Sta nascosto dietro a un tiglio
Il serpente Scognamiglio.
Il suo stomaco reclama
Una cena luculliana.
Ecco, poi, vien’ Maddalena,
una splendida falena,
nella notte va’ sinuosa,
sulla luce lei si posa.
Scognamiglio è affamato,
vuol giustizia il suo palato.
S’avvicina a Maddalena:
“Vuoi venir con me a cena?”
La falena dal lampione:
“Tu per me fai confusione,
son falena, non farfalla,
qui con me, sai, non si balla.
Questo invito tuo a cenare,
non sarà che vuoi mangiare?”
Scognamiglio, che ti piglia?
Ora fai l’occhio da triglia.
Maddalena è bella e audace,
non sarà che lei ti piace?
“Per piacere, lei mi piace,
anche cotta sulla brace.”
“Brutto verme petulante,
via di qua, via all’istante!”
“Non son verme, ma serpente,
non capisci proprio niente.”
“Quel che so, e non mi piace,
è finire sulla brace,
tra le spire d’un tiranno
che m’attira con l’inganno.”
Poi sospira il serpentello
Brontolando sul più bello,
lentamente se ne va
ma la fame ancora ha.
Maddalena è soddisfatta,
finalmente ce l’ha fatta
a scacciar quel malvivente
con la fame d’un serpente.
Nella notte silenziosa,
batte l’ali e poi si posa,
proprio sulla lampadina
che le brucia la zampina.
“Ma tu guarda, non c’è pace,
son finita sulla brace.
Ma tu guarda, che disdetta,
ho bruciata la zampetta.
Per sfuggire al serpentello
Son volata sul più bello,
sul più alto dei lampioni,
vedi un po’ queste occasioni!
Meglio farsele sfuggire,
ritornar là nel cortile,
nel cortile in mezzo al prato
dove il primo volo ho spiccato.
Dove in mezzo al grano e al miglio
Non s’incontra Scognamiglio.