James arrivò in taxi alle 20.15 davanti al ristorante “Augusto-Si mangia di gusto”. Arrancò con le stampelle fino all’ingresso e attese J.L.
La dottoressa arrivò puntuale alle 20.30, come da accordo, senza il camice bianco e la targhetta con il suo nome stampato sopra, James ebbe qualche difficoltà a riconoscerla: pantaloni aderenti in finta pelle dorati, maglia attillata nera con maniche in pizzo trasparente, chiodo in pelle. I capelli erano sciolti in tanti boccoli ondeggianti come le molle del materasso della nonna Ortensia. La dottoressa fece strada: aprì la porta del locale, lo scortò al tavolo, gli aprì la sedia e lo aiutò a sistemare le stampelle in modo tale da non attentare alla vita di nessuno. Augusto portò il menù e James iniziò a sudare come un polpo surgelato messo al sole.
“Problemi?” Chiese la dottoressa Lorenzi sempre molto attenta alla salute dei propri pazienti.
“No.” Fece James “E’ che… si beh, la mia ernia iatale mi farà schiattare questa notte.”
Sul menù si trovavano cibi che il vice ispettore Calamaretti non aveva mai assaggiato in vita sua: salame piccante di Soverato, finocchiona, prosciutto crudo, speck speziato della Valtellina, gorgonzola piccante, mozzarella di bufala, burrata pugliese e, per finire, peperoni in salsa agrodolce.
I primi consistevano in fettuccine ai funghi porcini o tagliatelle al ragù di cinghiale.
Secondi piatti: stufato di cinghiale alla Augusto, capriolo con contorno di carciofi e lepre in salmì.
James era vegetariano! La sua ernia, alla sola vista del menù invece che ballare iniziò a cantare l’Aida di Verdi.
Si buttò sui formaggi e i peperoni in agrodolce anche se, sapeva benissimo avrebbe trascorso la notte con gli occhi sbarrati, sperò di non trascorrerla in solitudine.
La dottoressa Lorenzi, il cui nome era proprio Jennifer (guarda te il caso a volte), assaggiò tutto! La sua voracità lasciò Calamaretti di stucco ma, per educazione, non fece alcun commento, si limitò a dire: “Sono lieto di aver scelto il posto giusto.” In realtà lo aveva scelto perché il tassista che lo aveva accompagnato a casa nel tardo pomeriggio glielo aveva suggerito: una bettola da quattro soldi con porzioni abbondanti e prezzi modici, della serie camionisti in trattoria.
Mentre Jennifer Lorenzi si stava letteralmente picchiando con una coscia di lepre in salmì, un urlo si levò nella sala. Calamaretti, dimentico di avere una caviglia fratturata e ingessata, senza le stampelle a portata di mano, si alzò di scatto e, nella foga, spostò non solo la sua sedia che andò a sbattere contro quella del vicino di schiena, ma anche il tavolo, fastidiosamente cigolante, centrò in pieno una famiglia di svedesi in vacanza. Jennifer, prontamente, prese le stampelle e gliele porse. Ritrovato il suo provvisorio equilibrio Calamaretti gridò: “Che nessuno si muova!”