In auto, guidando verso casa, mi resi conto di aver dimenticato l'anima altrove.

 

Tutto era iniziato come uno scambio di messaggi tra colleghi di lavoro. Una battuta per smorzare i toni, una chiacchierata che si fa più personale e quell'invito a vedersi per un caffè. Un uomo e una donna che si incontrano, due storie che si intrecciano e due labbra che si sfiorano.

 

Era stato l'inizio e la fine al tempo stesso. Essere attratti da un'altra persona, al di fuori della famiglia, intriga e spaventa. Ci si interroga sul perché ciò accada ma la fretta è tale da ritrovarsi, nelle braccia dell'altro, senza le risposte.

 

I primi momenti furono di euforia. La passione ci travolse ma tornare a casa divenne complicato. Non subito. Per un periodo fingemmo che andasse tutto bene ma poi la famiglia si fece stretta e la voglia di libertà incontenibile. Vivemmo di attimi rubati, di clandestinità. Seguì la rabbia. Incolpammo i nostri partner di una qualsivoglia mancanza, per giustificare le nostre fughe ma il disagio crebbe. Diventammo esigenti e desiderosi di tutto. Il calore domestico e il fuoco nel letto. La prima cosa che si spense fu il calore domestico perché se prima c'erano due persone a mettere il ceppo nel camino, ora ne era rimasta solo una, che si stancò e capì...

 

Il coraggio di vivere da leoni durò finché non ci accorgemmo di cosa stavamo perdendo, a casa.

 

E l'anima?

Dove rimase?

Aggrappata a due sogni.

Uno era d'amore e uno era di sesso.

 

Il calore la alimentò e il fuoco la bruciò.

 

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