Una stazione. Un treno sembra attendermi solitario su quelle rotaie che rappresentano la mia unica via di fuga. È deserto nei dintorni. La paura di trovarmeli ovunque, mi mette ansia addosso. Ci dividono pochi metri e via, corri, veloce, ce la puoi fare. Senza voltarmi raggiungo la cabina guida, allungo la mano verso la maniglia e… Merda. Lo sportello è chiuso! No. Non puoi lasciarmi fuori così. Non ora. Con la coda dell’occhio intravedo un’ombra. Uno zombie in lontananza avanza lungo le carrozze, mentre a ogni passo scandisce un lamento insopportabile. E non ho armi per ucciderlo. Sto sudando, il cuore è a mille e le mani si muovono su e giù tra i capelli come se questo mi aiutasse a pensare. I miei occhi disperati cercano invano qualcosa per eliminarlo. Passo dall'altra parte del treno, dove altri maledetti morti camminano verso la mia direzione. Troppi! Rantolo nei ciottoli del binario cercando di stare in equilibrio. Sto per piangere, non voglio arrendermi, ma sono stanca e affamata. Poche sere fa ero immersa nella festa di un villaggio turistico assieme alle mie amiche. E ora sto lottando per sopravvivere. Sola. Immagini confuse di cadaveri assassini si confondono con il suono della musica e dei bicchieri colmi di alcol prima che l’urlo del contagio interrompesse il divertimento, prima che la morte prendesse il sopravvento. Sono troppo debole per sfuggire alla loro presa. Un rumore di motore mi risveglia dai pensieri. Una luce illumina il mio percorso. Mi volto indietro e il treno sta camminando lentamente verso di me! Ma come? Allora c'era qualcuno sopra? Alzo a fatica le braccia per attirare l'attenzione. Ma non ce la faccio a urlare. Non ho voce. Il treno mi passa accanto e si ferma. Intravedo la sagoma di un uomo. Mi tende la mano. «Veloce! Sali su!» Con tutta la sua forza mi solleva da terra e mi scaraventa sul pavimento. Richiude lo sportello e mi dà una rapida occhiata. «Togliti i vestiti. Devo essere sicuro che tu non sia infetta!» Mi spoglio e resto immobile in mutande e reggiseno, mentre fuori gli zombie cercano di arrampicarsi sui finestrini. L’uomo mi studia dalla testa ai piedi e mi fa cenno di girare su me stessa per analizzare velocemente il mio corpo. Poi, l'espressione sul suo volto si rilassa. «Ok! Rivestiti che ripartiamo.» Le sue mani si destreggiano sul pannello di guida, si muovono con familiarità tra pulsanti e leve da sollevare. Intenta nel guardarlo all’opera, non mi accorgo del suo sguardo. «Sei il primo essere umano che vedo» mi confessa. Appoggio la testa alla parete e socchiudo gli occhi. Sorrido. Come mi suona strano. Essere umano? «Se così posso essere chiamata.» sussurro come se parlassi da sola. Avrei proprio bisogno di una doccia, di cambiarmi. Puzzo di marcio. «Ho perso le mie amiche» Immagini dei giorni passati, ma ancora recenti per il mio dolore, mi scorrono veloci nella mente. «Le ho viste mentre venivano morse e trasformate in mostri». L'uomo mi prende le mani per sostenere il mio dolore. La sua voce trema. Un nodo alla gola lo blocca «Ho perso la mia famiglia». Nel nostro silenzio, i nostri occhi si perdono l’un con l’altro. È giovane, ma la barba incolta lo invecchia più del dovuto. «Sai guidare il treno…» Accenna un sorriso. «Juan. Mi chiamo Juan.» A capo chino balbetto quello che dovrebbe essere il mio nome «Anna». Non so da quanto tempo non lo pronuncio, ma mi rendo conto che almeno i nostri nomi profumano di vivo. Già. «Sai dove andare? Hai armi? Cibo?» Gli chiedo quasi a voler cambiare discorso. Scuote la testa «No, no e… » Si volta dall’altra parte, lasciando in sospeso una risposta che suona come una condanna. «Per ora l’unica salvezza è non scendere dal treno. Speriamo di trovare qualcosa nelle prossime stazioni. Chissà. Forse altri sopravvissuti.» Non lo ascolto più. Guardo fuori ed è buio. Gli Zombie camminano solitari nei campi e scrutano incuriositi il nostro mezzo. Le rotaie sono illuminate, ma il nostro percorso è oscuro. Una sola certezza in mezzo a tanta morte. Non sono sola.

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La fermata

21 November 2024

Siamo sette alla fermata, è umido ma i saluti fioccano. Siamo un gruppetto abitudinario nel quale Crocefissa spicca. Guarda le moldave, le russe e le africane con distacco. Se non avessi giurato sui miei figli di tacere le spiegherei che la fermata è il punto dove i mezzi pubblici stradali si [...]

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Egregio Sig.Ictus

21 November 2024

Ex alza il viso dal piatto al ristorante e la vita è cambiata in un solo istante. Il suo viso è una ridicola maschera tanto che immediatamente penso stia facendo lo sciocco, la ragione non vuole vedere l’abisso che mi aspetta se solo lasciassi entrare i pensieri logici. Poi tutto precipita. Capisco. [...]

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Le mollette

21 November 2024

Ho sempre odiato stendere i panni. Sempre. Lo faccio solo perché mi piacciono le mollette. Ho mollette sparse per casa e spesso ancora attaccate a lenzuola, pantaloni e camicie che ritiro e piego in modo rapido e ripongo in luoghi riparati e sicuri chiamati armadi. A volte indosso i miei vestiti [...]

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Racconto ln breve la schiavitù dal cellulare

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21 November 2024

È già da tempo che le persone non ragionano con la propria testa, ma con la testa degli altri. Cioè di quelli che manipolano gli individui per portarli a raggiungere gli scopi che si sono prefissati, e la gente crede che tutto si svolge nell'interesse e nel bene dell'umanità- (Praticamente schiavizzarsi [...]

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Il caffè col babbo

20 November 2024

È uno dei miei ricordi più belli. A prima vista può sembrare banale ma non lo è. Avevo preso l'abitudine, a metà mattina, di bere il caffè col papà. Ovunque mi trovassi per noi era un'appuntamento fisso. Se potevo andavo a casa dei miei, altrimenti lo bevevo con lui a distanza: dai clienti se ero [...]

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Condanna D'Amore

20 November 2024

Condanna Ad ogni battito di ciglia i suoi occhi indigo sprigiona in me ardente ardore. Ha dimenticato il mio sole caldo nel suo vascello come astro d'amore in quei fluttui delle sue tribolazioni. Ero al suo fianco come ancora di salvezza per non farla annegare, conficcata nella sabbia della sua [...]

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Doppio sogno (2/2)

PG
19 November 2024

Nomina Omina. C’è un destino nei nomi, come nelle collocazioni geografiche. Quella di Los Angeles, confinante con il mare del tramonto giustificava una nota malinconica e decadente, come le palme del vialone mi suggerivano con garbo. Forse avrei potuto inserire questo pensiero, che mi pareva passabilmente [...]

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  • Rubrus: Un buon racconto, ben costruito, con una trama ben articolata e ben scritto. [...]

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Goal

19 November 2024

Fare il medico gli piaceva. Dopotutto non era un lavoro pesante come fare il fonditore. E lui per tanti anni di estate quando chiudeva la scuola il fonditore lo aveva fatto davvero. Dalla mattina alla sera insieme al suo babbo. Di quei giorni lontani gli erano rimasti sulla pelle del dorso delle [...]

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La luna in una stanza

Ispirata a "il cielo in una stanza"

19 November 2024

La luna in una stanza Varco l'uscio, chiudo la porta, accendo la luce, mi trovo solo con la luna. In una stanza.

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Sensuale

18 November 2024

Ho scompigliato i tuoi capelli stelle filanti di argento e oro Ho baciato i tuoi occhi di mandorle e miele la tua bocca letizia di scandalosa grazia Ho baciato I tuoi seni che sono onde di mare Il tuo innocente candore di lussuria, estasi che trascende il corpo, in un triangolo oscuro di umido [...]

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Doppio sogno (1/2)

PG
18 November 2024

La vita influenza il sogno. E viceversa. (Dialoghi Onirici, Thomas J. Plight) Era una mattina di uno splendido Luglio, mi sentivo molto vivo, immerso negli scarichi ignoranti di uno degli quattro letali serpenti di veicoli. Scorrevano affiancati e vagamente consapevoli l’uno dell’altro. Anche [...]

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CENTRALE PARANOICA 6

CICCIONE FA UN BUDDHA

18 November 2024

CICCIONE FA UN BUDDHA Hi, qui è la Centrale Paranoica, non siete ancora stufi di noi? Oggi è la volta di Archie, un gran predicatore ed un gran ciccione. "CICCIONE FA UN BUDDHA" sta scritto su una specie di arco sul vialetto che porta al suo bungalow a forma di Igloo. In effetti il suo giardino, [...]

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