Dove vanno i nostri respiri?
dove risiedono le nostre anime contorte?
Attendo il tuo giudizio ogni notte,
finché possa liberare la mia anima
dal tuo pensiero.
Slacciarsi le scarpe,
correre in un prato primaverile;
togliersi la maglietta al concerto
e per due ore cantare a squarciagola.
Togliersi i pantaloni,
al lago,
e fare un bagno coi propri pensieri.
Arrivare tardi a lavoro
con la mente stanca
ma è solo Lunedi,
domani sarà Martedì
e no, non andrà meglio.
Prendere un volo alle due e mezza di notte
e farsi due conti (parlando in soldi).
Correggersi
e riproporsi,
nuovamente e ancora nuovo
fintanto che è possibile.
Hai dimenticato i contanti
e stai aspettando il tuo drink al banco;
paghi con carta,
poi la perderai all'uscita della tangenziale,
alle quattro del mattino.
Hai ancora il viso stanco dell'altro giorno
ma i capelli ordinati, sei pieno della tua energia.
Sorseggi l'ultimo drink e pensi al prossimo.
Un fine settimana con amici,
la vita che scorre lenta
e brulica di pensieri,
non del tutto ordinariamente.
Va bene il bere,
va bene ubriacarsi,
va bene scontrarsi con gli occhi della gente,
va bene parlare di lavoro e delle nuove opportunità;
con un drink tra le mani
inventando nuovi vizi,
nuovi peccati,
nuove parole.
Va bene fumare sigarette e
spegnerle sotto la suola,
va bene ubriacarsi (di nuovo),
inventando storie.
Va bene avere figli,
va bene pensare,
va bene ricordare
e ricalibrare tutto quanto.
Va tutto bene,
ad ognuno la propria ancora di salvezza.
Se tutte le sensazioni del mondo
fossero sbiadite,
sarei cieco per inventarmi ombra tra i tuoi passi ad aspettare.
Ma da quando ti amo
ti ho detto:
"Non mi piacciono le ombre,
né gli angoli bui, scarni di luce propria".
Ho smesso di aspettare impaziente.
Non vedo l'ora di incontrarti
nelle giornate di sole accese.