All'aeroporto di Pechino era andato tutto bene, il check-in, i controlli, e poi la ricerca del gate al quale si arrivava tramite una ferrovia interna all'aeroporto.
Il viaggio da Pechino a Palermo faceva scalo ad Istanbul dove l'aereo era atterrato con un quarto d'ora di ritardo e perciò, a passo veloce, Michaela si diresse tra interminabili corridoi verso il gate per Palermo. Arrivò ansimante, il cuore quasi le scoppiava in petto e si sentì scoraggiata nel leggere "gate closed".
Gli occhi le si arrossarono, trattenne a stento le lacrime. Michaela ricordò quanto le aveva detto suo figlio a Pechino, accompagnandola al terminal del bus: "Mamma, se perdi la coincidenza ad Istanbul non piangere, cerca l'ufficio turistico e spiega tutto". Già, prima a trovarlo, l'ufficio turistico, chiedendo a destra e a manca, in inglese, per giunta, dell'italiano neanche a parlarne, e percorrendo poi corridoi chilometrici, e senza avere collegamento internet, fra l'altro. Beh, dopo più di un'ora Michaela aveva in mano un biglietto per Roma e lì ne avrebbe avuto uno per Palermo.
Si sedette e cominciò a guardarsi intorno, la partenza per Roma era fra 4 ore.
L'aeroporto di Istanbul era di alto livello, di lusso, immenso, si notava subito, indicazioni, luci, negozi con firme a livello mondiale, un via vai continuo di persone. Michaela aveva già fatto dodici ore di volo e avrebbe voluto appisolarsi, ma era meglio di no. Il suo sguardo era attratto da figure maschili alte, longilinee con lunghe tuniche scure o tutte bianche, e dalle donne, con abiti lunghi, spesso ondeggianti e con il viso quasi completamente coperto dal "velo". I bambini non si staccavano dai genitori, giocavano, ridevano, si annoiavano, alcuni.
Il "velo", Michaela, lo aveva visto qualche giorno prima anche a Xi'an, la città più occidentale della Cina. Xi'an era anche la città più antica, sede dei primi imperatori. Che luci, che suoni, che costumi, le era venuto in mente di paragonare questa città a Las Vegas, Michaela non ci era mai stata, ma pensava che l'atmosfera dovesse essere la stessa.
E poi le pagode, le spezie, gli odori, lo street food, un tripudio di colori, un crocevia di culture, cinese, araba e russa, da rimanerne ammaliati.
L'Oriente... inimmaginabile per gli occidentali!
Niente però aveva emozionato Michaela più che la visita alla sede dell'esercito di terracotta, ne aveva sentito parlare e ne aveva letto nel web, ma soprattutto mai avrebbe pensato che ci sarebbe andata. Un luogo dove da poco più di vent'anni erano state trovate, nascoste nel sottosuolo, oltre 6000 statue a grandezza naturale di soldati e di cavalli a guardia della tomba dell'imperatore, un'atmosfera magica.
Michaela fu distolta da questi recenti ricordi dal vociare di una comitiva, turca, forse, che nominava Amburgo. Eh, certo che Michaela fu attratta, proprio da Amburgo era partita con suo figlio per andare in Cina, a trovare la nuora e il nipotino che erano partiti qualche settimana prima.
"Ci vieni in Cina?", aveva detto la nuora a Michaela alcuni mesi addietro, "certo che sì" aveva subito risposto Michaela, in modo ironico, intendeva lei, la nuora invece aveva inteso il "sì" seriamente e aveva comunicato alla sua famiglia dell'arrivo di sua suocera.
Michaela così non poté più tirarsi indietro, nonostante il pensiero dell'aereo le causasse profonda angoscia.
Pianse, sì, pianse a singhiozzi per l'emozione quando a Dubai, sede di scalo Amburgo-Pechino, salì sull'aereo direzione Pechino, si rese conto in quel momento che sarebbe sbarcata veramente in Cina.
Durante il viaggio si sentiva impietrita, ma fu felice nel vedere le cime dell'Himalaya e il deserto del Gobi scorrere sotto il finestrino, respirava ora a pieni polmoni, Michaela.
Ancora tante ore di volo e poi la discesa e le luci sempre più nitide: Pechino, la Cina, l'Oriente, un sogno che diventava realtà.
Abbracci con la nuora che era andata in aeroporto a prenderli, piazza Tienanmen, i controlli, le perquisizioni, la grandiosità, l'architettura, la gente, la Grande Muraglia. Non credeva ai suoi occhi, Michaela. Furono giorni intensi quelli trascorsi a Pechino.
E poi il viaggio in treno superveloce verso la città della nuora. Che accoglienza che le riservarono la consuocera, il fratello e la cognata e la nipote, Michaela non avrebbe potuto desiderare di più. Dopo quasi un mese Michaela si era abituata a tutti quegli occhi a mandorla, si sentiva anche integrata, il parrucchiere, le visite al monte delle divinità, al parco archeologico, al parco delle fontane danzanti, il pranzo all'hot pot, il vicinato, i parenti, le amiche della nuora, la spesa, lo shopping, il cibo... certo qualche spaghetto lo sognava.
Venne quindi il momento di tornare in Italia, da sola, il figlio sarebbe rimasto ancora un po', ma Michaela aveva deciso fin dall'inizio che sarebbe tornata prima, ce l'avrebbe fatta.
E ora si trovava all'aeroporto di Istanbul, in attesa del suo aereo, ecco, in cima ad un palo vide la scritta "Wi-Fi free", non fu facile ma riuscì a collegarsi coi figli, a quello che era a Pechino disse di stare tranquillo, a quello che la aspettava a Palermo disse che stava bene e che sarebbe arrivata nel tardo pomeriggio.
Arrivò in perfetto orario, si sentiva felice e abbracciò fortemente il suo bel figlio maggiore che subito si fece raccontare dello straordinario viaggio in Cina.