Quando ero piccolo mi ricordo cheper pescare l’acqua per irrigare l’orto non c’erano le pompe elettriche, ma sopra il pozzo, che era coperto con una soletta di cemento, si trovava un sistema azionato da un asino che girava attorno a un mulino e che tramite degli ingranaggi azionava una ruota verticale simile a quella della bicicletta, ma molto più alta, e sulla circonferenza c’era poggiata una corda, fatta di rami di mirto intrecciati, che faceva da nastro, e a cui erano legati dei barattoli.
La corda scendeva fino al pozzo.
I barattoli erano quelli contenenti cinque chili di conserva, venduta nei negozi, e una volta vuoti venivano riutilizzati per questo tipo di mulino.
La corda con i barattoli scendeva nel pozzo dove i barattoli si riempivano d’acqua e risalivano in superficie, in cima alla ruota si capovolgevano versando l’acqua, che veniva convogliata in un canale che riempiva una vasca, ricavata da una grossa pietra scavata, dove si abbeveravanol’asino e il cavallo, poi l’acqua dalla vasca proseguiva in un secondo canale in cemento che portava l’acqua nel punto da irrigare.
Il canale doveva essere per forza in cemento, che è un materiale impermeabile,perché l’acqua era poca e altrimenti si sarebbe dispersa lungo il percorso.
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Ma i problemi erano tanti;l’asinello se lasciato solo si fermava,quindi doveva esserci sempre una persona che lo picchiava per farlo camminare,e inoltre l’acqua che arrivava dal canale era poca limitando la coltivazione ad un pezzo molto piccolo di orto appena sufficiente per le esigenze familiari.
Nonostante l’acqua pescata fosse poca impegnava due persone e un asino contemporaneamente per tutto il giorno, e spesso ibarattoli si staccavano e finivano dentro il pozzo, quindi il mulino necessitava di una manutenzione continua.
Andando avanti col tempo, il mulino ad asino con i barattoli venne sostituito con il mulino a valvole, dato che era più vantaggioso.
Questo sistema era sempre composto da una ruota azionata dall’asino, ma la ruota era senza i barattoli e azionava una fune d’acciaio munita di valvole, che scendeva nel pozzo, dove c’era una specie diimbuto che aveva la parte con diametro maggiore immersa nell’acqua.
La corda con le valvole passava nel cono e proseguiva nel tubo dell’imbuto, sollevandol’acqua intrappolata tra una valvola e l’altra, saliva in superficie, dove l’acqua usciva dal tubo e finiva nel canale d’irrigazione.
E’ strano come io riesca a ricordarmi del mulino a barattoli visto che avevo solo due o tre anni quando veniva utilizzato,e che non riesca a ricordarmi di quello a valvole che è arrivato qualche anno dopoquando ero più grande.
Dopo qualche anno, in primavera, abbiamo comprato una motopompa con nostra grande felicità, in modo da fare meno fatica per avere un maggior servizio, in quanto pescava molta più acqua del mulino ad asino, permettendoci di irrigare un orto più grande, e un altro vantaggio era che non c’era bisogno dell’asino e di chi lo faceva camminare.
Ma l’entusiasmo è durato poco perché la motopompa era molto potente e, d’estate, in poche ore prosciugò il pozzocon nostra grande delusione,quindi bisognava attendere un paio d’ore perché si riempisse nuovamente.Inoltre quando il pozzo si vuotava, nelle tubature di pescaggio entrava l’aria, e quindi bisognavariempire i tubi che vanno dalla motopompa alla valvola in fondo al pozzo, con dell’acqua utilizzando un secchio.
L’altro problema era la difficoltà che c’era nell’avviare il motore a scoppio, perché bisognava arrotolare una corda attorno all’albero motore e tirarla con forza finché il motore si avviava.
Spesso si prendevano cura dell’orto due miei fratelli che erano molto piccoli e per loro era molto difficile utilizzare questa pompa.
Questo tipo di problema fu risolto definitivamente quando l’Enelportò la corrente elettrica negli orti e noi abbiamo comprato una pompa elettrica di potenza adeguata alla capacità del pozzo.
Le cose non andavano meglionemmeno in paese, in quanto nelle case non c’era ancora l’acqua dell’acquedotto, e molte persone avevano il pozzo in casa, ma altre non lo avevano e prendevano l’acqua per gli usi domestici da due pozzipubblici, dove l’acqua si pescava con i secchi in acciaio e si trasportava a casa con delle brocche di coccio o con i secchi in metallo.
Vicino a questi pozzi c’era una vasca, ricavata da una grossa pietra di granito, che era utilizzata per far abbeverare gli animali.
Considerata la scarsità di acqua nel paese molte donne per fare il bucato andavano al fiume dove c’erano degli enormi sassi piatti che venivano usati come assi per lavare i vestiti. Le donne si inginocchiavano per terra sulla riva del fiume per strofinare e strizzare i pannifacendo ben attenzione a non mollare l’indumento che stavano lavando, perché se l’avessero fatto il fiume se lo sarebbe portato via e non si sarebbe più potuto recuperare l’indumento. Dopo aver lavato gli indumenti li mettevano dentro una bacinella che caricavano sulla testa, interponendo una “ciambella” di stoffa fra la testa e il fondo della bacinella, per distribuire il peso, aumentare la stabilità del carico e di conseguenza ridurre il dolore provocato dal carico. Queste bacinelle col bucato bagnato potevano pesare anche oltre cinquanta chili.
Un fatto curioso è che le donne portavano i carichi pesanti sulla testa come i buoi, mentre gli uomini li caricavano su una spalla come i cavalli e gli asini.
Esisteva anche un lavatoio comunale, nell’altra periferia del paese, che utilizzava l’acqua di un canale di bonifica della zona paludosa a monte del paese.Ma era sempre molto affollato, e per trovare un posto libero bisognava aspettare anche per ore.
Noi in casa avevamo un pozzo profondo ventitré metri, che erano tanti (quello dell’orto era profondo quattro metri) considerato che l’acqua si pescava manualmente, con molta fatica, tirando la corda, appesa alla carrucola, dove c’era legato il secchio in acciaio.
L’acqua non era potabile, perché era molto argillosa e veniva utilizzatasolo per abbeverare glianimali, per farele pulizie e perbagnare i fiori, dato che non si poteva utilizzare neanche per fare il bucato, perché i panni restavano visibilmente sporchi anche appena lavati.
L’acqua per cucinare e per bere la prendevamo anche noi dai pozzi del paese,oppure in quantità più grosse, la portavamo dall’orto con il carro trainato dal cavallo.
Quando portaronol’acqua dell’acquedotto nel paese le fontane pubbliche furono sostituite dai rubinetti, e piano piano tutte le famiglie ebbero l’acqua in casa.
Ricordo quando l’hanno portata da noi:l’operaio del comune forò con un trapano a manovella il tubo dell’acqua, che passava per strada, fatto di eternit , e non utilizzò nessun dispositivo di protezione individuale (allora inesistenti), poi bagnandosi con lo spruzzo d’acqua che usciva dal buco ci avvitò un rubinettoautofilettante, lo chiuse epoi dopo aver tagliato e affilettato i tubi in acciaio ne montò altri fino a portare l’acqua in casa, dove mise il contatore ed un rubinetto.
Qualche anno fa ho chiesto a mio fratello perché,quando eravamo piccoli, non usavamo un mulino azionato dal ventoal posto del nostro,e lui mi rispose: “Non lo so,allora non sapevo neanche che esistessero altri sistemi, quello ho trovato e quello ho usato, e non avevo né il tempo né le capacità per inventare altre cose, anche considerando che siamo rimasti lì solo fino all’adolescenza”.
Ma l’acqua ci era addirittura ostile perché il nostro orto confinava con il fiume e d’inverno regolarmentestraripava allagandoci almeno metà del terreno.Ma contrariamente alle inondazione del fiume Nilo queste inondazioni non lasciavano l’humusma portavano via tutto il terreno lasciando solo sassi.
Riflettendo sul mio passato, mi viene in mente, che questo passato non è poi così lontano in quanto al giorno d’oggi ci sono paesidove gli abitanti vivono peggio di come vivevo io cinquant’annifa e analogamente cinquant’anni fa c’erano persone che vivevano bene e con molti più benefici di molte persone di adesso.
Quindi si può dire che le condizioni di vita legate al periodo in cui si vive hanno almeno due variabili: il posto (esempio Milano o terzo mondo) e la situazione economica.
La realtà appena descritta sembra appartenere ad un passato molto lontano, ma in realtà non è così, perché molte cose, indispensabili, che utilizziamo quotidianamente, come l’acqua potabile, la lavatrice, l’automobile, la penna biro e altro, sono alla portata di tutti solo da una cinquantina d’anni; infatti io ad esempio,in seconda e in terza elementare scrivevo con il pennino, che dovevo bagnare continuamente nel calamaio (in prima si scriveva solo con la matita).