C’era una volta, in un posto lontano, un regno sconosciuto ai più, abitato da un popolo che si faceva chiamare Brassicaceo.
Era una popolazione tranquilla e variegata, con la pelle di diversi colori.
Alcuni erano bianchi, ma c’erano anche i neri, i rossi… i più numerosi però erano i verdi, che ovviamente, essendo i più numerosi, non occupavano posti importanti e di comando, salvo per alcune eccezioni.
Il guaio di questo popolo era che non vi era un numero più o meno equilibrato di maschi e di femmine: le femmine erano di gran lunga in numero inferiore e poi, erano si molto carine, ma avevano tutte la pelle verde.
La struttura politica del regno era organizzata su diversi livelli e da sempre, i posti più importanti erano appannaggio dei Cavolfiori Bianchi.
Re Gervasio IV era un cavolfiore bianco di ben cinque chili, con le sue regali cimette fitte fitte e le grosse e carnose foglie verdi, che lo circondavano interamente e lo proteggevano dal freddo.
Abitava in un castello scavato nella roccia, dove all’esterno sgorgava copiosa una cascata di acqua limpida.
Due, tre volte al giorno il Re si recava con il suo seguito presso il laghetto generato dalla cascata e vi si immergeva, per restare sempre fresco e in buona salute.
Come tutti i Re che si rispettano, aveva la sua Regina, che aveva scelto appena salito al regno, lasciatogli dal suo predecessore Re Gervasio III, morto di vecchiaia.
La Regina Brunilde era una rapa, un cavolo rapa per la precisione, ed aveva una bella corona naturale di foglie lunghe, verdi, sottili, ma robuste, tutte intorno al suo corpo, che le davano un aspetto molto regale.
Purtroppo, il Re e la Regina non riuscivano ad avere dei figli e questo era motivo di cruccio per tutti gli abitanti del regno.
Consultarono allora il fidato consigliere padre Gesualdo, che era un Cavolo Cappuccio e che aveva anche la funzione di massima carica ecclesiastica e di grande esperto medico: “Eminenza” dissero il Re e la Regina all’unisono “vorremmo dei figli, ma non sappiamo come fare. Cosa ci consigliate?”
Padre Gesualdo chiese un po’ di tempo per pensarci e per studiare la soluzione: “Vostre Maestà, datemi il tempo di consultare i miei testi medici e di interrogare qualcuno dei vostri sudditi: ritengo che tra una quindicina di giorni, potrò proporvi una possibile soluzione”.
I quindici giorni passarono molto lentamente e Padre Gesualdo consultò molti dei sui volumi, non disdegnando nemmeno quelli ricevuti in eredità dai suoi predecessori. Al decimo giorno, iniziò a convocare i sudditi, per come riteneva necessario: convocò Sir Niccolò, il cavolo nero Toscano, Sir Alfonso, il cavolo rosso, Sir Miguel, il cavolo Portoghese e non disdegno nemmeno di convocare due esperti marinai, che, come i notabili, avevano avuto molte esperienze in giro per il mondo: mastro Armando, broccolo romano e mastro Chao-Chen, broccolo cinese.
Allo scadere del quindicesimo giorno, Gesualdo si presento al cospetto dei reali: “Maestà, credo di aver trovato la soluzione; ho consultato i miei volumi e ho interrogato molti viaggiatori, per averne una conferma: per avere un’ottima possibilità di avere figli, dovrete recarvi per qualche tempo a Bruxelles, in Europa. In quel paese c’è un clima ed una alimentazione particolare, che sicuramente vi faranno avere dei figli. Nei miei testi ho trovato molte testimonianze di coppie di cavolfiore bianco e cavolo rapa, che hanno messo al mondo nidiate di cavoletti, che vengono citati appunto “Cavoletti di Bruxelles”.
“Che si appresti subito un vascello veloce e sicuro e si selezioni un equipaggio di marinai esperti, per navigare alla volta di Bruxelles!” sentenziò subito il Re.
Il comando della nave fu affidato a Sir Miguel e la scelta dei marinai fu assegnata a mastro Armando e a Chao-Chen.
Ben presto il vascello fu pronto e ai marinai, ovviamente tutti broccoli romani e broccoli cinesi, fu consegnata una divisa nuova fiammante, con la maglietta a righe gialle e rosse, i pantaloni blu e il cappello verde con il pon pon rosso.
Un mese dopo la coppia reale partì.
Ma il Re non aveva fatto bene i conti!
Con la sua partenza, aveva lasciato il regno incustodito ed entrambe le mogli di Sir Niccolò e Sir Alfonso, che erano due verze della peggiore specie, invidiosissime della bellissima Brunilde, si incontrarono in segreto e decisero di sobillare i rispettivi mariti ad impadronirsi del regno, per spartirselo e quindi diventare Regine.
Quando si ritrovarono tutti e quattro nella sala da pranzo del castello, dove le due Verze avevano organizzato una cenetta romantica con i rispettivi mariti, iniziarono le loro grandi manovre: “Ah, come mi piacerebbe vivere in questo castello” esordì Beatrice… “Anche a me” fece eco Maria Dolores…
“Ma perché non ci trasferiamo qui, finché il Re non torna con i suoi cavoletti… potremmo sorvegliare il castello e non farlo riempire di polvere… sicuramente staranno fuori qualche anno… coi bimbi così piccoli non potranno affrontare subito il viaggio di ritorno…”. La prima parlava e la seconda le faceva l’eco… la seconda parlava e la prima le faceva l’eco…
Insomma, tanto dissero e tanto fecero poi in camera da letto, che i due poveri mariti decisero di accontentarle.
In un batti baleno le due Verze non se lo fecero ripetere più di una volta e, armi e bagagli, si trasferirono nel castello, accaparrandosi un’ala per ciascuna.
Fecero costruire altri due troni identici a quelli del Re e della Regina, cambiarono le insegne bianche di Re Gervasio IV con le loro, identiche ma di colore Nero e Rosso, li misero tutti e quattro in fila nella sala del trono, con l’idea di far assumere ai rispettivi mariti i nomi di Gervasio IVn e Gervasio IVr.
Ovviamente, anche sua Eminenza padre Gesualdo avrebbe avuto il suo tornaconto: sarebbe stato nominato Patriarca Universale, con il potere esclusivo di incoronare i Re del regno.
Nel frattempo, le due Verze iniziarono a spargere la notizia falsa, che il vascello del Re era incappato in una brutta tempesta ed era affondato, senza lasciare scampo ad alcuno.
Ci fu una settimana di lutto nazionale, alla fine della quale, furono celebrati solennemente i funerali Reali.
Subito dopo, sua Eminenza il Patriarca Universale Gesualdo incoronò, alla presenza di tutto il popolo, i due nuovi Re e le due nuove Regine, che si promisero reciproca fedeltà.
I festeggiamenti durarono due settimane, durante le quali, tutto il popolo fu invitato al castello.