La carovana si stava spostando con un lento zoccolio, come una mandria di bisonti stanchi, dopo che ormai avevamo brucato tutta l'erba rimasta nel Temoine, almeno quella che eravamo riusciti a non bruciare, sotto le stelle fredde che ci guidavano di malanimo verso i territori verdi strappati alle riserve, una manciata di miglia più a ovest per attraversare qualche altro mese di stenti, lo sapevamo, nessuno se lo nascondeva che era dura e qualcuno voleva mollare dentro a quel cerchio di teli bianchi nella notte, ognuno col proprio carico di rimorsi sulla schiena, tutti a guardare in mezzo il fuoco ardere negli occhi mossi di un falò, come le pupille rosse di Sidie che due giorni prima cullava candelotti come i figli che non potevamo avere, a cavallo del suo appaloosa whoa potro vamos che la diligenza correva correva perché ci avevano visti inseguirli e il conducente frustava i cavalli come se dovesse scrostargli la morva dal manto, mai sentite nitrire così delle povere belve, però l'assalto era partito si faceva sul serio e i nostri revolver miravano alle ruote bum bum anche se quel bastardo di Benny puntava ai garretti bang che godeva come un diavolo quando li beccava e i cavalli franavano e la carrozza si accasciava e poi le grida e il sangue, ma intanto il postiglione aveva iniziato a spararci col fucile, visto che i colpi d'avvertimento avevano fallito, manco se un trio di banditi potesse farsela sotto per un proiettile nelle nuvole, ma loro si sa che ci provavano sempre a risolverla senza feriti, poverini, buoni o forse solo codardi che poi è la stessa cosa, finché vengono colpiti e rotolano via scheggiandosi una spalla e adios. Arrostivo carne di antilocapra sulla fiamma del bivacco, con le braccia pesanti e le orecchie piene delle frottole di Benny quante ne hai scolate stasera eh? la pianti? mentre il ricordo tornava fisso su Sidie ad accendere la dinamite sulla cassa chiusa a chiave, nascosta tra i bagagli in cima alla rastrelliera, prima che la sua gonna corresse per mettersi a distanza e il sigaro di un passeggero cominciasse a fumare e le mani di una passeggera coprissero gli occhi della figliola e i polsi del conducente si offrissero alla corda di Benny. L'esplosione alzò un polverone da sfiatarsi ma nessuno osò protestare, chiaro, cantavo col grilletto facile quella mattina e il postiglione portava un buco in più sulla faccia dopo che aveva tentato di prendermi alle spalle. Allora Sidie rovistò nel cassone e ne trasse una pepita grande come un ananas ay caramba mira aqui, sporcata di fuligine per mascherarla ma chi avrebbe mai messo un pezzo di carbone in una cassaforte, dannazione. Pulì la pepita e mise in grembo l'opaco tesoro. Poi montò in sella lasciando a me e Benny il destino dei passeggeri, pur sapendo che quest'ultimo mi avrebbe proposto come al solito di lasciarli fuggire e poi sparare da nove piedi a quello più lento, o magari acciuffarlo dal collo col lazo e portarselo a traino finché una pietra non gli crepava la testa come una noce di cocco, canaglia di un gringo senza cuore. Gli promisi che presto saremmo andati a caccia di antilopi, che tanto per lui uomini o bestie non faceva differenza, purché stesse calmo e non puntasse l'attenzione su di noi proprio ora che stavamo per lasciare il tedioso pallore di Kalentine. Parevano mesi fuori dalla contea, eppure a ridosso di Rodeo il panorama si faceva gradualmente meno brullo e più frondoso, nel buio rischiarato dal profumo della carne scottata alla fiamma, accarezzato dalle nostre ombre abbozzate sui teli sudici dei carri, persino allora che Benny stappava l'ennesimo bourbon e accennava Streets of Laredo, che Sidie mi fissava attraverso il falò per andare a scopare ma prima dovevano dormire tutti, che Ditch faceva ruotare a vuoto il tamburo della pistola, che Gale metteva a dormire i mocciosi che non avevano sonno, che Pepe e gli altri già riposavano stremati sui giacigli. Quel viaggio ci avrebbe portato ancora una volta da qualche parte, anche se non sapevamo per certo dove, lungo l'ostinazione di un sogno al quale ci tenevamo aggrappati disperatamente, perché finché potevamo sperare non era ancora necessario ottenere quel che volevamo.
Xavier mi guardò scuotendosi la terra dallo stivale: - Un dollaro per i tuoi pensieri, amigo -.
- Mhpf - risposi sfibrato, con la fronte nel palmo.
- T'ho tenuto d'occhio in questi giorni, hombre. Non sei il solito - ravvivò il fuoco col bastone.
- Ci sto pensando su, Xavier. - posai l'indice sulla tempia.
Lui chiese: - Su cosa? -
- Non so... - scrollai la testa - ...una sensazione, se capisci cosa intendo. -
- Spara. - mi invitò reclinandosi sui gomiti.
- È che più ci spostiamo a ovest, più mi allontano da qualcosa. - separai l'aria con le mani.
Xavier sorrise: - E se ti stessi avvicinando, Arturo? -
In fondo, a quei tempi, ci voleva una certa diligenza a diventare cattivi per bene. Una disciplina amara che sentivo estranea alla mia natura. Chissà se liberare i prigionieri del convoglio fu una buona idea, o se avrei dovuto dar retta a Benny. Ci avevano denunciati allo sceriffo, o si erano lasciati tutto alle spalle per continuare come se nulla fosse? Un dubbio come un altro, il mio. Uno dei tanti ai quali non avrei mai avuto risposte. Quella notte, attorno al nostro cerchio chiuso dai carri, si doveva essere avvicinato un coyote. O almeno così credevo, quando sentii ululare alle bugie della luna.