“Mamma la torta la vorrei azzurra, ma non di quelle che ordini dal pasticcere. La fai tu? Buona giornata
P.S. Pranzo da Claudia, ci vediamo direttamente alla partita”
Questo è quello che Alessia mi ha scritto stamattina sulla lavagnetta in cucina prima di andare a scuola. Oggi ha l’interrogazione di storia, una materia che odia e ieri sera ha studiato fino a mezzanotte. Chissà se ha sognato quel ragazzo carino che occupa la sua mente da alcuni mesi oppure quegli operai russi che occupavano le fabbriche.
Mi concedo il tempo di un caffelatte e qualche fetta biscottata con tutta la dolcezza della marmellata ai mirtilli, poi penserò alla giornata che mi aspetta. Accendo la tv, giusto per avere un sottofondo; non che quel che dice la tizia del telegiornale mi interessi più di tanto; non voglio sentire il silenzio domestico del sabato mattina. Mattia e Alessia a scuola, mio marito in ufficio.
Mentre parte la sigla del TG1 faccio mente locale su quel che dovrei fare oggi. Posta, market e partita di calcio di Mattia. Aggiungo un’altra cosa alla lista: “torta Alessia”. Oggi è il suo compleanno e per stasera ha organizzato una festicciola con le sue più care amiche e i compagni di scuola, affittando una stanza per eventi coi risparmi e soldi ricevuti a Natale dalle nonne. Non ha voluto un solo euro da parte nostra ma solo la torta. Contavo di ordinarla dal pasticcere, un bel “Buon Compleanno Alessia” e un paio di candeline coi numeri 1 e 8, ma la lavagnetta parla chiaro. Niente pasticceria.
Alla lista della spesa aggiungo farina, uova, latte. Poi cacao e cioccolato, visto che ne va matta, e infine colorante alimentare azzurro. Non è mai stata una di quelle bambine coi nastri dei codini o il grembiule delle elementari rosa, né con borse o pupazzi di Hello Kitty. Azzurro ovunque. Ci ha perfino chiesto di dipingere i muri della cameretta e per fortuna suo fratello non ha avuto da ridire essendo un colore da maschio.
Finisco il caffelatte e mi concedo un cucchiaino di marmellata direttamente in bocca. Si prepara una bella giornata, ho appena trovato un mirtillo intero.
Vado in camera, apro l’armadio e opto per una camicetta bianca, jeans e ballerine. Un velo di trucco, due spruzzi di Chanel 5 ed esco. Torno indietro, ho dimenticato le chiavi del lucchetto della catena della bici. C’è un sole tepido e visto che odio i mezzi pubblici approfitto del clima perfetto per una pedalata in città.
Passo prima in posta e stranamente non c’è la solita coda chilometrica di anziani col bastone che ritirano la pensione. In meno di dieci minuti sono fuori con le bollette pagate, un peso in meno. Riprendo la bici e dopo vari semafori e rotonde arrivo al market, quello piccolo che vende il giusto necessario senza troppe marche note e mille corsie di scatolame vario. Appena entro mi accoglie il bianco sorriso di Marwa, la ragazza sudafricana della cassa 4; gli elastici colorati delle sue numerose treccine danno un tocco etnico a questo posto. Passo la lista punto per punto e infine mi dirigo alla corsia dei preparati per dolci scoprendo mille e più decorazioni per torte che non avevo mai visto. Rimango affascinata da una scatoletta di praline dei colori dell’arcobaleno che trasmettono allegria, penso di comprarle per la torta ma poi mi ricordo dell’azzurro. Scruto tutti gli scaffali e finalmente scorgo i coloranti alimentari; arancione, giallo, verde ma dell’azzurro nemmeno l’ombra. Guardo l’orologio e dopo un breve calcolo noto che non ho tempo di girare altri negozi; decido di andare da Marwa sperando in qualche scorta nel magazzino. Mi accoglie nuovamente col suo sorriso raggiante e dopo qualche minuto torna con una boccetta contenente una polvere azzurra. Pago il conto e le auguro una buona giornata mentre mi affretto a uscire dal market e riprendere la bici.
È mezzogiorno e ho giusto il tempo di mettere nello stomaco qualcosa di veloce dato che la partita di Mattia è tra quattro ore e devo preparare la torta per stasera. Un boccone al volo non mi pesa nemmeno più di tanto dato che non amo spignattare in cucina; e dovrei lavare i piatti a mano visto che la lavastoviglie è guasta da due giorni e mio marito non ha ancora avuto il tempo di darle un’occhiata. Opto per un panino con cotto e mozzarella, una spremuta e un Ferrero Rocher. Mi concedo un piccolo strappo alla dieta, dovrei evitare i dolci ma non so rinunciare al cioccolato; è una tentazione alla quale non intendo resistere.
I vari programmi di cucina mi avranno pur insegnato qualcosa, ma decido comunque di seguire alla lettera una ricetta per la base della torta. Tolgo fede nuziale, orologio e braccialetto d’argento che mi regalò mia mamma almeno vent’anni fa, quando avevo l’età di mia figlia. Al market ho comperato dei dischi di pandispagna già pronti che si sono rivelati un’ottima scelta. Tentando di ricordare il procedimento del pasticcere in tv, alterno pandispagna alla farcitura, rigorosamente crema di cacao e scaglie di cioccolato bianco; allineo il tutto e ricopro con pasta di zucchero che ho preparato e steso poco fa. Rimango qualche minuto a fissare i tre cilindri azzurri spogli aspettando che mi si accenda la lampadina e mi venga un’idea per la decorazione. L’azzurro c’è, ma voglio stupire mia figlia. I diciotto anni sono un traguardo che ogni adolescente aspetta di raggiungere con ansia per poi accorgersi che non cambia proprio nulla.
Eureka! Una moto, dovevo immaginarlo fin da subito. Alessia ne va pazza, ogni volta che sente il rombo di un motore lascia i libri sulla scrivania e si precipita alla finestra a vedere il bolide che sfreccia sotto casa. Lei e i motori, dice che un giorno ci morirà su quelle due ruote. Mio marito dà di matto ogni volta che la sente parlare così, ma la capisco. È un amore incondizionato che ha ereditato da me. Avrei tanto voluto avere una moto tutta mia, ma poi si sa che crescendo impegni e doveri prevalgono sui piaceri. Niente moto, quando si diventa genitori si dà la vita per i figli e non per un motore. Un giorno anche i miei Alessia e Mattia ragioneranno così, lo so. Torno a osservare la torta, una moto sull’ultimo cilindro. Si presenta come un’impresa da Michelangelo, ma me la sono sempre cavata egregiamente coi lavori manuali. Decido di provarci e seguendo l’immagine bidimensionale di una splendida Suzuki, la moto preferita di mia figlia, le mie mani riescono a creare una piccola scultura in pasta di zucchero. Resto stupita del risultato e continuo a pensare che oggi sia una splendida giornata. Posiziono la moto sull’ultimo cilindro e decoro il resto della superficie con motivi geometrici neri e bianchi. Sono fiera della mia creazione: una splendida torta azzurra cilindrica a tre piani con una Suzuki in cima. Scommetto che stasera le brilleranno gli occhi quando la vedrà.
Ho finito la torta in tempo per andare alla partita, la metto velocemente in frigorifero, tolgo il grembiule e mi precipito fuori casa. Arrivo al campetto dell’oratorio proprio mentre l’arbitro fischia l’inizio, scorgo Alessia sulle gradinate con la sua amica Claudia e le raggiungo. Appena mi vede mi chiede subito della torta, ma la liquido con un vago “Vedrai stasera”. A dieci minuti dalla fine mio figlio segna consegnando vittoria alla sua squadra ed esulta facendo la linguaccia come Del Piero, il suo idolo. Tornando a casa, Alessia e Claudia sedute nei sedili posteriori parlano della verifica di storia e dalla tranquillità di mia figlia deduco sia andata bene. Mattia intanto, seduto sul sedile di fianco, continua a cambiare stazione radio finché finalmente trova Virgin Radio e proprio in questo momento stanno trasmettendo una canzone della sua band preferita. Alza il volume e nello specchietto retrovisore noto l’espressione stizzita di Claudia che non ama affatto questo genere di musica, in compenso entrambi i miei figli adorano la musica.
Arrivati a casa Alessia sembra essersi dimenticata della torta e corre in camera a prepararsi per la festa. Passa una mezz’ora buona avanti e dietro tra il bagno e la cameretta provandosi svariate combinazioni di vestiti per poi optare per il vestito che le ho regalato qualche mese fa, rigorosamente azzurro. Un tubino grazioso che le dona molto, un copri spalle ed un paio di décolleté con tacco non troppo alto. Si presenta in cucina camminando con passo leggiadro e quando i raggi del tramonto le illuminano il viso noto l’ombretto azzurro ed i morbidi boccoli castani che le cadono sulle spalle. È deliziosa e non posso trattenere una lacrima di commozione; ricordo come se fosse ieri quando pedalava col triciclo per casa facendo “Brrruuum Brrruuum” come una motociclista.
Alessia si accorge di questa lacrima e mi abbraccia; sento così che si è messa il mio Chanel 5 e mi scappa un sorriso di tenerezza. Faccio un passo indietro sciogliendo l’abbraccio e apro il frigorifero dandole le spalle. Sento il suo sguardo addosso ricco di curiosità ed ansia allo stesso tempo. Prendo la torta, mi volto e guardo quegli occhi increduli che brillano come le stelle nel cielo quando le vedi in montagna.
“Buon Compleanno tesoro!”
Alessia è scioccata, fissa a bocca aperta la torta quasi fosse una bambina che ne vede una per la prima volta. Leggo la sua felicità negli occhi, nelle sopracciglia sollevate e nel sorriso che le sta illuminando il volto in quest’istante mentre mi dice “Mamma ti amo!”.