Giorno 742

 

Il letto ormai è il mio unico porto sicuro, la mia ancora di salvezza. Alzarsi e fare i conti con quello che mi aspetta fuori da questa stanza è diventato troppo complicato, insostenibile. I rimorsi si sono sommati ai rimpianti, le persone a cui dovevo tutto hanno ricevuto in cambio solo lacrime colme di delusione, intervallate da qualche piccolo sorriso. Mi sento un estraneo nel mio corpo, abituato ad una routine che non fa altro che spingere dritto verso il declino.

Ogni volta che mi sveglio, mi chiedo come ci sono arrivato a questo punto. Perché sono diventato l’ ombra di me stesso, un frammento di vetro rotto? La risposta che mi restituisce la mia testa è sempre la stessa: “ hai scelto di non scegliere, ogni volta hai scelto il grigio”. Ogni volta finisco per riaddormentarmi, così da far riiniziare il ciclo.

Oggi però è successo qualcosa di davvero strano, al mio risveglio non ero steso sul mio solito matrimoniale dalle coperte arancioni, ma su una brandina di una piccola ed oscura cella, senza alcun ulteriore mobilio, con indosso una tuta che non ricordavo di avere, una tuta grigio cenere. Dopo qualche secondo la cella si è aperta ed un uomo, con una voce lenta e dolce, mi ha gentilmente chiesto di seguirlo. Saranno stati i suoi occhi azzurri ghiaccio così penetranti o il suo perfetto smoking, completamente bianco, sta di fatto che non ho potuto fare a meno di assecondarlo. Non c’è stato bisogno di nessuna domanda per sapere dove fossi finito, mentre percorrevamo un lungo corridoio estremamente lucente senza alcuna finestra. “Signor F, la sto accompagnando davanti al giudice, lei si trova al tribunale dei colori, dove dovrà rispondere della sua scelta”. Convinto che la mia mente stesse di nuovo scherzando con me con qualche strano, stupido sogno, senza controbattere, sono stato scortato fino alla fine del corridoio, davanti ad un enorme arco che si apriva, incredibilmente, su una vera e propria aula, anch’ essa completamente bianca, così come la toga del giudice che mi guardava attentamente negli occhi. Scambiando lo sguardo, vidi nel suo volto qualcosa di estremamente familiare, pur sapendo di essere davanti ad un completo sconosciuto. 

“Signor  F, sono il signor Y, giudice supremo del Tribunale dei Colori. È stato chiamato oggi in questa sede per rispondere delle sue azioni. Lei, signor F, si è macchiato del reato di falso colore. Lei signor F, ha scelto il Grigio, pur sapendo che il suo colore era ben altro! Avrà a disposizione qualche minuto per spiegare le sue ragioni, dopodiché emetterò la mia sentenza. Non mi guardi così, i suoi primi secondi già sono storia”. Ancora disorientato da quelle parole, ma convinto di essere su qualche piano onirico, ho preso coraggio, iniziando così la mia arringa. “Signor giudice, è vero, ho scelto il Grigio, perché il Grigio è ciò che rende gli altri felici. Grazie al Grigio ho potuto regalare piccole gioie a tutti, senza fare del danno a nessuno. Ho scelto il Grigio perché la mia felicità non è mai stata in prima linea, ho scelto il Grigio così da poter cedere gli altri colori alla mia famiglia, ai miei amici”. La risposta del giudice non si è fatta attendere nemmeno un millesimo. “Signor Y, lei ha scelto il Grigio perché sapeva di non scegliere, ha scelto il Grigio per accontentare nell’ immediato, per poi deludere tutti nel lungo. Scegliendo il Grigio lei ha spinto tante persone vicino a lei a scegliere il Grigio! È inutile che mi guarda così, sa benissimo che in realtà più persone possono scegliere lo stesso colore! Guardi ad esempio me ed il signor Richard ,che oggi l’ha condotta in quest’ aula. Lei scegliendo il Grigio ha condannato tutti i suoi cari. Non mi resta altro quindi che condannarla alla peggior pena. Signor F, la condanno al reset. Da oggi il grigio non sarà più il suo colore, dovrà riiniziare da zero, sperando che questa volta trovi il suo vero colore. Lo faccio per il suo bene. Adesso può tornare da dove è venuto”.

 

Giorno 743

 

Stanotte ho dormito davvero male, sarà stato quel sogno davvero strambo, o il violento temporale. Almeno oggi c’è un bel sole, con un enorme arcobaleno, non ne vedevo uno così bello da quando ero bambino. Chissà cosa c’ è alla fine di un arcobaleno, vorrei tanto scoprirlo. 

Tanto vale scoprirlo oggi. Ciao letto, ci vediamo dopo, forse, o forse no.

 

 

 

Nota dello scrittore : salve! Questa è la mia seconda storia, preceduta dal primo episodio di “Diario di un Fallito”. Le due storie, anche se scritte in modo diverso, sono in qualche modo legate. In un certo senso possono essere poste come l' inizio e la fine di racconto. In questo caso ho cercato di utilizzare uno degli espedienti rivelatori migliori, il sogno. Non se ne prenda a male nessuno per la scelta del colore grigio come sinonimo di una vita legata all' indecisione e all' accontentare tutti, senza accontentare nessuno, nemmeno se stessi.  Per il resto, la storia è aperta a tante interpretazioni, che lascio ovviamente a voi lettori. A presto!

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