Prima goccia.
Seconda goccia.
Terza goccia.
Il liquido inizia a scorrere nelle mie vene, per ora non sento alcun beneficio né disturbo.
L’infermiera sussurra qualcosa a Rossella, la mia amica più fedele che ha scelto di starmi accanto. Non sento bene ma, da come le accarezza il braccio, sembra volerla rassicurare su qualcosa. Che strana situazione. Noi due, qui, in ospedale, pronte ad affrontare insieme il mio viaggio verso la guarigione. E dire che oggi saremmo dovute partire per l’Australia. Pazzesco.
Sedicesima gocci.
Diciassettesima goccia.
Diciottesima goccia.
La Ross mi guarda spaventata. Io mi scazzo subito di avere un viso impietosito nella stanza e le chiedo di prendere carta e penna. «Bene. Iniziamo a pianificare?»
«A pianificare cosa?» mi dice lei con sguardo sbigottito.
«Il viaggio Ross, il viaggio. Cazzo sembra che queste goccine rincoglioniscano più me che te» le dico ridendo.
«Sei sicura che sia il momento giusto?» mi risponde, facendo la sua solita faccia buffa.
«Ovvio che sì. Io direi tempo due mesi e questa stronzata colossale si conclude. Partiamo sempre da Malpensa e facciamo scalo a Dubai. Atterriamo a Perth così salutiamo le mie zie e chiediamo a loro di prestarci l’auto. Ne hanno una in più e noi così risparmiamo una cifra. Stiamo lì un paio di giorni e poi ci spostiamo ad Alice Springs, la terra degli aborigeni. Lì c’è da vedere il deserto rosso, una figata pazzesca…» mi interrompo perché inizio ad avere i crampi, il viso della Ross si incupisce e allora io incalzo. «Ohhh!!! Ross ma stai scrivendo? Ti sei imbambolata??»
«Viola devi stare calma. Il tuo viso è pallidissimo, ti senti bene?» mi chiede con aria preoccupata.
«Certo, certo. Va tutto bene» dico con un sorriso forzato.
La Ross, malfidente, mi si avvicina e mi mette una mano sulla fronte «Cazzarola, tu scotti. Devo chiamare subito l’infermiera».
«No, ti prego, non farla venire qui. Ho paura. Voglio stare bene e non voglio pensarci a questa stronzata del cancro. Non voglio pensare che mi è capitata. Voglio solo andare avanti e pensare al prossimo passo» la supplico.
Il mio tentativo di autoconvincimento fallisce palesemente quando inizio a vomitarmi addosso. La Ross preme il tasto vicino al mio letto, poi mi accarezza la fronte e mi dice «Io tifo per te e ti giuro che ci andiamo in Australia. Ma prima di tutto devi stare calma e affrontare questa cosa. Io sarò al tuo fianco».
Centonovantasettesima goccia.
Centonovantottesima goccia.
Centonovantanovesima goccia.
Prendo sonno, mi sento sfinita.
Non so bene per quanto ho dormito. Ore, giorni, settimane, mesi: la chemio ti fotte il cervello e attutisce tutte le sensazioni. Un anno dopo mi sento finalmente lucida, sono tornata me stessa o, perlomeno, una nuova versione di me. La chemio mi ha gonfiato e mi ha portato via un po’ di capelli. Mi hanno detto che la mia era una forma grave, che la mia ripresa è stata veloce e che proprio per questo devo tenermi sotto controllo. Chissene frega. Alla Ross non ho detto niente. Oggi parto per l’Australia, poi mi sposterò in Polinesia Francese, nelle Americhe e poi boh. Non voglio perdere nemmeno un giorno, voglio inebriarmi fino all’ultimo delle bellezze che ci sono sul nostro Pianeta.