Quando Carlo giunse ai cancelli del Paradiso aveva 100 anni, 4 mesi e 6 giorni. Una lunga fila silente di persone si snodava lungo il viale che portava dritto ai cancelli.
“Permesso, mi scusi, permesso, si faccia da parte…” tra spintoni e gomitate Carlo arrivò davanti a uno dei cancelli che, proprio in quel momento, si aprì.
San Pietro se ne stava seduto sulla poltrona in finta pelle gialla, di fianco aveva un Angelo scuro di pelle che teneva in mano pile di documenti e, a un cenno del Santo, glieli passava con calma serafica. Appena dietro si trovava un altro uomo, seduto anch’egli su di una sedia da cucina impagliata.
“Ti conosco!” fece Carlo “tu sei quello che ha scritto la Sit Commedy Divina!”
“Vuoi dire la Divina Commedia?”
“Si, quella roba lì… che mattone! Sei finito in Paradiso eh? Io ti avrei spedito dritto all’inferno!” proseguì con un malefico ghigno.
“Allora Carlo,” intervenne San Pietro “ci sarebbe da rispondere a un questionario prima di proseguire. Sarai valutato e decideremo dove collocarti.”
Carlo era pronto. Nato pronto.
Pietro iniziò a sparare le domande:
“Che lavoro facevi nella tua vita terrena?”
“Ho vissuto di rendita. Ho sposato una donna ricca che è morta giovane e mi ha lasciato tutti i suoi averi.” Rispose Carlo baldanzoso.
“Vediamo un po’” proseguì San Pietro incuriosito “quante persone hai aiutato nella tua vita?”
“Aiutato? Non ne conosco il significato. Ho sempre pensato che ci si dovesse arrangiare.”
Pietro lo guardò da sopra gli occhiali: “Bene, bene. Proseguiamo: hai mai mentito?”
“Continuamente. A fin di bene, s’intende.”
“Come ti sei comportato con i tuoi famigliari?”
“Famigliari? Nessuno è mio famigliare.”
“I tuoi figli, le tue nuore, i tuoi nipoti…”
“Oh, quelli! E chi li ha più visti.”
“Hai dunque vissuto una vita all’insegna dell’egoismo?”
“Ci puoi giurare bello!”
Pietro restituì la cartella all’Angelo e a Carlo venne indicata una porta dove entrare. Tutto felice di essere il primo a varcarla e con una ritrovata baldanza, si precipitò ad aprirla e vi entrò.
Trovò ad attenderlo un Angelo biondo che gli fece qualche altra domanda: “Carlo, benvenuto in Purgatorio.”
“Purgatorio? Io credevo di essere arrivato in Paradiso.”
“Beh, eri in Paradiso ma, non avendo superato il questionario, San Pietro ha deciso che avresti dovuto passare di qua prima di meritarlo. Dimmi: quante volte hai maledetto qualcuno?”
“Porca vacca di una vacca! Continuamente! Non stavo certo a menare il can per l’aia.”
“Quante volte hai mandato a quel paese?”
Carlo rise: “Eh, un bel po’ di volte. Mica bruscoletti.”
“Quante volte hai aiutato?”
“Ancora?! E basta! Io non ho aiutato nessuno, mai! Come ve lo devo dire?”
L’Angelo biondo gli indicò una porta dove entrare. Carlo corse come fosse stato ancora di 20 anni, l’aprì e una folata di vento caldo lo investì, accompagnata da un tuono e seguita dalla voce cavernosa di Caronte.
“Benvenuto Carlo.”
“Chi diavolo sei?” chiese il malcapitato.
“Il Diavolo, appunto. Uno dei tanti. Ti troverai senz’altro bene qui con noi. Il fatto è che non saprei dove collocarti. Hai un curriculum degno di Lucifero. Per Giove! Avarizia, egoismo, accidia, lussuria, golosità… chi più ne ha più ne metta.”
“E’ una bella cosa?” chiese Carlo sospettoso.
“Francamente uno come te proprio non me lo aspettavo! Entra in quella porta e…”
“E?”
“Tu entra, poi vedrai.”
Carlo entrò e iniziò a sprofondare nelle viscere della terra, il calore gli bruciacchiò la pelle e si ritrovò scheletrico in un istante dentro a un pentolone di olio bollente che gli ridusse a pustole sanguinolente i pochi brandelli di pelle ancora rimasta.
Quando si risvegliò si trovò sul pavimento della sua camera da letto in preda a urla e sbraiti.
“Urca la miseriaccia, che sogno di cacca! Gina! Gina!”
La moglie accorse prontamente e Carlo le raccontò per filo e per segno il sogno che aveva fatto.
“Per me è un avvertimento.”
“Un avvertimento? Che dici Gina?”
“Dovresti essere un po’ meno egoista e pensare anche agli altri.”
“Tu credi?”
“Ne sono sicura.”
Carlo ripensò al sogno e alle parole di Gina: che avesse ragione?
Intanto San Pietro, l’Angelo scuro, Dante, l’Angelo biondo, Caronte e Lucifero se la ridevano dal centro della terra fino all’alto dei cieli.
“Quando si lavora di squadra è tutta un’altra cosa, eh ragazzi?” Concluse Pietro battendo il cinque a Dante.