sempre e comunque ragione agli insegnanti, quindi era meglio tacere. Questo episodio ha certamente contribuito a farmi diventare ateo. Venne l’estate, l’estate del 1962 e il pomeriggio del 21 agosto di ritorno dai lidi di Posillipo, mentre guardavo in televisione un telefilm in bianco e nero di Furia il cavallo del West, una scossa di terremoto del sesto grado fece sobbalzare Napoli e mezza Campania. Ci furono morti, distruzioni e tanta paura. La mia casa era considerata sicura e per diversi giorni divenne il rifugio di molti parenti. Quando ad ottobre riaprirono le scuole la P.P. Parzanese era inagibile e chiuse definitivamente, gli alunni collocati in altre scuole e costretti a turni pomeridiani. Il Maestro Isgrò chiese ed ottenne il trasferimento nella sua Sicilia. Anni dopo, riflettendo sul periodo storico vissuto dalle generazioni precedenti, capii che probabilmente quei maestri avevano frequentato scuole vestiti da balilla e ricevuto un’educazione molto più rigida di quella che avevano impartito a noi e quando in televisione trasmettono i vecchi filmati di Domenico Modugno, penso sempre al maestro Isgrò con la faccia dipinta di blu che vola, vola sempre più su.

Tutti i racconti

4
6
26

Road to H.P.L. 1/2

17 December 2025

Cominciò tutto nel più classico e romanzesco dei modi, vale a dire il ritrovamento di un manoscritto. Mi trovavo all’interno di un negozio di libri d’antiquariato in piazza Vittorio Veneto a Montecatini Terme, a pochi passi da casa mia. Ero in cerca di un’edizione rara dello “Scannatoio” di Zola [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

4
5
18

Se fossi Cecco e non lo sono

17 December 2025

Ah, se fossi poeta! Direi che se la tua voce si potesse sniffare sentirei vaniglia dolce e leggera, rosa suadente, caffè caldo e forte e rum capace di ammaliare! Si potesse bere come Passito ne terrei un bicchiere per un pomeriggio intero, s'assaggiasse ne sarei goloso come torte di ottimo pasticcere. [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Maria Merlo: Molto bella davvero. Like.

  • ducapaso: Paolo, Filiberto, Dax, Maria a voi un grande abbraccio di ringraziamento, temevo [...]

6
7
50

Il mistero dei gelati molli

16 December 2025

Da quando è in pensione Ernesto ha scoperto che le giornate sono lunghe, ma le sere lo sono di più. Per questo ha inventato un rito, una piccola cerimonia personale che nessuno gli può contestare: alle nove in punto si mangia un gelato. Alle nove esatte, non un minuto prima, non un minuto dopo. [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • FuoriFuoco: Grazie a tutti. L’idea era proprio quella di partire da una situazione [...]

  • AliDiNotte: Bello mi piace il finale rassegnato ma anche di chi ormai si arrende e fa un [...]

3
9
48

Una certa dignità

La gabbia del Signor Cesare

16 December 2025

Come tutte le mattine, alle sei in punto, Salvatore il custode del palazzo nobiliare Paparo nel centro storico di Napoli, si dedicò alle pulizie del cortile e dello spazio davanti al portone. Un paio di colpi di scopa e poi buttò tutto per strada, un budello dove il sole faticava ad arrivare e [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: Sono situazioni relativamente comuni, specie nelle grandi città, in [...]

  • Dax: Racconto carino...mi spiace per Cesare. like

3
2
32

CENTRALE PARANOICA 9

HARD STONED BOY

15 December 2025

Hi, qui è la centrale paranoica. Non va benissimo, hanno fiutato l’intruso e mi cercano. Non sanno chi sono, cosa sono e che faccio, così ad ogni buon conto ci provano a sterminarmi. Intanto hanno sigillato lo Psychotronic e sparso una specie di DDT digitale tutt’attorno all’area... E che mai [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like.
    scrivi bene e lo sai.
    Ti piace provocare scandalizzare se [...]

  • Dax: Un racconto eccentrico. Fatico a comprenderne il senso..Like

3
4
42

Prima di casa

15 December 2025

«Mio Dio! Ancora tre ore di macchina devo fare!» pensò, lo sguardo fisso sulla strada oltre il parabrezza. Il tramonto incendiava il paesaggio di un rosso vivido: sarebbe stato romanticissimo goderne accanto alla sua compagna, magari con un drink in mano. Invece eccolo lì, solo, a guidare verso [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Dax: bello, intenso...mi spiace per il protagonista 😢.
    like

  • Rubrus: Come dicevo, rieccomi. Devo dire che per un habituè del genere avevo [...]

4
7
45

Carta straccia

14 December 2025

Guidavo quella Cadillac diroccata, che sbuffava fumo grigio. Avevo lasciato Billy, mi inquietava parecchio. Stava al quindicesimo piano con il suo strano gatto siamese, quello con una splendida eterocromia iridea. Aveva cambiato la serratura di casa almeno tre volte, ma qualcuno era riuscito a [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
4
39

Pensieri sulle persone

Intrusione nella mia testa in un venerdì sera

14 December 2025

Da piccola m'immaginavo come la protagonista di un film, nel quale tutto e tutti mi ruotavano intorno. Fantasticavo nel vederli seduti al cinema che guardavano la mia vita di tutti i giorni sul grande schermo, ridendo e commentando ciò che dicevo e facevo. Poi, crescendo, l'ego si ridimensiona [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Riccardo: benvenuta, ed un buon esordio.
    cerca un nick rispetto all anonimato 🤗
    identifica [...]

  • Smoki: Per fortuna le relazioni mutano assieme alle persone. Se rimanessero sempre [...]

2
4
40

La creatura 2/2

13 December 2025

Un giorno Maria stava esaminando uno di quei reperti ed era completamente sola, immersa nella meditazione su quei segni incisi. Quando, a un tratto, sentì dei suoni: una musica disarmoniosa, del tutto fuori da ogni schema armonico. Poi vide che qualcosa si era mosso nella parete — o era la parete [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

4
4
35

Mio nonno

13 December 2025

Ognuno di noi vive o vivrà la propria morte, io vivo ogni giorno la morte degli altri. Sai nonno, il primo morto che ho visto eri tu, avevo sedici anni, ti ricordi? Ti avevano sistemato in una bara-frigo nella tua stanza al piano terreno dove impagliavi le sedie, era il tuo laboratorio. In quella [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Smoki:
    Questo nonno con gli occhi chiari e le mani magiche mi ricorda un po' [...]

  • GustavLebo: Grazie a tutti. Smoki ti ha steso forse perche è tutto vero.

4
4
34

Il tempo e il profumo

12 December 2025

Oggi c'è il sole. Marco guarda Miriam. Sono in un giardino seduti su una panchina. L'aria è fresca, piacevole come lo sono le mattine di primavera inoltrata. Il sole colpisce il loro viso. Sono fermi a guardarsi. Lui si avvicina al volto di lei, ne percepisce il leggero profumo che la avvolge. [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Rubrus: Sulle panchine, Peynet docet. Quanto al ricordo del profumo e in genere degli [...]

  • Dax: Triste ma capita spesso...si cambia e non ci si riconosce più. like

4
6
38

La creatura 1/2

12 December 2025

Lettera del 3 maggio 19.. Mia cara Maria, scrivo dopo giorni di insonnia e febbrile agitazione. Gli scavi presso il sito di Khor-Amun si sono rivelati ben più strani di quanto potessi immaginare. Ho rinvenuto strutture che non combaciano con alcuna civiltà conosciuta: angoli che non dovrebbero [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Smoki: Ecco. Ora mi tocca coscrivere gli amici per giocare ad Arkham Horror o alle [...]

  • AliDiNotte: Grazie a tutti per i commenti. Smoki è proprio l'effetto che voglio [...]

Torna su