E me lo ricordo bene il mio ultimo giorno, mi venne a trovare un giornalista italiano, mio marito Mike lo ha fatto entrare in casa perché il giornalista lo ha pagato 50 dollari.

 

Sto sempre in silenzio, è l'occasione per parlare a ruota libera.

Siete un giornalista italiano e come cazzo avete fatto a trovarmi qui allo sprofondo in mezzo all'America? Scusate se non parlo bene l'italiano, ho perso l'abitudine.

Siete venuto fin qui per sentire la mia storia di sposa di guerra, ve la racconto, alla mia maniera, con parole mie, non mi interrompete e non mi fate domande che mi confondo, sono anni che non parlo più l'italiano. 

A Napoli sono andata a scuola, non sono un'analfabeta , come la maggior parte di questi zappatori-allevatori

 

Mi chiamo Annunziata Cuccurullo sono nata a Napoli il 1926. 

Tutto cominciò quando, durante l'occupazione americana ad ottobre 1943, andai a fare le pulizie negli uffici del comando americano a Via dei Mille dove mio papà e mammà facevano i portieri da sempre.

 

Per noi gli Americani hanno fatto anche una legge, il War Bride Act il 28 dicembre 1945, quando decisero cosa le spose di guerra dovessero fare per poter raggiungere i mariti già tornati in America. Il mio Mike l'ho sposato, con il permesso del suo comandante l'8 aprile 1944, il giorno prima che partisse per il fronte di Cassino, aveva paura di rimetterci la pelle sotto quella cazzo di montagna. E mi lasciò tutti i suoi soldi.

 

Quando Mike partì la mia pancia si vedeva, mi giurò che sarebbe tornato, non voleva che suo figlio nascesse orfano. Mi aveva messa incinta il giorno di San Silvestro dell'anno prima quando facemmo l'amore nell'ufficio del suo comandante, ero salita per prendere i dolci che il comandante aveva lasciato per tutta la mia famiglia. Mike stava mettendo in ordine l'ufficio, quando mi vide mi sorrise, mi allungò il vassoio di paste, poi sorrise di nuovo e mi sussurrò : “ Nancy you are very nice”.

 

Mike la scampò a Montecassino solo una piccola ferita al gluteo destro, forse da fuoco amico. Venne a passare la convalescenza a Napoli e assistette alla nascita di nostro figlio Beniamino. Quando guarì fu imbarcato e dovette ritornare in America, mi promise che mi avrebbe fatto andare in America, ma le autorità americane non mi diedero il permesso.

 

I soldi che aveva lasciato prima di partire per Montecassino non li toccavamo, dovevano servire a comprare il biglietto per il viaggio verso l’ America. Dopo la legge di dicembre Mike mi scrisse cosa fare e a chi mi dovessi rivolgere: un sergente del suo comando, un americano di origine siciliana, faceva l'autista del colonnello Poletti ed aveva le mani in pasta in molti affari, leciti, ma credo anche illeciti. Ma a Napoli a quel tempo accadeva di tutto, si comprava e si vendeva tutto. Comunque il sergente sbrigò tutto in poco tempo, non chiese nulla per lui, dovetti pagare solo il il biglietto per me e per Beniamino.

 

Sono partita e sono arrivata in America

Da quando sono negli States uso come nome Nancy e ci può anche stare, ma uso il cognome di mio marito Osborne Il mio lo pronunciano Kiukiullo, quasi una presa in giro. 

Poi qui nessuno conosce una parola di italiano. Neanche i parenti di mio marito hanno provato a capirmi quando parlo in italiano, anche mio marito Mike che a Napoli si sforzava ora fa finta di non capirmi quando gli parlo in italiano.

 

Sono 10 anni che vivo in questo paese in mezzo al nulla, solo coltivazioni di mais, allevamenti di cavalli e di maiali.

Mike mio marito si è messo a fare il contadino e l'allevatore di maiali.

Mi aveva promesso quando partì da Napoli che al mio arrivo avremmo vissuto a New York, mi disse che aveva ricevuto una proposta dalla squadra di Football americano dei New York Giants, poi era partito per la guerra ed anche il treno buono era partito.

Ed al ritorno a New York niente ingaggio come quarterback, a suo dire era un campione, ma la ferita al gluteo lo aveva lasciato zoppo. Mi diede la notizia quando mi venne a prendere al porto di New York, ora poteva fare solo il contadino al suo paese nel Kansas

A Kansas City arrivammo di notte, dormimmo nella stazione degli autobus. Il mattino presto con un altro bus arrivammo in tre ore al suo paese di nome Hays.

 

Nei dieci anni mi sono nati altri quattro figli, Mike mi ha ingravidato più o meno ogni due anni.

Beniamino è diventato un perfetto americano, gioca con la mazza di baseball, somiglia al padre, grande, grosso e biondo.

Non conosce una parola di italiano, mi chiama Mami.

Per non parlare degli altri quattro due femmine e due maschi, tutti americani perfetti, al 100%.

Dopo l'ultimo figlio il dottore ha detto a Mike di darsi una calmata perché con un'altra gravidanza avrei rischiato la pelle.

Mike si è incazzato, la sua religione non gli consente il controllo delle nascite.

 

È battista . Ha parlato con il pastore che gli ha consigliato: “se vai con una puttana non fai peccato” almeno così mi ha detto Mike.

 

Il venerdì sera dopo che è tornato da una partita a poker con i suoi amici del bar al centro del paese, viene in camera da letto e se dormo mi scuote, con la voce impastata dalla birra, mi alita in faccia e: “I have to fuck, I have to unload, open the thighs.”

 

Tutto questo per 10 anni ogni venerdì sera, saltò il turno solo le due settimane prima e dopo ogni parto.

Sempre più pesante, sempre più fetido di birra e di rigovernatura di maiali.

Neanche nella religione posso trovare conforto, a Osborne non c'è una chiesa cattolica, ma solo la congregazione battista con un pastore.

Non capisco i riti e le funzioni, ci vado perchè Mike ordina così, mi siedo in fondo e faccio finta di leggere la bibbia e talvolta mi appisolo.

Francamente non sono felice, ma dove potrei andare: a Napoli non ho più nessuno, mamma e papà sono morti qualche anno dopo che sono partita, non li ho potuti neanche salutare da morti.

Mike disse che non c'erano soldi per fare il viaggio andata e ritorno.

Ma per il poker e per le puttane del Motel sulla Highway 24 li ha sempre..

Chiudiamola qui giornalista, è meglio. Sai giornalista quando penso a Napoli mi ricordo quella canzone Lacrime Napulitane, la canto sotto voce e piango. Ma non me ne faccio accorgere, gli Americani non capirebbero. Puoi andare basta così, esci di casa giornalista.

Troppo dolore ricordare, sono stanca, ecco ora prendo sul comodino il flacone delle pillole per dormire, le ingoio tutte, mi aiuto a mandarle giù con il whisky di Mike.

E mi addormento per sempre.

Che cazzo sulla lapide Mike non ha fatto neanche scrivere il mio cognome solo Nancy Osborne, con la data di nascita e la data di morte.

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