Avremmo tutti bisogno di un cane.
Un cane che ci insegua, che ci abbai digrignando denti aguzzi. Che non demorda, mai stanco.
Di questo avremmo bisogno.
Così da non darci tempo di riflettere, da non darci modo di fermarci su un comodo divano, davanti a una comoda TV, con un comodo panino e una comoda birra, con una comoda moglie o un comodo marito, in una comoda casa, in un comodo mondo con i confini del nostro comodo angolo visivo.
Correre verso qualcosa solo perché un cane ci insegue. Niente scelte, niente razionalità, niente informazioni: gambe, polmoni e cuore.
Gambe, polmoni e cuore.
Perché le gambe ormai le abbiamo perse in un post su facebook, su un tweet; atrofizzate nell’immobilità della rete, nella paura del fuori, nel rassicurante bagliore bluastro di uno schermo piatto ultra HD suono surround.
Perché i polmoni ormai si gonfiano solo di aria stantia, di aria che sa di chiuso, che sa di deodoranti da poco prezzo, di cessi, di spazio ridotto al minimo vitale. Gli odori del frigo, della cucina.
E il cuore batte per robe d’altri. Storie di altri, spesso finte o costruite ad arte, dietro posta per altri, dietro uomini e donne e partite di calcio, dietro vite altre da noi, alla ricerca di emozioni che non ci sappiamo più conquistare.
Gambe, polmoni e cuore.
Voglio un cane feroce, con le zanne appuntite e la bava alla bocca che mi insegua, notte e giorno.
Voglio tornare a correre nei campi, a ridurre le distanze e a scavalcare i muri e a incontrare gente, altra gente, uomini e donne che vogliano fare un po’ di strada con me, che vogliano condividere per un po’ l’aria degli spazi aperti, i profumi e gli odori dei fossi e dei fiori e della terra e del cielo.
Voglio spegnere il meraviglioso schermo ultrapiatto, voglio ignorare le dirette facebook e vivere io.
Così, solo così, il mio cuore curerà le sue ferite.
Prima che diventino troppo profonde da non accorgermi di aver bisogno di un cane.