Era stato un flash. Una frazione di secondo. Il tempo strettamente necessario per mettere a fuoco su due occhi neri impauriti, e due baffi, subito inghiottiti dal vento, dal vuoto, dal ferro, dalle urla di terrore e divertimento delle persone attorno a lei, su quelle montagne russe. Nei successivi trenta interminabili secondi, persi nello sforzo di concentrarsi su quell'immagine mentre il suo stomaco precipitava, Flavia raggiunse una certezza: aveva visto un gatto!
"Paolo, c'è un gatto sulle rotaie"
"Cosa?"
Con uno stridore di freni il trenino si fermò a livello del suolo, nella zona di accesso passeggeri.
"Ho detto che c'è un gatto sulle rotaie, l'ho visto chiaramente! Ci siamo passati di fianco prima dell'ultima discesa"
Paolo la schernì con una risata delle sue: "Ma figurati, te lo sarai sognato. Al massimo era un sacchetto di plastica"
Mentre scendevano, Flavia guardò in alto, cercando una prova.
"Eccolo, eccolo là" indicò col braccio alzato.
Paolo si girò nella direzione indicata. "Io non vedo niente. No aspetta, si è mosso! Ho visto la coda!"
I nuovi passeggeri in procinto di salire si fermarono incuriositi. Una bambina da qualche parte gridò calma: "Mamma c'è un gatto sulle rotaie, adesso lo schiacciano"
Flavia corse verso il giostraio che stava già intervenendo per incitare i suoi clienti a salire: "Aspetti c'è un gatto, bisogna farlo scendere".
Il giostraio non sembrò per nulla turbato: "Non ti preoccupare che tanto quello mica è scemo non viene a farsi schiacciare. E' da stamattina che sta lì. Stanotte se ne scende".
"Magari non riesce più a scendere, dobbiamo aiutarlo!" supplicò Flavia.
Il giostraio la ignorò mentre sistemava i passeggeri.
Flavia guardò la rotaia che saliva verso la cima dell'ultima discesa, vide la coda del gatto che spuntava da una trave sù in alto, e senza pensarci due volte si mise a correre in quella direzione lungo la rotaia! Il primo tratto pianeggiante era facile. Poi iniziava la salita. Ma anche questa, in fin dei conti, non era una grande impresa: la rotaia si trasformava gradatamente in una scala a pioli. Dietro di lei sentiva le urla del giostraio che ormai non poteva più fermarla, e non si voltò indietro. Passo dopo passo, gradino dopo gradino, sempre più lentamente, raggiunse la cima. Si aggrappò a una trave solida, riprese fiato, e si guardò attorno. Sotto di lei si era formato un manipolo di persone, qualcuno urlava nella sua direzione, nessuno osava seguirla. Guardò nel punto in cui aveva visto il gatto, sulla trave di fianco alla rotaia. Non c'era. Si abbassò con cautela, sempre tenendosi ben salda, e poi se lo vide davanti al naso. Con suo grande spavento si accorse che non era un gatto, ma un enorme topo peloso! Flavia rimase come pietrificata, col respiro bloccato. Una parte di lei sarebbe scappata urlando, un'altra provava pietà e curiosità per quell'animale inaspettato e insolito: i lunghi baffi bianchi erano quelli di un gatto, il naso nero e largo quello di un cane, la testa, il corpo e la coda quelli di un topo. Però l'aspetto non era affatto minaccioso, anzi era quasi tenero. Ricordava un peluche. Decise che l'avrebbe salvato.
Certo con un gatto sarebbe stato più semplice. Prendere quel grosso topo in mano avrebbe potuto essere pericoloso. Decise di sacrificare la giacca a vento. Si sedette sulle rotaie e iniziò a sfilarsela. Proprio in quell'istante percepì una vibrazione sempre più intensa, poi un rumore, infine lo vide: il trenino delle montagne russe si stava dirigendo verso di lei! Con un piccolo balzo raggiunse una trave laterale per evitare l'impatto, ma il trenino rallentò e infine si fermò a distanza di sicurezza.
"Flavia ma sei impazzita!" Era Paolo, accompagnato dal giostraio che stava esprimendo lo stesso concetto con ben altri termini. "Almeno l'hai trovato 'sto gatto?".
"Non è un gatto, è un topo enorme!" rispose Flavia. "Non so come fare a prenderlo".
Paolo fece la sua solita risata, quindi si chinò nella vettura e si rialzò con un piccolo scatolone in mano: "Ci ho pensato io!". Quindi scavalcò e si arrampicò verso di lei. Quando vide l'animale esclamò: "Ma non è un topo, è una nutria! Non vedi che sembra un castoro? Non c'è da aver paura." Paolo allungò una mano, esitò un istante mentre la nutria lo annusava, quindi l'afferrò saldamente e la sollevò, infilandola poi nel cartone. Flavia accarezzò l'animale senza più timore. Era morbido al tatto. Le ricordava quella vecchia pelliccia di sua madre, nella quale da piccola le piaceva infilare il naso.
"Sbrigatevi a risalire disgraziati che mi state facendo perdere clienti" urlò il giostraio.
Fu così che Flavia, invece di un altro gatto, si ritrovò nel giardino un castorino che non aveva nessuna intenzione di abbandonarla.