È con queste mie mani che faccio le cose che faccio: monto, smonto, mi ferisco, premo tasti, pulisco…

Chi comanda queste mie mani? La mia mente, che sa quello che sa, con le istruzioni che vengono dalla esperienza, dall’istruzione, con i neuroni e le sinapsi che dipendono anche dall’età raggiunta…

Ancora: tutto si regge sulle mie ginocchia e le mie ossa in genere… che anche loro sono soggette all’età e alla forma fisica.

Sono banalità, lo so. Ma tutto è più difficile ogni giorno che passa. 

I limiti si abbassano, come in un ”Limbo”  continuo, che, alla fine, diventerà impossibile da superare. 

In gioventù l’asticella sembrava lontana, tanto che non si vedeva e quindi non sembrava importante tenerne conto. Tutto sembrava possibile e la fine lontana, addirittura impossibile, ma avanzando con l’età, ad un tratto, ci si rende conto che la memoria ha buchi che non ti aspetti e la capacità di intuizione non è più quella di prima. 

È triste ma è così, per lo meno per me: tutto ad un tratto passi i sessanta e ti fanno male le ossa, ti dimentichi le cose… stai invecchiando. 

La vita è questa: si nasce con un pianto, ci si bea senza saperlo del periodo dell’infanzia, ci si agita nel periodo dell’adolescenza, e poi la vita vera. Poi si invecchia. Come tutte le cose di questo mondo. 

Può anche essere peggio di così: Se fossi nato in India, che ho conosciuto, oppure in altri posti forse anche peggiori che non ho mai visto, neppure l’infanzia sarebbe stata serena. Probabilmente non sarei neppure qui a scrivere queste riflessioni.

È a questo punto, alla mia età e dopo avere viaggiato tanto, che vedo meglio l’ingiustizia in questo nostro mondo e che apprezzo di più la fortuna che ho avuto a nascere in questa nazione, nella famiglia che mi ha accolto e che mi ha dato un sacco di possibilità.

Sono partito parlando dell’asticella del “Limbo” della mia vita e ora finisco per parlare di uguaglianza. È fatale che sia così: è quando ci si trova a superare qualche difficoltà che ci si accorge che anche gli altri stanno lottando come te. 

Quando si nasce tutti piangono: dalla Cina alle Americhe e tutti chiamano la madre con un termine simile a “mamma”. Per tutti, dunque, quel momento è lo stesso: solo pieno di  speranza e aspettative. Anche per chi nasce malformato o con malattie congenite (purtroppo capita) oppure chi nasce nella miseria più assoluta. Tutti hanno le stesse speranze ed è giusto che abbiano lo stesso  diritto a vederle realizzate. Per tutti, la famosa asticella deve essere alta e ben ferma sui suoi appoggi, senza venti improvvisi che la facciano cadere. 

La vita è dura e difficile per tutti. Per alcuni lo è di più, ma non deve essere impossibile. 

Un’altra banalità: le guerre sono devastanti e tra tutte i problemi già esistenti, sono tra quelli che sono evitabili. 

Ma non è l’unico: anche il razzismo, la speculazione senza scrupoli sulle disgrazie degli altri, la poca empatia verso glia altri. E mi fermo qui.

Certo…sono tutte banalità.

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