Corse lungo la spiaggia Eva, con il vento che le rubava avido le lacrime dagli occhi. Correva, ingoiando aria e sale, veloce, come per scappare dal dolore, dal tradimento, dal mondo. Sentiva l' odore dell' oceano e il ruggito delle onde. Si fermò esausta, crollando sulle ginocchia. Abbassò lo sguardo e si soffermò un momento a guardare la schiuma del mare farsi catena attorno alla sua pelle. L' acqua era fredda, gelida… non si era accorta di essersi bagnata il vestito...non importava, nulla aveva più importanza adesso che tutto era crollato. Si alzò e camminò lentamente, fino a raggiungere gli scogli, lo sguardo lontano, smarrito in pensieri cupi. Il vento si fece più forte, scompigliando i capelli argentei, attorcigliandole il vestito lungo i fianchi, i piedi, incuranti delle spine di roccia degli scogli, la portavano decisi fino in cima alla diga. Arrivata li, dove voleva, restò in piedi, immobile, ritta come una quercia, allargò le braccia e mentre il mare la baciava come il più vorace degli amanti, lei liberò il suo dolore, la sua disperazione, la sua rabbia e urlò. Un urlo acuto, lacerante, che straziò l' aria, un tuono nella tempesta, le onde giunsero per unirsi a quel grido di dolore, facendolo loro ed innalzandolo su, fino al cielo, per poi strapparlo scagliandolo fino al più profondo degli abissi. Maledetti siano gli esseri umani e la loro debolezza! Maledetti siano gli Dei e le loro prove! Maledetta sia io... perché amo ancora. Sentiva il suo nome gridato nel vento, da una voce roca che ben conosceva. Non si girò né rispose.
Un enorme corvo, nero come la pece, planò dolcemente sistemandosi proprio davanti a lei. Osservò incuriosita quella strana situazione, quegli occhi scuri penetranti, quel becco così appuntito. Respirando chiuse nuovamente gli occhi e questa volta, si sedette sulla dura roccia e spinse la sua consapevolezza in profondità tra le onde. Avverti il tumulto e i mulinelli rincorrersi appena sotto la superficie, man mano che s immergeva, la luce si affievoliva, finché un blu notte la avvolse. Quieta, nella profondità del mare sentiva il suo corpo oscillare dolcemente sotto le carezze delle correnti. Si sentiva sfiorare da creature che la consideravano parte del loro mondo. Il suo cuore batteva piano ad un ritmo regolare. Poi dal buio assoluto, una luce brillante si mosse verso di lei fino ad avvolgerla in un turbinio di riflessi... e ascoltò: "ogni cosa è temporanea - hai tutto ciò che serve per essere felice qui e ora - ogni cosa ti attraversa - tu sei la matrice di ogni cosa".
Queste frasi vennero ripetute più e più volte finché quella voce divenne la sua voce. Qualcosa la stava piano piano riportando alla superficie "Tutto doveva accadere esattamente così com'è accaduto, perché entrambi dovevate attraversare quest' esperienza. Un accordo tra anime, prima di questo tempo, suggellato da un Amore divino, vi ha portato entrambi qui, per accrescere la vostra consapevolezza nelle sacre leggi universali. Non esiste dolore nella comprensione e nell accettazione. Opera il distacco dall' ego nella lettura del percorso animico. Ricorda CHI sei, ricorda la tua essenza. Respira. Ora"
Aprii d'improvviso gli occhi, spalancò la bocca avida di respiro. Cos' era successo? Si sentiva invasa da una pace profonda, non tremava più, non piangeva, era quasi stordita da ciò che aveva vissuto. Qualcuno ancora la chiamava, gridando a gran voce il suo nome. Si alzò, si lasciò vedere e attese. L' uomo corse immediatamente nella sua direzione, talmente trafelato da sembrare quasi comico. Si fermò a pochi centimetri da lei, in quegli occhi profondi e gonfi di pianto, la stessa disperata consapevolezza, il terrore di aver perso per sempre, l' unica, vera essenza della sua stessa anima.
"Eva", disse con un filo di voce.
“Jack “ rispose lei.
Non ci furono abbracci né baci. Gli passò davanti, senza guardarlo, leggera come fosse sostenuta da possenti ali. Lui rimase immobile, completamente rapito dalla sua presenza, curvo nelle spalle appesantite, non osando altro, né un passo né altre parole. Poi, lentamente, lei si voltò sorridendo, facendo un leggero cenno col capo. La tensione di Jack si liberò in calde lacrime che finirono per irrigare una barba incolta. La seguì, consapevole del suo percorso ed insieme si diressero verso la spiaggia. L' ultimo bagliore rosso tramontava all'orizzonte. Procedevano insieme, le dita delle mani intrecciate per volersi sentire ma non era abbastanza. In quella sera, sospesa nel tempo, si fermarono, vicini, uno di fronte all' altra, i loro sguardi si incrociarono di nuovo, sotto le ciglia bagnate e si ”videro” come mai così chiaramente: anime, unite da qualcosa che nessun potere terreno, sarebbe mai riuscito a separare. Fu un abbraccio lungo, intenso, assoluto, fatto di carezze avide d'amore e respiri spezzati da umidi baci. Stretti in quell' abbraccio giunsero a casa, e mentre la porta si chiudeva dietro di loro, lasciando che il mare cullasse le onde stanche, un grande corvo nero, li vegliava silenzioso.