Un invito inaspettato alla prima mondiale di un concerto di musica da film (John Williams/Steven Spielberg).
Prendo posto nella sala del famoso teatro Grand Rex, a Parigi, che si va a poco a poco riempiendo in maggioranza di giovani: una vista rinfrescante!
Sul grande palcoscenico – che vedo dall’alto – i seggi per l’orchestra. Non riesco a contarli tutti, ma Thierry, il nipote musicista che mi ha invitata, dice che sono almeno un’ottantina. Ed ecco i musicisti che entrano uno a uno, poi in gruppo scivolando lenti e leggeri ai loro posti, da protagonisti e al tempo stesso spettatori di un magico universo di suoni.
Improvvisamente, dopo il “la” dato dal primo violino, dai tanti strumenti a corde, a fiato e a percussione giungono i primi suoni, subito seguiti da una cacofonia che mi stordisce e stupisce. È l’orchestra che si accorda per essere in sintonia! E un vero concerto assordante si alza sempre più alto e potente nella sala, creando un’atmosfera gravida di attese.
Ecco che cade il silenzio e poi arriva la musica e anche se di film di Steven Spielberg ne ho visto solo uno e le musiche in sé non mi rimandano a nessuna immagine, seguo il concerto con molto interesse, rapita dalla perfetta sinfonia orchestrale a cui ogni strumento contribuisce col suo timbro e le sue note.
Ma è stato il momento dell’accordatura degli strumenti che mi è rimasto impresso, tanto da chiedermi: ma qual è allora la nota, la frequenza che fa vibrare le corde della mia anima, che mi fa sentire in armonia con la grande sinfonia dell’universo? A quali vibrazioni sono sensibile? Qual è il filo argentato che si snoda lungo la mia esistenza?
La mia bussola interiore è decisamente orientata verso la luce – il suo scintillio, la sua brillantezza, il suo potere di sciogliere le tenebre – e si sintonizza con tutto ciò che ha a che fare con il lato luminoso della vita. Il mio sguardo d’amore non lo perde mai di mira, per andare a leggere ciò che non appare a prima vista dagli eventi anche negativi che osservo o che mi accadono.
Questa è la protezione di cui mi circonda l’esistenza a ogni passo quando decido di lasciarmi prendere per mano e farmi portare dove vuole che vada.
Ed è il cuore, il mio più grande alleato, amico e maestro, a farmelo sapere, a indicarmi la strada attraverso una spinta energetica, un sentimento, un’intuizione di cui non chiedo né il come né il perché. So forse perché scrivo queste righe?
Ogni potere umano impallidisce di fronte al complesso e multidimensionale “intreccio” che prende forma nell’esistenza e che si manifesta attraverso accordi che possono sembrare stonati – ognuno di noi è uno strumento diverso – ma che alla fine si rivela di un’intelligenza e di una compassione che vanno al di là di ogni possibile immaginazione.
A volte mi commuove vedere come noi essere umani, così discordanti tra di noi in apparenza, facciamo parte di un‘armonia nascosta in cui ogni diversa tonalità ha la sua sfumatura indispensabile nell’immenso concerto dell’universo.
E io, di questa inesorabile, complessa e determinata semplicità dell’esistenza sono innamorata e non ho pace se non riesco ad andare oltre le apparenze, ad ascoltare ciò che non è espresso, a rendere l’invisibile visibile ai miei sensi sia dentro che fuori di me.
Ho una chiave di lettura che sente e vive la vita come cammino misterico che mi segue comunque e dovunque.
Questo è il mio “la”. Con questa chiave tutto diventa insegnamento, ricchezza, luce, musica, sintonia infinita che ricade a pioggia luminosa sul cammino.
E nei momenti difficili, in situazioni che bruciano, sola nella stanza mi metto in ascolto e attendo in silenzio che un raggio di luce mi “accordi” la mente e il cuore ...