Quel giorno, vista la splendida giornata, mi sono concesso una pausa di lavoro. Con la mia jeep ho raggiunto una località di mare a mezzora di strada da casa; una meravigliosa e infinita spiaggia che lambisce una lunga fila di vecchie case di pescatori, oltre le quali si ergono rigogliose e imponenti colline di querce, sugheri e corbezzoli. Un posto primordiale, magico e incantato che, per ragioni di praticità, avevo smesso di frequentare per un altro più vicino.
Questo accadeva il 7 di giugno di quest'anno.
Nonostante fosse un giorno infrasettimanale e soffiasse un fastidioso vento di maestrale, molta gente aveva già preso possesso di quel piccolo paradiso.
Dopo avere sonnecchiato una buona mezzora al sole, decisi di farmi un bagno ristoratore e godermi quell’acqua ancora fresca - che ricordavo, unica per la sua trasparenza. Ad un tratto mi resi immediatamente conto di un’estesa macchia giallognola e untuosa che, come una pellicola, galleggiava ondulando sulla superficie dell’acqua. La gente non se ne curava e flotte di bambini inconsapevoli si immergevano in quel liquido fetido, fra piroette, grida di gioia e spruzzi d’acqua.
Padri dai corpi gonfi e flaccidi, imbruttiti da un’alimentazione ricca di estrogeni, ormoni e tossine chimiche, precocemente invecchiati da uno stile di vita sedentario e invalidante - noncuranti dello schifo - si godevano sul bagno/asciuga il flusso costante delle piccole onde che lambiva le estremità dei loro arti inferiori. Altri, immersi fino a livello dei fianchi perché incapaci di affrontare il brivido tonificante di una temperatura non ancora in linea con i loro parametri da pensionamento anticipato, si cimentavano in inutili e retoriche conversazioni di rito, alternate da risatine senza gioia e accomodanti cenni di consenso.
In quelle acque infette, ho attinto alla metafora del nostro presente, dove gli individui sono a tal punto assuefatti ai miasmi di questa moderna società putrescente e in simbiosi con il marciume e il lordume etico, morale e ambientale, da ritenere tutto ciò (rare eccezioni a parte) perfettamente coerente e in linea con i loro reali bisogni a tal punto di non essere più in grado di valutarne i pericoli.
Così non fanno più caso alla sozzura che li circonda. Il loro spirito è defunto e ogni valore e principio rimossi, delegando al destino e al fato ogni oggettiva responsabilità, e al Sistema Bestia ogni loro più intima scelta.
Gianni Tirelli