In camicia rosa chiaro ben stirata, un tardo pomeriggio, l'uomo prese il regionale verso casa.
Il cinturino nero al polso accompagnava il movimento della mano, sollevata lentamente fino a quando, all’altezza della spalla, mostrò cenni di saluto ai passeggeri con le dita, mentre attraversando il corridoio in cerca di un sedile domandava: "Come và? Tutto bene?".
Trovato il posto, appoggiò lo zaino scuro e dopo essersi guardato attorno, uniformandosi al vagone, prese il cellulare in mano e ci s'imbrigliò sopra.
Ma per poco, infatti poi si alzò, lasciò lo zaino dove stava, come non lo riguardasse o si fidasse molto del suo prossimo. Avanzò tenendo dei commenti a fior di labbra, si spostò, guardando in giro, ritornò a sedersi.
Prese nuovamente il cellulare, un vecchio nokia nero, dove su ogni tasto c'erano tre lettere.
Premendo l'uno compariva l'A, premendolo due volte compariva B, tre volte C. L'abbecedario dello smartphone.
Si alzò di nuovo, si spostò per il vagone in cerca di qualcosa, uno sguardo, un'idea, quindi ritornò seduto.
Giunti a fine corsa treno, afferrò lo zaino e si preparò tra i primi a scendere.
Arrivato sul binario tenne il passo della gente, un pendolare in mezzo agli altri, poi accelerò, infine corse via imboccando il cancelletto dell'uscita secondaria, verso la città.