Registrazione fallita. Maledetta me e maledetto il momento in cui ho deciso di spostare Sky in un'altra stanza. Problemi sulla parabola. Resettare. Non è' ancora salito il caffè della prima moka che ho già nominato Dio più e più volte. Invano. Accendo il telefono, mi arriva il buongiorno di gente di cui non me ne frega un cazzo. Mi viene chiesto se ho dormito e cosa sto facendo. Rispondo con cinismo. Ma non viene capito. Meglio così. Uno in meno con cui fare conversazione forzata. Altro messaggio. Altra conversazione forzata. Resisto all'impulso di ignorare la domanda, ma rispondo."Bevo caffè e ascolto Guccini, mi sono svegliata felice." Anche questa non viene capita e mi arriva di rimando la solita risposta banale. Ti auguro una buona giornata bella come i tuoi occhi. Certo,dovresti vederli i miei occhi. Uscita dalla doccia ho il nero che cola del trucco di ieri. Pazienza. Dovrei curarmi di più, a quarant'anni dovrei prendermi cura di me, del contorno occhi, delle prime rughe, ma sinceramente non me ne frega un cazzo visto che non le ho.
Finisco anche i giga di navigazione. Dio si sente ancora una volta tirato giustamente in causa e se lo merita. Mi vesto. Il gatto stanotte ha deciso di dormire sopra i miei vestiti. Ci sono peli ovunque, lo guardo ma l'adorabile figlio di puttana inizia a fare le fusa. Non ho la forza di dargli un calcio in culo anche se vorrei farlo.
Esco di casa, caffè doppio al bar, occhiali da sole di ordinanza. Grugnisco un "per piacere" e accenno un mezzo sorriso, ma ormai mi conoscono e non fanno domande. Mi portano il caffè senza troppe moine, bevo , pago ed esco senza salutare.
Bancomat. Saldo disponibile quasi accettabile per essere il primo del mese. Con quello che avanza riuscirò ad arrancare altri 10 giorni. Ricarico il telefono. Spengo. Accendo. Non va. Spengo, accendo, bestemmio, non va.
Le signore non dovrebbero bestemmiare, ma provate voi a passare una giornata senza giga, soprattutto se è domenica, soprattutto se non va nemmeno Sky. Soprattutto se sei sola. Il centro servizi mi avvisa di alcuni problemi tecnici. Ottimo. Se ne vadano a fare in culo loro e i call center in Albania.
Vado a fare la spesa, riempio il carrello di cose inutili. La cassiera che vuole fare conversazione mi manda in bestia. E' sempre più veloce di me a passare le cose sul nastro così mi ritrovo ad essere nella merda ogni volta. Mi ha già fatto il totale e io devo ancora iniziare a riempire le borse. Senti bella, se ti pagano sulla velocità oggi hai vinto la medaglia d'oro, ma o aspetti che carico tutto con calma o esco senza pagare. Decidi tu. Riempio le borse a caso ed esco senza salutare nemmeno lei.
Ogni tanto comportarmi da cafona mi fa stare bene. Il finto buonismo mi fa schifo.
Altro incontro(ma non potevo starmene a casa?):
"Buongiorno,come stai? Cosa mi racconti? A casa bene? E il lavoro? E la mamma? E la nonna? Ma ti sei sposata? Dove vivi? Ma come, una come te ancora single? Ma non ti preoccupare, sai che tanto arriva! Quando meno te lo aspetti arriva."
Si certo che arriva, peccato che poi scappa o nella migliore delle ipotesi e' un idiota. Perché io li so scegliere con cura gli uomini. Di solito mi concentro su due categorie: quelli che mi prendono l'ormone o quelli che mi prendono il cervello. In entrambi i casi faccio disastri. Se poi mi prendono l'ormone e il cervello in contemporanea allora sono casini davvero. Ma non lo spiego, butto lì una frase che fa tanto luogo comune sulle esigenze che cambiano in base al passare degli anni. Nemmeno questa viene capita, tiro un sorriso e vado via.
Riparte la connessione internet. Evviva. Almeno posso informarmi su cosa succede nel mondo che mi circonda. Foto di scampi e bottiglie di vino d'annata. Cani e gatti. Condividi se hai un cuore. Osho e Wilde. Sempre meglio di Fabio Volo. Qualcuno azzarda Bukowsky ma non reggo più nemmeno lui. Lo leggevo ai tempi del Minias/vodka on the rocks. Caro Cinasky,amico di sbronze, sei solo un lontano ricordo. Imbastisco qualcosa da mangiare alla meno peggio ma non ne ho voglia.
Mi siedo a tavola più per dovere che per piacere. Ho un compito da svolgere, una parte da recitare, devo fare finta che vada tutto bene. Non devo dare preoccupazioni. Allora dico che va tutto bene, solo che non ho fame e che mangerò più tardi. Non posso permettermi di dare pensieri. Tanto non capiscono. Tanto ormai mi conoscono. Sono fatta così. "Tanto",dicono,"poi le passa".
Certo che passa, ma passa perché esisto solo io in grado di farmela passare. Tu no. Voi no. Voi non sapete cosa vuol dire e peggio ancora non volete vedere. Perché quando chiedo aiuto trovo solo silenzi. Una volta quando urlavo rabbia vedevo le persone scappare. Quando accusavo e puntavo il dito vedevo l'impotenza. Poi un giorno ho capito. Ho capito che posso sì essere sbagliata, avere una mente contorta ed un carattere di merda. Posso aver passato anni a farmi domande senza trovare nessun tipo di risposta. Posso ancora avere giornate buie dove pagherei per essere una persona ordinaria e preoccuparmi solo delle piccole noie quotidiane senza caricarmi del peso del mondo intero. Ma è quello che sono diventata o che ero destinata ad essere. Mangio speranze e vomito illusioni.
Come ieri mattina quando mi sono svegliata piangendo. Penso alla vita come il film Sliding doors e non posso fare a meno di chiedermi come sarebbero andate le cose se avessi fatto altre scelte. Penso a come sarebbe andata se anche loro avessero fatto altre scelte. Penso a quando mi nascondevo sotto il letto per la paura, non dentro. Sotto. E delegavo tutto. E' stato il modo per punire chi credevo mi avesse fatto del male. Non mangiavo e se mangiavo poi vomitavo. Non andavo al lavoro per settimane intere, non mi lavavo, passavo giorni e giorni a letto imbottita di psicofarmaci. Mi sono svegliata tre volte in ospedale. Volevo morire? Non lo so. Volevo punirli? Si. Se lo meritavano. Si meritavano il mio male e la mia distruzione. Volevo che avessero tutto sulla coscienza, me e la misera vuota vita che mi avevano dato. Non vedevo vie d'uscita se non la morte, il lasciarmi divorare dai mostri giorno dopo giorno. Male, male, male da morire. Allora perché non morire davvero? Farla finita una volta per tutte. Quante volte avrei voluto che qualcuno mi prendesse a sberle, quante volte avrei voluto che qualcuno venisse a trascinarmi fuori dal letto. La solitudine, il silenzio, l'isolamento erano tutto quello che chiedevo, ma dentro di me urlavo una richiesta d'aiuto che nessuno sentiva. Vedevo nei loro occhi solo l'impotenza per questa figlia mezza matta. Poi per fortuna quando un po' passava riuscivo a fare le cose che normalmente fanno tutti, ma con la fatica e la paura dei mostri in agguato.
Ancora adesso i luoghi chiusi mi creano angoscia, non affronto il mondo senza occhiali da sole, non entro più in autostrada. E se esco perché mi impongo di farlo mi devo per forza buttare sull'alcol, così forse riesco a sembrare quasi una persona che sa stare in mezzo alla gente. E pensare che ho lavorato in un bar per 13 anni.
La prima volta che sono stata davvero male era il '98. Ho chiuso nel 2009. Undici anni di attacchi di panico continuando a lavorare nella paura. Un giorno però qualcosa è cambiato. Ero in cimitero da mio padre. All'inizio, dopo la sua morte, ci andavo anche ogni giorno. Mi sedevo sulla tomba e ci stavo per delle ore. Piangevo, piangevo tanto. Chiedevo perché??perché??perché???perché mi hai lasciata sola nel mondo,perché non hai voluto saperne niente di me?perché sei morto senza nemmeno dire al mondo che avevi una figlia??Perché non mi hai voluta?perché devo continuare a vivere così? Non so cos'è successo in quel momento ma credo di aver avuto quasi un'illuminazione. Io sono seduta qui a piangere per te che mi hai lasciata nella merda.Che ti sei portato via tutto e tutti i tuoi segreti.Che mi hai lasciata qui a lottare da sola togliendomi l'unico scopo che avevo nella vita,f armi amare da te. Avrei preso una spranga per rompere tutto se avessi potuto ma l'unico ragionamento logico che sono riuscita a fare e' che io ero viva e lui no. Lui sotto 3 metri di terra ridotto a cenere. Lui, il capo mostro sono riuscita a distruggerlo quando ho capito che più stavo male e più lui si alimentava e continuava a vivere nella mia testa e nei miei incubi. Non lui come persona ma l'idea maligna che mi ero fatta di lui. Il mostro non inteso come figura paterna mancante, ma come personificazione del male. Energia negativa, portatore di angosce, distruttore di vita, annientatore di anime, radice di odio, carceriere dell'anima. Non mi fa più paura, non lo odio, non ho rancore, non ho rimpianti. Mi capita ancora di passare da lui ogni tanto, una o due volte all'anno, ma non di più e non per necessità. Ci vado solo per sincerarmi che sia bloccato li sotto. Ci passo davanti, lo guardo e rido. Rido cinica ma è pur sempre qualcosa. Rido per lui e per quello che si è perso. Rido per tutte le persone che non sanno la fortuna di avere una mente non pensante. Rido per quelli che mi hanno fatta sentire sbagliata, sempre e comunque. Rido per chi come me ogni giorno trova la forza di alzarsi dal letto, mettersi una maschera e provare ad affrontare il presente. E rido perché adesso ho una cosa da fare.
Andiamo nonno, usciamo a farci un giro. Fuori c'è il sole e non possiamo perdercelo. Cammino io per te. Se vuoi ti porto a mangiare il gelato. Se gioca la Sangiorgina ci vediamo due tiri di pallone. Perché il mio nome te lo ricordi ancora e pazienza se non sai altro e non ti ricordi più quasi niente. Tu radice e io ramo. E perdonami se non posso fare di più. Perdonami se già mi manchi adesso, perdonami per quando stavo male e nemmeno tu capivi. Ma il prendermi cura di te é l'unica cosa che adesso mi fa stare bene quindi finché potrò continuerò a farlo. Perché questo é il segreto per avere un po' di serenità. Prendersi cura di qualcuno anche se sembra paradossale. Non so fare niente per me ma so prendermi cura di te. Resta sempre la paura del domani, di quando perderò anche te ma saprò di aver fatto tutto quello che mi era possibile fare.
Torno a casa, Sky ancora non vuole saperne di funzionare. Però anche questa domenica é andata. La gente normale posta foto di giornate in famiglia. Chi mangia, chi scia, chi prende il sole, chi parte, chi festeggia il compleanno, chi ama ed è ricambiato. Chi continua con Osho e Fabio Volo.
Mi metto a leggere il libro di uno scrittore amico. Mi mancano ormai poche pagine. Un uomo che stimo dal profondo per la battaglia personale che sta portando avanti da troppo tempo. Vorrei poterlo portare fuori dalla fortezza del dolore che sta vivendo ma non lo posso fare .Ognuno deve trovare da solo la chiave che apre il lucchetto della vita. E anche quando la troverà, perché sono sicura che la troverà, ci saranno i momenti neri delle ricadute. Ma noi siamo vivi e questo è quello che conta.