Mi perdevo sempre a casa dei miei zii; certo, avevo dodici anni e la loro casa non era poi così piccola ma ricordo sempre la presenza di due porte; una di fronte l’altra: una dava nella camera da letto dei miei zii, l’altra era il bagno. Non era difficile, a destra camera da letto, a sinistra bagno; eppure ogni volta che mi ritrovavo di fronte alle due, e decidevo di andare in bagno, mi ritrovavo categoricamente nella camera da letto. Non so dirvi come sia possibile nè come dopo tutti questi anni io non sappia ricordarmi perchè fossi certa che a sinistra c’era il bagno...e non viceversa.
La sto facedo lunga ma c’è un motivo; esattamente il giorno del compleanno di mia cugina Carola accadde qualcosa in quel corridoio che non dimenticherò mai e che mai avrei pensato di raccontare, neanche ad un foglio bianco...
Carola aveva una sorellina, Marie, una dolce bambina bionda di soli tre anni che io adoravo e di cui Carola era gelossisima; il giorno della festa del compleanno la persi di vista all’improvviso e cominciai a cercarla con un velo di preoccupazione che non mi apparteneva; ero sempre stata una bambina con un alto autocontrollo eppure ero preoccupata. Andai a cercare in bagno e puntualmente aprii invece la camera da letto degli zii; la prima cosa che vidi, in penombra, fu la sagoma di un uomo alto chinato davanti ad una donna. Misi a fuoco, la donna stava seduta su un tavolo ed era a gambe aperte, l'uomo di spalle. Si voltò improvvisamente e sobbalzai, era zio Robert; teneva in mano un bambino, ma non era ancora un bambino, un feto, però grande come un neonato; era tutto insanguinato ed anche mio zio lo era. Gettò il feto lontano, su un mucchio di altri feti accatastati all'angolo della stanza. Mi diede di nuovo le spalle e si chinò...Quella che mi sembrava una donna era in realtà un manichino femminile, seduta sul tavolo, a gambe divaricate, partoriva feti giganti che mio zio meccanicamente raccoglieva e gettava via. Ad ogni lancio sussurrava sempre la stessa cosa:
-Non è figlia mia-
-Non è figlia mia-
-Non è figlia mia- e lanciava; poi ne prendeva un altro,
-Non è figlia mia- e lanciava. I feti pulsavano e perdevano sangue, la piramide si faceva via via più grande e alcuni rotolavano giù non potendosi mantenere in equilibrio.
Credetti di impazzire.
-Non è figlia mia- “Plop”
-Non è figlia mia- “Plop”. Non volevo più guardare, stavo urlando già da un po'....
-Non è figlia mia- quella bambola era magra...da dove uscivano tutti quei cosi che urlavano e si dimenavano?
-Non è figlia mia- Urlai più forte per farli smettere e mi precipitai fuori da quella stanza come se avessi avuto il vestito in fiamme. Mio zio era lì fuori, con una fetta di torta in mano e sorrideva:
-Gloria tesoro, tutto ok?-
-Dov’è Marie?- Lui si accigliò e si guardò attorno,
-Oh non preoccuparti, non si mette mai nei guai, è una cara bambina, sarà quì da qualche parte...- Provai la porta di fronte a me e trovai Marie china sulla vasca da bagno, con due bambole in mano, vestite come lattanti e lei le immergeva nella vasca con violenza.
-Marie, eccoti, ti ho cercata dappertutto ma cosa stai facendo?- Mi rispose con una voce che non sembrava neanche la sua,
-Loro sono Sofia e Margot, le faccio morire affogate vedi? Così smettono di piangere- E immerse di nuovo le bambole con l’acqua che le arrivava fino alle spalle; si era bagnata il vestito; la spinsi via con fermezza.
-Marie ma che ti prende? Che cosa dici? Le tue bambole stanno benissimo vogliono giocare con te...Ma come hai fatto a riempire la vasca così tutta da sola?- Tolsi il tappo, l’asciugai e riportai mia cugina alla festa fingendo che andasse tutto bene...Avevo dodici anni diamine che cosa potevo andare a pensare?
Quello stesso giorno, dopo poche ore, ricordo di aver visto due Marie aggirarsi per la casa, poi ne vidi tre, due delle quali ridevano a crepapelle. Starete pensando che sono una vecchia ciarlatana, che magari avevano messo del gin nella mia torta, o che peggio, il gin lo sto bevendo adesso e mi sto inventando tutto. Avrò anche settantaquattro anni ma non sono il tipo da prendere in giro la gente; la memoria dei vecchi è piuttosto vivida pare, specie per i ricordi antichi, ed io me lo ricordo talmente bene che mi sembra ancora di sentire l’acqua che penetrandomi nei vestiti mi gelava il sangue e le ossa.
Non so come sia finita nella vasca da bagno, nè quanto tempo fosse passato dalla mia visione delle tre Marie ma ad un certo punto mi ritrovai nella vasca da bagno senza passare per la porta; non ero più in grado di distinguere la realtà dalla fantasia, il sonno dalla veglia. Qualcuno mi stava tormentando e all’epoca pensai di essere diventata pazza; una piccola dodicenne folle. L’acqua della vasca era fredda ed il mio bel vestitino di raso mi si era appiccicato addosso come una seconda pelle; ebbi un brivido e tentai di alzarmi ma non ci riuscii, continuavo a scivolare sul fondo e non ero tanto stupida da non capire che se l’acqua continuava ad alzarsi di livello ed io non fossi riuscita a spingermi fuori, presto sarei affogata. Iniziai a boccheggiare per la paura ed il freddo; avevo le mani bluastre e non mi sentivo più i piedi; non riuscii ad urlare; mi artigliai ai bordi della vasca e con tutte le energie che mi rimanevano tentai di sollervarmi a sedere combattendo quella misteriosa forza di gravità che mi spingeva sotto. Non ci riuscii, persi la presa, e mi immersi.
Quello che vidi dopo fu la faccia di mia madre, ed il resto dei parenti intorno che preoccupati mi facevano aria, facendomi annusare dei sali dall’odore pungente; ero distesa nella vasca da bagno ma non v’era traccia d’acqua; io ero asciutta, completamente, così come lo erano i miei vestiti. Marie, dall’angolo della stanza, mi guardava fisso. Scoppiai a piangere e agganciai le braccia attorno al collo di mia madre che mi portò via da quella casa e quella gente per non farvi più ritorno; lei ha creduto fino alla sua morte che mi avessero drogata, non ha mai sporto denuncia perchè non aveva le prove ma chiuse ogni contatto con sua sorella e la sua famiglia. Io però, adesso, so la verità.