Marika aveva perso un sacco di tempo chattando e ora doveva recuperare. La valigia non era pronta. Comunque erano le undici e Rosanna non sarebbe passata a prenderla prima delle tre... poteva quasi dormirci sopra!! Si era ripromessa di lasciare la casa in ordine e non era impresa da poco. Intanto si spalmò la maschera in viso e si spazzolò i capelli a testa in giù fissandoli con il trattamento, più tardi avrebbe pensato allo shampoo. Ebbe un sussulto vedendosi nello specchio del corridoio mentre andava in sala a ritirare gli asciugamani stesi dietro la finestra inondata di sole. Una creatura geneticamente modificata, avrebbe ridacchiato la Dody. Quella traditrice, dopo una decina d’anni di complicità da liceali, si era sposata con un ceffo straniero che se l’era portata in capo al mondo. Peggio che se fosse morta!!! Ed era già in odore di maternità. Istintivamente Marika si guardò la pancia gonfia: o le stava arrivando il ciclo, o aveva una gravidanza isterica al terzo mese.
Cominciò a piegare e impilare gli asciugamani sullo stendino. Una torre di spugna da trasportare in bagno. La raccolse con le mani a vassoio e la bloccò sotto il mento, con ogni cautela per non pasticciare la spugna con la maschera ancora umida. Non si era ancora allontanata dallo stendino che un ronzio inquietante si intrufolò nell’assolo dei suoi pensieri. Un bombo dalle proporzioni allarmanti era entrato attratto dal profumo di fiori della lozione che aveva sui capelli. Marika si industriò per farlo uscire. Restando in equilibrio su un piede solo utilizzò l’altro per spostare l’anta della porta finestra nella speranza che questo sarebbe bastato a convincere il bombo alla fuga. Ma il bombo non si convinse. Con gli occhi rivolti in alto allo spasimo Marika cominciò a frustare l’aria con la piramide di capelli per spingere fuori la bestia, intraprendendo una sorta di danza tribale, il corpo sempre abbracciato alla torre di asciugamani. I piedi scalzi non disdegnavano qualche calcetto in aria per mantenere un equilibrio di dubbia eleganza. Al diavolo anche la Dody. Non aveva mai capito la sua fobia per gli insetti. Dovette uscire in balcone per allontanare definitivamente il bombo gigante. Stava ancora soffiando il sollievo tra i denti stretti che aiutavano il mento a trattenere gli asciugamani, quando qualcosa di più ingombrante del bombo attirò la sua attenzione. L’uomo più bello del mondo si era materializzato sul balcone adiacente e stava paralizzato, chissà da quanto, a osservare le manovre della creatura geneticamente modificata. Anche Marika si paralizzò. Piedi nudi, asciugamani, mento, maschera, piramide di capelli, pensieri. Una gatta davanti agli abbaglianti.
“C’era un bombo” balbettò deficiente, come se questo avesse potuto spiegare tutto. L’uomo più bello del mondo non si mosse. Solo gli angoli delle labbra si incurvarono all’insù.
Marika cercava di ricordarsi come respirare, quando scoprì che l’uomo aveva anche una voce:
“Forse ti ha punto, hai del sangue lungo la gamba destra”.
Marika recuperò forze invisibili e cominciò a spostarsi all’indietro, lo sguardo fisso negli occhi interrogativi dell’uomo impossibile. Ansia da controllo, la chiamava Dody. Durò fino a quando riuscì a nascondersi dietro le tende. Lui rimaneva lì, giunto chissà da dove. Lei lo guardava convinta di non essere vista.
“Ti aspetto. Fammi sapere se va tutto bene”, disse la voce più bella del mondo.
Marika lasciò gli asciugamani per terra e cominciò a strisciare lungo la parete.
Patetica creatura raggiunge il bagno sotto il mantello dell’invisibilità, con sorriso bloccato da una maschera di terracotta e una zanzariera sulla testa.
Di una cosa poteva essere contenta, non aveva la gravidanza isterica e il ciclo era un’ottima scusa per rimandare la vacanza al mare di un paio di giorni.