In un’epoca molto lontana, in una terra sconosciuta, viveva con la sua famiglia un uomo giusto di nome Noè. In quel tempo gli uomini erano diventati spietati e violenti e nei loro cuori la vita umana aveva perso ogni valore. Dio si addolorò per come i figli di Adamo avevano deviato la loro condotta verso il male, così decise di mandare sulla Terra un diluvio d’acqua per sterminarli insieme al bestiame, ai rettili e agli uccelli che volavano nel cielo. Tuttavia, siccome Noè gli sembrava un uomo retto in quella generazione, decise di salvarlo insieme alla sua famiglia, e gli diede istruzioni per fargli costruire un’ arca di legno di cipresso, dentro la quale sarebbero dovuti entrare, oltre lui e sua moglie, anche i loro tre figli: Sem, Cam e Iafet con le loro mogli. Ma Dio non gli fece costruire una piccola nave per imbarcare solo Noè e i suoi familiari, no. Dio diete a Noè i parametri di progettazione per costruire una grande Nave a tre piani, inferiore, medio e superiore, perché aveva pensato di farvi entrare dentro, a coppia, anche tutti gli animali della foresta e gli animali domestici, in modo da poter ripopolare il mondo dopo il diluvio.
Sette giorni prima che cominciasse a piovere, Noè si recò nella foresta per parlare agli animali e cercare di convincerli a salire sull’arca, spiegando loro l’imminente pericolo, ma l’impresa non fu affatto facile, perché alcuni animali divennero subito molto sospettosi e cominciarono a credere in un complotto da parte dell’uomo e della sua famiglia per imprigionarli in quella che loro chiamavano "la grande gabbia di legno", così seminarono il sospetto anche nella mente e nel cuore degli altri animali che cominciarono a sentirsi confusi e non sapevano più cosa pensare. A quelli che sospettavano un complotto da parte di Noè e della sua famiglia, si unirono anche quelli che non credevano affatto nell’arrivo di un diluvio, così i negazionisti e i complottisti divennero un gruppo unico e furono presto etichettati dagli altri animali, che invece si fidavano di Noè, come quelli del “no-del” che sta per “nessun diluvio”.
Noè, che sapeva parlare agli animali perché Dio gli aveva fatto questo dono, si recò nella foresta, chiamò tutti gli animali attorno a sé e disse: «Ascoltatemi bene, amici della foresta, io mi chiamo Noè e sono venuto a informarvi che tra sette giorni, Dio manderà sulla Terra un diluvio d’acqua che sommergerà tutto il mondo. Cadrà dal cielo una pioggia che durerà quaranta giorni e quaranta notti, e anche le fonti del sottosuolo si apriranno, così si sommerà acqua ad acqua e il mare coprirà anche la cima dei monti più alti. I pesci saranno gli unici a sopravvivere in un mondo completamente ricoperto d’acqua, mentre non resterà in vita alcun essere che abbia un alito di vita nelle narici.»
«Ma come è possibile?…», dicevano confabulando tra loro, spaventati e increduli, gli animali.
«E cosa dovremmo fare per salvarci?», domandò il leone.
«Dio mi ha chiesto di costruire una grande arca di legno che trarrà in salvo dal diluvio me, la mia famiglia e tutti quelli di voi che vorranno entrarvi», rispose Noè.
Gli animali cominciarono a concionare tra di loro, perché non sapevano cosa pensare e non sapevano se fidarsi oppure no di quell’uomo.
«Amici miei, adesso devo andare, ma voi sbrigatevi a decidervi, perché tra sette giorni esatti dovrò chiudere le porte dell’arca e da quel momento non potrete più entrare», disse Noè, e detto questo se ne andò. Gli animali cominciarono a consultarsi tra di loro, e il primo a esporre la sua opinione a tutti gli altri fu il leocorno: «Fratelli, ma voi ci credete alle parole di quel vecchio? Quante volte abbiamo visto la pioggia cadere su questa foresta, eh? A volte anche per giorni, ma poi è sempre tornato il sole. Perché questa volta dovrebbe essere diverso?»
«Hai sentito cosa ha detto quell’uomo? Parla con Dio ed è stato proprio lui a dirgli di salvarci», disse l’elefante.
«E chi è Dio? Ma poi, perché questo Dio dovrebbe dirlo proprio a lui? Perché non lo ha detto a noi direttamente», ribatté il leocorno.
«Sciocco, se quel tizio riesce a comunicare con noi, allora possiamo credere anche che sappia parlare con Dio», disse la signora elefante, «hai mai visto un uomo che conosce il linguaggio della foresta?», soggiunse.
«Mio marito non è uno sciocco!», rispose la signora leocorno, «Ho visto uomini imprigionare animali e mostrarli ad altri uomini solo per farli divertire. Se a te e tuo marito, che siete anche grandi e grossi, piace farvi ingabbiare in quell’arca, fate pure e buon pro vi faccia!»
«Ma sì», disse il corvo, «che venga pure il diluvio! Io ho le ali e posso volare sui rami degli alberi più alti e raggiungere anche le cime dei monti più irti. Non mi fido di quell’uomo e non salirò mai su quel cassone di legno.»
«Quell’uomo ha detto che l’acqua inonderà il mondo e passerà anche sopra le montagne», disse la colomba.
«A chi vuole darla a bere!», disse il cervalce, «avete visto quanto sono alte le montagne? Come potrebbe una pioggia inondare il suolo e arrivare fin lassù? Ci ha presi per stupidi?»
«Anche se fosse vera la storia del diluvio, come potremmo fidarci di un’arca così grande, costruita in soli pochi mesi?», disse l’uccello elefante, «un’arca come quella andava fatta in almeno un paio d’anni per poter essere affidabile. Pochi mesi e senza alcun test, come fa a sapere che reggerà al peso di tanti animali?»
«Nemmeno io mi fido di quel vecchio e della sua arca», disse il serpente, «e poi, noi serpenti siamo abili nuotatori e riusciamo a vivere in acqua anche per lungo tempo».
«Allora mi sa che dovrai restare a bagno per parecchi giorni», disse lo scoiattolo ridendo e facendo ridere anche tutti gli altri.
«Basta, finiamola!», disse il leone con tono da leader, «pensiamoci su per un paio di giorni e poi faremo una nuova riunione qui, in questo stesso posto e valuteremo insieme il da farsi», aggiunse con convinzione.
Passarono i due giorni e gli animali si incontrarono di nuovo nello stesso punto dove si erano dati convegno la prima volta con Noè, ma c’erano sempre gli stessi pareri contrastanti. I corvi, i serpenti, gli sciacalli, le iene, i leocorni, i cervalci e gli uccelli elefante erano decisamente no-del, perché secondo loro non ci sarebbe stato alcun diluvio e l’uomo di nome Noè voleva solo privarli della libertà e imprigionarli nell’arca.