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I fari si abbassavano sempre più di pochi centimetri e con costanza. Fu buio all'improvviso, ma continuò la strada. Cartelli a destra, stelle in alto e una meta da raggiungere. -non mi fermeranno- e proseguì. Da sempre, quell'area da peccatore mai pentito, lo vide compiere gesti inconsueti, ma quella volta, quella notte dal cielo imponente, lo fece rischiare come mai aveva fatto. Sapeva di dover calare l'asso nella vita di qualcuno,la sua. Non fece caso alla radio, accesa è frastornante, ma una canzone gli sfioró il ricordo, iniziò a canticchiarla. Ogni parola un sussulto. Percorse con la mente, gli anni del dolore. Tutti, uno alla volta, da quando si ruppe un dente all'incidente il giorno di Natale. Ultimamente divenne saturo di paure. Gli fu proposto di apporre un sigillo sul pacco del suo vissuto. - non posso farcela o forse si o magari ci provo? e se succede di nuovo?- questo, il suo timore. Venne il ventirè dicembre e le commemorazioni ebbero inizio. I fari rimasero spenti ancora, ma la sua personalissima luce lo accompagnava. Era ancora lucido quando un lampo squarció il cielo, la vide cadere con una piccola scìa, sulla sinistra, in alto e come un pensiero svanì, il tempo d'illudersi nella speranza. - da quanto tempo sono in macchina? - si chiese spaventato. Era passata circa un'ora, non incroció nessun altro, della luce, nemmeno l'ombra.. Un enorme boato seguito da una fuoriuscita dalla carreggiata lo inchiodò ad un albero. Illeso. Con tutti i sensi. - che succede adesso?- tremolante e rauco. Scese dall'auto, scomparve il cielo e le stelle si spensero, adesso la luce di fronte era tutta e sola per lui. S'incamminó verso la fonte e la strada era buona. Si sentì poggiare una mano sulla spalla ma non ne riconobbe il volto, in quanto nascosto da una colta radura di barba e un piccolo lembo di stoffa sugli occhi. A pochi passi dalla meta s'irrigidì, tutto d'un tratto, quasi senza un apparente motivo. Volse lo sguardo verso quella figura che lo protesse fino a quel momento, con un gesto lento e composto e ruotando l'intero corpo si guardò indietro, non vide l'auto, non vide l'albero, notò solamente un libro, su di un comó. - uno dei tanti - bisbigliò in modo da esser sentito. In pochi gesti, durati attimi eterni, scorse due, forse tre o ancora cinque vite e una gamba cedette dallo spavento. Desiderò avere un'arma in mano e farne fuori almeno un po'. Osservando con attenzione, rivide anche quella persona tanto speciale alla sua gioia. Quell'uomo presente fin da allora e assente ogni giorno. Paura? Si, era paura. Con lo stesso contrario movimento tornò a guardare in volto la luce dinnanzi ai suoi occhi. Riprendersi la vita, rinascere e guarire era la proposta, avvicinarsi il più possibile alla fonte della luce senza voltarsi indietro, la condizione. Fece due passi, il primo allarme scattò, non cedette e continuò. Sembrava non fosse mai vicino. Pareva fosse lì da anni. Ancora un passo, altro allarme. La vita è inquieta come l'incedere di una tempesta, non sai mai quanto durerà , ma sai che smetterà. Arrivò vicinissimo. Cosa accadde dopo? Io lo so....
Piccola stella, 26 November 2024
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Utente Anonimo
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Perché bisogna correre? Sei su un treno o una metro di ritorno dal lavoro? Accorgiti di come il tempo scorre inesorabile. Tutto quello che fanno le persone intorno a te, come muta il tempo durante la giornata… prima sole, poi nuvole, poi di nuovo sole. L'orologio continua a scorrere, ma il punto [...]
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