Salve a tutti, io sono la virgola. Si, proprio quella (o questa; mi avete appena intravisto per ben tre volte in poco più di un rigo!).
Sono sempre presente e per qualcuno invadente, prostrata ai piedi delle Signore Lettere come un cane sottomesso e implorante. Ma anche se così pare, non si può fare a meno di me. Alcune delle spocchiose lettere che dicevo (che poi messe insieme formano ancora più spocchiose parole) acquistano importanza quando io le seguo o le precedo. Chi legge si sofferma, tira il fiato, ragiona, incide questa o quella parola nella sua mente, fosse solo per un attimo. E la parola suddetta ne acquista illusoria importanza, si bea del suo essere.
Povera imbecille! Non sa di essere solo una successione di simboli fonetici che potrebbero anche mescolarsi in altro modo e dar vita a una parola diversa. E’ grazie a me che spesso acquistate importanza, cocche mie!
E al mio parente più prossimo, il punto. A volte io e lui ci uniamo in modo quasi incestuoso, e generiamo il destabilizzante punto e virgola. Però… perché sempre lui sopra e io sotto?
Comunque, come insegnano ai ragazzini delle elementari, la punteggiatura è importante. Io sono importante, e non lo dico per vantarmi. Se lo scritto è una casa, piccola o grande che sia, io sono la finestra, quella che apri per cambiare aria, per affacciarti sul mondo, per respirare.
Una volta, per umiliarmi, mi hanno fatto leggere alcune pagine in cui ero completamente assente. Come dire: “Vedi? Si può anche fare a meno di te!”. Ragazzi, era una roba ansiosa e asfittica, ti prendeva il fiato e lo stomaco. Poi, a rileggere, scoprii che l’intenzione di chi aveva scritto era proprio quella, rappresentare la confusione del pensiero umano quando l’ansia non dà pace e impedisce di tirare il fiato. E quindi mi aveva dato ancora più importanza, se vogliamo.
La verità è che io sono quasi sempre presente, come ho già detto prima. Anche nei pensieri.
C’è chi mi mette tra un pensiero e l’altro, come colui che sta scrivendo in questo momento. Lui forse è uno di quelli che esagerano, si prende troppe pause, vorrebbe ragionare anche se ci riesce raramente.
Ma io ci sono affezionata, a costui. Mi è sempre stato fedele, negli anni.
Anzi, è uno che dà più importanza alle pause che alle parole. Troppo. Anche le parole, benché in misura minore, al momento giusto servono. Ma non lo imparerà mai, poverino.
Però gli voglio bene lo stesso.
Che volete, sono fatta così.