Eccomi li, disteso a terra. Il petto squarciato, pieno di sangue. Mi vedo dall’alto, sono sul soffitto.
Eucrasio mi ha appena sparato, la pistola fumante ancora tra le mani, guarda il mio corpo immobile, stavolta si dispera, cade in ginocchio, riesce perfino a piangere. Ma è tutto inutile.
Anche stavolta sono morto!
No!
Sono qui che guardo entrambi da quassù.
Non sono morto.
Sono tornato,
sono tornato ancora una volta.
Ora ricordo.
Mi hai ucciso ancora. Mi hai ucciso anche stavolta.
Come quella volta a Costantinopoli, e quella volta a Taormina; ora ricordo tutte le volte che mi hai ucciso, sempre per lo stesso motivo. Come a Monaco.
Era bella quella stanza con vista su Karlspaltz dove la incontravo.
Solo a Parigi non ti abbiamo incontrato, ed è lì che abbiamo cominciato a capire cosa ci stava accadendo.
Ed ora?
Eccomi, ucciso di nuovo per rabbia, senza che nessuno abbia compreso del tutto, senza che nessuno ricordi il perché tutto si ripete.
Solo.
Ti disperi, seguo il resto della tua vita, ti aggrappi a lei, alla ricerca di una felicità che non torna più.
Cosa manca?
Solo quando torniamo tutti di qua lo scopriamo, ecco perché decidiamo di tornare, e riprovarci.
Qui, solo qui sappiamo dove vogliamo arrivare, solo da qui vediamo l’obbiettivo delle nostre anime, solo da qui vediamo com’è intrecciata tutta la rete.
Poi....
decidiamo di ritentare, chiediamo aiuto ad altri esseri di potere,
druidi, sciamani, brujos, fate, curandere, che per amore di tutti, di vita in vita vengono a sostenerci in questo viaggio.
Stoccolma, Marrakech, San Pietroburgo, Montezuma… mi hai sempre ucciso.
Ma qualcosa cambia lentamente ogni volta.
Io attendo ancora che un antico fatato amore venga a liberarmi, a farmi uscire da questo vortice. Lo aspetto da tanto, so che tornerà. Il tempo scorre in modo diverso nei diversi Mondi.
Tu sei già sceso nuovamente sulla terra, è il 1971,
ed è tempo di tornare anche noi.