La scena si svolge in una piccola città che si trova al centro di una lingua di terra, abbracciata ambo i lati dall’acqua.
Nello specifico bisogna considerare il quartiere residenziale della cittadina. Qui, oltre le molteplici file di palazzi dai colori giallo, rosa salmone e arancione, in particolare davanti al'ultima schiera di basse villette indipendenti color bianco, una lunga strada poco trafficata divide le abitazioni da ciò che fa da padrone al paesaggio circostante: la laguna.
Esattamente fra l'immensa distesa d'acqua azzurra sulla destra, increspata dal forte vento, e la strada, si trova un recinto in legno bruno, sbiadito a chiazze dalle intemperie.
La palizzata delimita una vasta porzione rettangolare di terreno rigoglioso. All'interno della staccionata si vede un prato smeraldo, impreziosito dai caldi riflessi del sole primaverile.
Ciò che domina questa circoscritta oasi sono dei giochi per bambini. Nel centro della stessa, svetta un florido pino secolare, dai grossi rami lunghi e bitorzoluti, proprio come le braccia di un coriaceo pescatore.
L’ombra dell’albero si arrampica con quelle braccia nere per tutta la metà del prato, tingendolo di un verde più scuro rispetto all'altra porzione resa invece brillante dal mezzogiorno.
Nella parte assolata è collocata una struttura in lucido mogano, la quale rappresenta la versione stilizzata di un castello medievale.
La maestosa architettura é costituita da un quadrato ai cui angoli ci sono quattro torri, unite tra loro da due ponti tibetani dalle massicce corde bianche e da un tunnel ligneo cilindrico.
La galleria sospesa nel vuoto è la via di spostamento preferita dai visitatori perché essendo ricavata dall’accorpamento a cilindro di spessi e lunghi pali marroni, la loro disposizione consente di occultare la figura che si trova incastrata all’interno del tunnel, ma la cosa più sorprendente è che chi si trova là dentro può sbirciare tra le fessure dei pali le persone sottostanti il fortino senza essere scoperto.
Gli unici modi per salire sulla fortificazione sono due rampe di scale che partono dal suolo ricoperto di ciottoli, le quali disegnano una linea diagonale che si distende fino ad attaccarsi alle due torri minori, oppure attraverso due scivoli metallici che partono dalle torri maggiori da un'altezza di due metri e che si allungano diagonalmente fino a toccare il terreno.
Dalla somma di uno scivolo si vede scendere molto lentamente una piccola massa scura, bombata, irradiata dai raggi dorati.
Scendendo in linea diagonale di 30 centimetri si vede sbucare fuori una manina rosa aggrappata al corrimano metallico, la quale, scivolando sulla superficie liscia, emette un suono stridulo.
Altri 10 centimetri dopo si può osservare bene in controluce il delicato profilo del bambino dalle paffute guance, il naso piccolo e all'insù sormontato da una folta chioma castana le cui ciocce sono sollevate disordinatamente dal vento.
L'attimo successivo scappano fuori due piedi rivestiti da scarpe da ginnastica rosso fuoco.
Il tutto è arricchito dal sottofondo di una acuta risata che si prolunga fino all'arrivo della fine dello scivolo, a pochi centimetri dal suolo. Lì il fanciullo si ferma, si guarda attorno a sé, smarrito.
Poco dopo torna a guardare i suoi interessantissimi piedi.
Di seguito, con l'ausilio delle braccia, solleva il busto, coperto da un largo e leggero maglione grigio, alza il capo, piega le gambe goffamente rivestite da un jeans blu che ne sottolineano la corporatura robusta, le ginocchia e la punta delle scarpe sono costrette a toccare il terreno ciottoloso, a causa del piegamento degli arti inferiori.
Con uno scatto deciso e coraggioso finalmente il bambino vince la gravità ed è in piedi.