E ti svegli una mattina e i pensieri sono bui
come il cielo plumbeo e minaccioso.
E ti svegli una mattina e il tempo indietro rivive
e vedi la tua stessa vita come un campo che hai seminato.
Un campo che ha dato i suoi frutti e sono tanti e vari,
sono nati fiori, erbacce, gramigna, frutti ma anche niente
perché la terra si è inaridita.
I miei fiori non sono nati,
non hanno avuto il giusto nutrimento,
ma i loro semi si sono sparsi nel campo vicino
e lì mi hanno concesso di coltivarli,
rigogliosi e profumati, svettanti e colorati.
Ogni tanto li raccolgo per adornare il mio cuore.
Le erbacce non sono state tante,
le ho allontanate con l’indifferenza.
La gramigna ha infestato la mia anima
con la sua gelosia, scalciava per cacciare
gli altri, voleva lo spazio tutto per sé.
Strappata quasi a morsi dovuto ho!
I frutti ci sono stati, quelli degli affetti perfetti, sani e dolcissimi.
Quelli dell’amicizia con qualche bruco e qualche ammaccatura.
Quelli dell’amore dal sapore acre e immaturo, amaro ed egoista.
La terra arida è quello che resta dopo tanta semina,
arida ma non solitaria, arida ma ancora feconda,
arida non perché non ci sono più semi ma perché la
vita non perdona, non ti dà il tempo ormai di raccogliere altri semi.
Ti lascia la memoria che respira con te e ti concede
rimpianti e forse rimorsi, ricordi felici e dolori vissuti,
abbracci mancati e dati.