Di nuovo a casa, occhiata alla finestra, non c’è l’amore della mia mano, computer, adattamento, vomito. Mi ritrovo dov’ero ieri.
Perché gli americani dicono in due secondi una frase di senso compiuto? Cosa tolgo?
Togliere… Chi mancava ieri sera? Nel gruppo siamo 80, ieri abbiamo risposto in una quindicina, l’assassino è negli altri 65, facile!
Togliamo quelli non di Roma, rimangono in 20, forse non è così impossibile.
Chiamo Mauro:
“Cos’hai scoperto?”
“Susanna era entrata proprio ieri nel gruppo, ho controllato il suo profilo, è di Roma, le piace scopare, single, foto di donne in costume, ma tutte diverse, non credo che ci sia anche una sua, insomma un’ornitologa di un'unica specie”
“Uccellagione insomma”
“Beh, se veramente ha ucciso, possiamo dire così. Comunque poi ho guardato il profilo di chi l’ha fatta entrare, Ivano Lento, entrato da due settimane, cinema alternativo.
Ovviamente l’ha fatto entrare Pamela, l’aveva conosciuto dopo uno scambio di frasi su “Il fascino discreto della borghesia”, un film di Luis Bunuel del 1972. Ho cercato Pam con un messaggio privato, mi ha raccontato che dopo di allora gli scambi sono stati sporadici”
“Ci sono foto sul suo profilo?”
“No, solo locandine di film. Ha 40 anni, di Rieti. Infatti quelle poche volte che da allora si è collegato era da lì. Ho provato a lasciargli un messaggio, ma per ora non ha risposto”
“Con chi ha… aveva rapporti nel gruppo Manuel?”
“Con tutti, ma mi sono fatto un’idea. Manuel aveva successo con le donne, ma rispettava solo gli uomini, le donne appena ”avute” le trattava male fino a bannarle. Non mi era molto simpatico, ma tutte lo adoravano, anche dopo aver visto come si comportava con la malcapitata di turno, forse pensavano che fosse sempre colpa di lei.”
“Si, l’avevo notato anch’io. Pensi che anche Dalia ci sia stata?”
“No, quella sono anni che sta dietro un coglione, aspettando che cresca, ma da qualche mese penso che ci abbia rinunciato”
“Coglione, chi ha il pane non ha i denti, sai chi è?”
“E’ un coglione che mi sta davanti, così cretino da non capirlo!”
“Io???”
“Certo, quel coglione che a quasi quarant’anni ancora doppia film porno senza accorgersi che è un mercato ormai alla fine ed invece di cercare alternative, continua a vivacchiare da single, nessuna voglia di fare un salto in avanti”
“Perché non me l’ha fatto mai capire?”
“Perché doveva essere tuo l’impulso di cambiare. Anch’io ho sbagliato a dirtelo, tu dovevi capirlo da solo!”
Non mi frega più niente dell’assassina, saluto Marco e faccio il numero di Dalia.
“Hai trovato l’assassina?”
“No, però so chi non è stato, ti sembra poco?”
“Ok, prima che inizi l’elenco delle ottomila persone che non possono essere state facciamo una cosa, vengo da te, vediamo attraverso i profili se scopriamo qualcosa. Per telefono non funziona.”
“Davvero vieni da me?”
“Si, però non farti venire strane idee, ho fatto karate!”
“Lo conosco! Sull’enciclopedia viene dopo kamasutra”
Una risatina sardonica è il suo modo di attaccare.
L’adattamento può attendere, insieme al paradiso. Metto a posto casa, praticamente nascondo negli armadi le cose sporche, cercando di non avvicinarle a quelle pulite, apro la finestra, cambio aria, deodorante al mughetto, una doccia velocissima, mi metto un casual tranquillo, non posso far capire che non aspettavo altro dalla vita.
Sono pronto!
Come nei film di feccia che adatto io, suona il campanello. Apro.
“Ciao, il portone era aperto, ne ho approfittato, spero che non ti servissero altri 5 minuti”
Si guarda intorno
“No, il deodorante al mughetto l’hai messo, hai buttato nell’armadio tutto ciò che c’era di sporco, hai fatto la doccia, jeans e maglietta casual, non hai messo nel frigo la frittata avanzata ieri sera, comunque sei promosso, piano piano potresti diventare un essere umano”
Mi guarda, forse le faccio pena perché mi sorride.
“Lo so, mi aspetto troppo da te, in fondo sei un uomo, quindi sbagliato in partenza”
Ecco l’arietta ironica che anticipa la bastardata:
“Dai, vado verso la finestra prima che diventi strabico per capire come sono vestita”
Ha ragione, non riesco a controbattere, DEVO guardarla, devo riempire le pupille della vista del suo corpo, devo sfamarle fino al prossimo incontro. Quant’è bella, minigonna di jeans ed una magliettina scopri-vita.
Si gira ma stavolta non guarda il risultato della sua camminata, mi guarda negli occhi e sorride dolcemente, stavolta non c’è niente di malizioso nel suo sguardo.
Da quanti anni sono che la amo? Ha ragione Marco, sono un coglione!
“Allora, cos’avete scoperto te ed il lupo?”
Le narro tutta la telefonata, mi ascolta attentamente dal divano su cui si è accucciata, tenendosi un piedino tra le mani
“Ma sei venuta a piedi?”
“Beh? Sono solo due chilometri se fai le scorciatoie”
“Ah si? L’ho fatta sempre in macchina, sui prati è difficile far camminare il carrello con le bombole dell’ossigeno, senza quelle non arriverei di certo”
“Hai 40 anni e sembra che tu ne abbia 100!”
“Da domani cambio vita, inizierò a camminare!”
“Hai capito che ti fa bene per la salute?”
“No, ho capito che sto perdendo gli anni migliori della vita dietro ad un sogno che volontariamente cerco di far fallire”
“E se la smettessi di volerlo far fallire? Peter Pan è bello quando rimane con la mentalità da bambino, non da vecchio satiro”
“Ma il sogno ancora avrebbe la forza, la volontà di aspettare che un vecchio satiro coglione cambi?”
Ha un’aria pensierosa, sta ponderando la risposta.
“Ti va di massaggiarmi i piedi? Mi fanno male, non ero più abituata a camminare così tanto.”
Si sdraia completamente mettendomi in grembo i suoi piedini, le tengo la pianta con entrambe le mani e comincio a strofinare la parte superiore scendendo lentamente verso il tallone, poi prendo ciascun dito del piede tirandolo con delicatezza. Sento schioccare le sue giunture; continuo così per ogni dito. Sto iniziando l’altro piede quando:
“Ti compro, quanto vuoi per venire tutti i giorni a casa?”
“Lo faccio gratis, è un dare e ricevere, io posso guardare le tue gambe e se poi voglio bastardare ti piego le ginocchia, per avere piena visione del tuo copripassera”
Ride, della sua bella risata squillante.
“Scemo! Dai, iniziamo a ragionare sul caso”
Andiamo verso il portatile.
“Vuoi che lo porto sul tavolo? Io di solito lo uso sul letto”
“Lascialo lì, è più comodo”
E si butta sul letto. La seguo.
Iniziamo a confrontare tutti i profili per capire se ci sono nessi con Manuel.
“Praticamente ci ha provato con tutte quelle del gruppo!”
“Anche con te?”
“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”
Poi vedendo il mio viso deluso:
“Ci ha provato, ma io odio quelli sicuri di se stessi, non ci sono mai uscita”
Ci pensa un po’, poi continua:
“Sei convinto che non sia stato un incidente e che Manuel sia stato ucciso da una dei gruppi?”
“Non mi sembrava uno da giochi erotici, sono aiuti che lui non avrebbe mai chiesto o concesso, nel sesso comandava, non si sarebbe mai fatto mettere in posizione succube”
Mi guarda con l’aria soddisfatta, ammira il mio ragionamento, non devo perdere il vantaggio.
“Lui usava i gruppi come stia, c’erano tutte le sue gallinelle, donne libere, emancipate, che non si creavano tanti problemi ad uscire quando non avevano altro da fare, scopamiche, insomma”
“Per questo non mi piaceva, ho sempre odiato le uscite da una botta e via”
Guarda un punto lontano davanti a sé mentre io guardo la sua bocca, è perfetta, michelangiolesca, da baciare fino a farsi mancare il respiro, il suo orecchio, il suo lobo da mordere e succhiare, il suo collo da respirare, vampirizzare.
Devo rimanere a pancia sotto, altrimenti si accorge del mio problema, o l’ha provocato apposta? Si gira di nuovo verso di me. No, non l’ha fatto apposta, non ha il suo solito sguardo furbetto che mi fa capire che me l’ha fatta di nuovo
“Tu non ti dai da fare con le nostre amiche, perché?”
“Strano, eppure ti facevo più intelligente, non l’hai capito?”
“Ok, è una vita che mi stai dietro, ma non l’hai fatto mai seriamente. Avevi sempre l’aria –Ho una vita di merda, non puoi stare con me - non hai mai voluto farti considerare come una persona con cui passare la vita, un Manuel più imbranato!”
“Mi consideri una merda, insomma”
“No, ti considero una promessa mancata, troppo inaffidabile per qualcosa d’importante, troppo importante per una serata leggera”
“Se ho ben capito, non te la dò perché mi piaci? Se lo avessi saputo avrei preferito farti schifo”
“Non te l’avrei data ugualmente, te l’ho detto che non amo una botta e via”
“Insomma ci posso mettere una croce sopra”
Si gira in posizione supina.
“Continui a non arrivarci, mi dispiace per te”
Non è un modo di dire, ha un’aria triste, l’ho delusa, ho paura di capire quello che vuole dirmi, mi metto di fianco verso il suo viso.
“Ho iniziato ad amarti al liceo, quando tornavamo col treno tutti i giorni, ma c’erano sempre le tue amiche in mezzo alle balle. Ho continuato ad amarti quando venivo a prenderti per andare alle feste in casa di altri e non tornavi mai insieme a me. Ti amavo quando uscivamo col gruppo ormai ristretto di amici storici ed eravamo troppo intimi, amici perfetti, mi chiamavi zio, gli altri mi dicevano sempre – Se ti chiama zio, non te la darà mai -. Ti ho amato fino a Face book, poi ho capito che dovevo starti lontano per non continuare nell’autodistruzione”
“Hai ragione, sei sempre stato inaffidabile, non ti potevo prendere sul serio.”
Anche lei si gira di profilo verso di me.
“…e poi non me l’hai mai detto. Chissà se a quel punto il mio cuore avrebbe preso a calci in culo il mio cervello?”
“Te lo dico adesso. Ti amo.”
Il suo respiro sa di liquirizia. Anche lei sapeva che sarebbe finita così, usiamo le stesse caramelle.
I suoi occhi si avvicinano pericolosamente, due verdi pozzi profondi di acqua cristallina in cui si può cadere e non uscirne più, le punte del naso si toccano, il punto di non ritorno, le labbra si sfiorano senza toccarsi, come se quel momento fosse superfluo, la congiunzione astrale ormai c’è stata…
…e suona il cellulare… Rimaniamo fermi per uno… due… tre squilli. Mi giro quel poco che serve per leggere il nome sul visore.
“E’ Marco”
Fa un piccolo balzo, mi scocca un bacetto da quinta elementare sulla bocca e si rimette supina.
“Chestaiaffà?”
“Sto con Dalia, cercavamo di capire cos’è successo”
“Anch’io. Le nostre amiche, o abitano troppo lontano o sono state collegate fino all’ora dell’incontro. Desiré è entrata all’una come al solito, Diana alle quattro, ha messo “I’m free” degli Who scrivendo solo buongiorno!”
“Povera peluche, speriamo che stia meglio, ultimamente è sempre depressa”
“Lo sai che la polizia ha già archiviato tutto? Dicono che il caso è lampante, incidente sessuale, ancora cercano chi era con lui, ma, sapendo i casini che succedono a Roma, penso che l’hanno detto solo pro-forma, per non confessare che nun je ne frega più niente!”
“Vabbé, non è che la vittima fosse molto amata, peggio per lui! Ciao Lupo!”
“Click!”
Mi giro verso Dalia, si è addormentata. Ha un’aria così innocente, la gonna ormai si è alzata del tutto, la guardo, sono anni che la desidero, penso che il momento sia arrivato, la congiuntura astronomica è favorevole, sfioro le sue labbra con le mie, mi sposto sul collo, le mordo il lobo, si sveglia, mi guarda.
Tutto accade fulmineamente, troppo. Il tempo di spogliarsi, entrare nel suo corpo ed è già tutto finito, tanti anni d’attesa e mi sciolgo in lei in pochi secondi.
“Scusami!”
“Non ti preoccupare, ti ho fatto aspettare troppo, avrai tutta la vita per rifarti”
Rimaniamo abbracciati, le chiedo:
“A proposito amore, sai perché Diana è caduta in depressione?”
“Di preciso non lo so, è stato circa un mese fa. Il giorno prima scoppiava d’allegria ed il giorno dopo era diventata introversa. Iniziò a scrivere poco, al massimo rispondeva ai saluti. Allora le avevo mandato un messaggio privato, ma lei molto gentilmente, con le parole adeguate, mi aveva detto di farmi i cazzi miei.”
Ho un dubbio, ma forse è solo una pippa mentale
“Quali erano i suoi rapporti con Manuel?”
“Lui la trattava da cucciola, come tutti noi, poi non so, lei si è chiusa, forse anche con lui”
“Diamo un’occhiata ai loro profili?”
“Va bene. Hai un brutto sospetto?”
“Forse è una cazzata, ma per ora non abbiamo altro. Tu ti fai lui ed io mi faccio lei?”
“Cominciamo subito con gli scambi di coppia?”
“Un gioiello prezioso non si divide con nessuno!”
Mi manda un bacio e mormora: “Andiamo due mesi indietro”
Iniziamo a leggere tutti i post mentre la mia mano accarezza tutte le sue meraviglie finora sconosciute.
“Lui ripeteva spesso - Ti voglio coccolare - oppure - Da bambino dormivo con un peluche, poi non mi è più successo – e lei ricambiava sempre con peluche innamorati, senza malizia, ma quello che non è visto con malizia da una mente dolce ed innocente, può essere visto come il massimo dell’eccitazione per un depravato.”
“Sei già arrivato a “depravato”? Ti stava proprio sul cazzo!”
Ride di questa affermazione.
“Ok, lui quando smise di dirglielo?”
“15 maggio, l’ultimo post di quel genere”
“Lei quando smise di ridere?”
Clicca sui tasti alla ricerca del post iniziale, lo ricordo anch’io che giorno era?
“Eccolo!”
DIANA SANTINI
16 MAGGIO 4.05 MODIFICATO
VAFFANCULO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Mi guarda a bocca aperta. Non deve farlo con me, il bacio diventa obbligatorio!
Appena ha la bocca di nuovo libera chiede:
“Hanno fatto sesso, poi lui si è mostrato per ciò che effettivamente era e lei si è messa a piangere?”
“Questa è un’ipotesi. Un’altra è che l’abbia proprio violentata. Non credo che lei avrebbe fatto sesso la prima volta che andava a casa sua.”
“Che ne sai che era la prima volta?”
“Con lui non ci sarebbe stata una seconda volta, l’ha invitata per scoparsela, volente o nolente.”
Si mette a sedere incrociando le gambe, dimenticando (dimenticando?) che è nuda.
“Non è abbastanza per dirlo alla polizia!”
“Infatti… E infatti non avevo alcuna intenzione di farlo!”
“Nasconderesti prove importanti?”
“Non sto nascondendo nulla, se vogliono ci arrivano da soli! La cucciola va difesa, se non l’abbiamo fatto quando era il momento, lo facciamo adesso, spero che questo la faccia ritornare a vivere, anche se questa storia non la dimenticherà mai, spero che quel brano messo alle 4 stanotte dica il vero – I’M FREE, I'M FREE, AND FREEDOM TASTES OF REALITY, I'M FREE, I'M FREE, AND I'M WAITING FOR YOU TO FOLLOW ME.”