Un lunedì mattina come tanti altri, nell’ufficio del vice ispettore Calamaretti si presentò una donna dallo sguardo triste. Avrà avuto più o meno 40 anni e James l’accolse con un sorriso stentato e una gentilezza di cui si sorprese pure lui. La donna gli raccontò la triste storia della sua vita: per farla breve, aveva misteriosamente perso il suo fidanzato americano durante una vacanza a Roma. Puff… svanito nel nulla! Fatto salire da alcuni uomini sconosciuti dentro ad una berlina e portato via come un pacco postale. Da allora la sua vita era cambiata e non aveva mai più sorriso. Lisa Stant aveva sentito parlare di James, aveva letto delle sue indagini e deciso che sarebbe stato lui, dopo tutti quegli anni, a venire a capo di quella scomparsa.
James iniziò a deglutire, l’ernia iatale si contorse attorno allo stomaco ed iniziò una lambada con esso: “Mia cara signorina Stant, se il suo fidanzato è scomparso a Roma, lei dovrebbe rivolgersi al Commissariato di zona. Io sono ben lontano dal luogo, non è di mia competenza.”
“La prego, signor Calamaretti, la prego! Lei è il migliore. Potrebbe prendere qualche giorno di ferie per indagare.”
Ferie? Treno? Roma? Indagare? Stava scherzando? Lasciare Jenny per l’indagine della scomparsa di un ragazzo avvenuta 20 anni prima?
La sua ernia bussò: “Toc, toc, fammi uscire!” Non ora, stai zitta! Pensò James.
Improvvisamente, senza neppure capire il perché, disse “Va bene.”
Va bene? Era impazzito.
Marcò ferie, prese il treno con la signorina Lisa Stant e arrivò a Roma. Una volta giunti nella Capitale la donna spiegò dettagliatamente quello che era capitato quel lontano giorno e fece percorrere al vice ispettore Calamaretti tutti i luoghi che aveva visitato prima che il fidanzato fosse caricato a bordo dell’auto. James era sfinito, i suoi piedi erano gonfiati e parevano due cotechini pronti alla cottura, l’ernia poi, meglio non parlarne… Come avrebbe potuto venire a capo di quell’intricato rompicapo senza alcun indizio? Chi aveva visto i due ragazzi quel lontano giorno?
“Signorina Stant, mi dica, chi ha visto l’accaduto? Lei ricorda qualcosa? C’erano persone attorno a voi, poliziotti, custodi dei musei? Ogni minimo dettaglio può essere utile, comprende?”
Lisa comprendeva e iniziò a piangere come la fontana di Trevi.
“Suvvia, mia cara, non faccia così. Invece che disperarsi cerchi di ricordare.” La rincuorò James.
“Ricordo che proprio davanti alla porta della Sistina c’era un uomo che controllava i biglietti, forse avrò visto…”
“Cerchi di essere pratica, Lisa cara, sono trascorsi 20 anni, forse l’uomo dei biglietti sarà andato in pensione…”
“No, no! È lui!” Esordì concitatamente Lisa indicando l’uomo dei biglietti.
Incredulo, James si avvicinò.
“Biglietto.” Disse quello.
“Mi scusi, buon uomo, non ho alcun biglietto. Devo farle solo qualche domanda.”
“Se nun c’ha er bijetto nun po’ entrà.” Rispose.
“No, mi scusi ancora, sono il vice ispettore Calamaretti e sto conducendo una indagine per conto della signorina Lisa Stant.” Così, mentre quello staccava i biglietti ai turisti, James raccontò la storia di Lisa e del fidanzato scomparso di nome Steve.
“Che je devo da dì… manco me ricordo quello che ho messo nta panza ieri, figurate se me ricordo quello c'ho ho visto 20 anni or sono.”
“Immaginavo. La signorina asserisce che alcuni uomini, ben vestiti, fecero entrare il suo fidanzato sopra ad una berlina bianca, non è comune un’auto qui davanti, o sbaglio?”
“No, nun sbaja. Na berlina? Bianca? Sarà stato er Papa!” James rinunciò.
Improvvisamente ebbe una folgorazione e acchiappando Lisa per una mano la trascinò verso la strada che portava all’Ambasciata Americana.
Raggiunto il luogo vennero perquisiti a dovere, fin nelle parti intime: meno male che aveva indossato i boxer! Entrarono in una stanzetta e lì vennero lasciati per svariate ore. Improvvisamente, mentre si stavano assopendo entrambi, entrò un uomo che li pregò di seguirlo. Li fece entrare in un’altra saletta e chiuse la porta. James sospirò, Lisa iniziò a piangere per l’ennesima volta. Ad un tratto Steve fece capolino da una porta segreta che era sfuggita persino a Calamaretti, con l’accento americano salutò e chiese cosa li avessi portati in quel luogo. Nel frattempo Lisa Stant, singhiozzando come una rana nello stagno continuava a dire:
“Steve… sei tu? Steve… sei tu?”
“Non capisco… Lui è Steve?” Chiese frastornato James. Lisa annuì, non riuscendo più a parlare.
Steve iniziò a spiegare l’accaduto: “Mi dispiace molto Lisa cara, ero sotto copertura per un lavoro che mi aveva affidato la CIA in collaborazione con l’FBI e con te mi ero esposto troppo. Non mi hanno rapito, ho dovuto sparire per un po’, l’operazione che mi avevano affidato era complicata e delicata… Sono desolato per l’accaduto.”
“Ma io ti amavo…” Singhiozzò ancora quella.
“Tesoro, Lisa cara, devi comprendere…”
“Che cosa devo comprendere?” Esordì smettendo di piangere e con un tono di voce furioso “Tu mi hai mollata in mezzo a una strada, in un paese sconosciuto, dopo una notte d’amore folle… che cosa dovevo pensare? Ero terrorizzata.”
James se ne stava lì, a guardare quei due che, dopo 20 anni, si litigavano come marito e moglie, senza speranza alcuna. Il sorriso gli comparve sulle labbra, la sua ernia iniziò a ballare un lento, così disse: “Bene, signori! Un altro caso è stato risolto. Posso tornare a casa?”
Lisa e Steve lo guardarono come se lo vedessero per la prima volta: “Certo che può tornare a casa, nessuno ha più bisogno di lei.”
Steve Curtis era diventato vice ambasciatore a Roma, non si era mai sposato, vivendo con il ricordo di Lisa per tutta la vita.
James si recò in stazione a passo lento, i piedi erano ancora due cotechini ormai lessi, giunto al binario sentì una voce chiamarlo: “Vice ispettore Calamaretti!”
Era Lisa Stant. “Vice ispettore! Steve mi ha chiesto di sposarlo!” gli disse piangendo ancora.
“Ossignur! Mia cara, è una bella notizia, suvvia, non pianga ancora.”
“Avrà il suo onorario e le assicuro che Steve metterà una buona parola per la sua carriera.”
“Questa è davvero una buona notizia.”
Il treno si fermò, aprì le porte e James si dileguò nello scompartimento: era in perfetto orario, l’aria condizionata funzionava e la sua ernia dormiva beata. Una giornata memorabile.