Elio è un bambino che, dall' alto dei suoi sette anni, fa domande al mondo.
"Mamma, io alla mia testa voglio bene 5 (che, secondo il modo tutto dei bimbi di quantificare il bene coi numeri o i centimetri, non è granché...)".
Sua mamma lo guarda, stupita, incuriosita, un po' preoccupata anche, del rapporto che il suo cucciolo ha con la sua parte pensante.
"Perché solo 5? Alla tua testa devi voler bene tanto perché è la tua testa che ti fa pensare, che ti fa diventare grande e che ti fa voler bene a tutto il resto... Se non vuoi bene alla tua testa poi non riesci a voler bene alle altre cose".
Allora Elio arriccia la fronte e chiede ancora, come se volesse acquisire maggiori elementi per comprendere.
"E te alla tua testa quanto bene vuoi, mamma?"
"Io alla mia testa voglio bene un punto solo in meno del bene che voglio a te." risponde la mamma.
"Ma come, un punto solo?" a questo punto Elio è stupito, quasi arrabbiato...
"Così non va bene, mamma... Io pensavo che tu volessi bene alla tua testa molti molti punti meno del bene che vuoi a me...".
"Ti sbagli, tesoro. Perché solo se la mamma vuole bene alla sua testa solo un punto meno che a te, riesce a insegnati le cose, a spiegarti quello che non capisci, a farti diventare grande, a volerti bene più di ogni altra cosa al mondo e a volerti bene anche quando ti brontola... o ti strapazza...e ti fa il solletico!"
Elio forse non ha capito, ma ride...felice.
Sua mamma gli fa il solletico e ride...felice pure lei.
Nella risata del suo cucciolo c'è il punto in più di bene che sua madre vuole a lui...
Ma lui non ha idea di quanto sia immenso quel punto.
O forse lo sa benissimo, voleva soltanto che il mondo, attraverso la voce dolce della sua mamma che lo ascolta, gli parla e gli fa il solletico, glielo ricordasse.