Apro gli occhi e nel buio cerco l'orologio per vedere l'ora: fra dieci minuti squillerà la sveglia ed io mi avvolgo beata nella coperta, coccolandomi nel silenzio del mattino e cercando di dilatare i pochi minuti che mancano all'inizio di un'altra, faticosa giornata.
Piano, piano mi riaffiora alla mente il sogno appena fatto che, stranamente, é nitido nella mia memoria.
Ho sognato mio padre, è la prima volta che mi capita, o comunque non ricordo di averlo mai fatto.
In realtà ho avuto la percezione che lui fosse nel mio sogno perché ho parlato di lui con qualcuno, l'ho anche visto allontanarsi di spalle ma non ho avuto alcun contatto con lui, né fisico né verbale.
Eppure il sogno era pieno della sua presenza, una sensazione che mi attanaglia lo stomaco solo a ripensarci.
Mi chiedo quale possa essere la ragione per averlo sognato, per pensarlo tanto insistentemente in questo ultimo periodo.
Poi, d'un tratto, mi vengono in mente i padri che hanno toccato la mia vita in quest'ultimo anno.
Un padre appena mancato, uno scomparso anni prima ma ricordato in un triste momento e un altro che è stato coccolato e un po' viziato dopo un grave lutto; tre padri che, in maniera sottile, hanno riportato in superficie un dolore mai sopito, una mancanza mai sanata.
Non ho ricordi di lui, non ho una foto insieme, non una lettera in cui mi esprime il suo amore, non un cappello, un golf, un guanto, un bacio. Non so che tono avesse la sua voce, se le sue mani fossero grandi, se la sua camminata fosse spedita, se sorridesse spesso.
Potrei chiedere a chi l'ha conosciuto ma non sarebbe la stessa cosa: nessuno potrà mai darmi la consapevolezza di una voce che ti parla, di una mano che ti accarezza, di un sorriso che ti scalda.
Avevo solo un anno quando un male incurabile se l'è portato via, e solo ora mi sembra di avvertire veramente la sua assenza.
Non mi é mai mancato perché forse é naturale non avvertire la mancanza di qualcosa che non si é mai avuto. Non ho mai ricercato in alcun uomo la figura paterna perché forse non so neanche bene cosa sia.
Ma accanto al dolore di un'amica che ha perso il proprio padre improvvisamente, mi sono sentita defraudata di questa sofferenza.
E all'altra, che cercava di consolarla raccontandole lo stesso dolore vissuto anni prima, avrei voluto accomunarmi.
Ma non ho nulla da raccontare, non ho nulla da condividere.
Nel sogno ho visto mio padre allontanarsi senza mai voltarsi, lo sapevo malato e in fin di vita ma neanche lì ho potuto avvicinarmi, abbracciarlo, baciarlo.
E mi rendo conto che accanto al dolore lancinante che può provocare la perdita di una persona amata, esiste un dolore simile, forse ancora più forte perché non è consolato da ricordi: è la mancanza, la consapevolezza di non aver mai potuto abbracciare mio padre, di non aver mai litigato con lui, di non averlo potuto avere al mio fianco nei momenti più importanti della mia vita.
E questa assenza diventa sempre più presenza.