Tutto inizio' senza una vera musa. Anche se l'aria che respiravo mi dava motivo di crederlo.
Scrivere e' stato più facile di quanto mi avevano raccontato.
Un giorno vidi un uomo sulla cinquantina chinato su un barile, avete presente quei barili pancia piatta, con rigonfiamenti lineari a intervalli di poche decine di centimetri in senso orizzontale?
Ecco, uno di quelli.
Teneva con due dita della mano sinistra un sigaro, era spento e pensai "ma lo fuma davvero o e' sempre lo stesso da giorni?"
Ero stranamente incuriosito, mi avvicinai, schivandolo voltai lo sguardo e mi accorsi che fissava un sassolino a terra, occhi di vena piena, denti bianchissimi, un sorriso quasi sarcastico.
Non vedevo l'altra mano, feci un passo e la notai, mi sembro' il pendolo di un orologio da muro, talmente calava perpendicolare al busto.
Un po' impaurito e con aria di superiorità ma di rispetto, chiesi : "Ha bisogno di qualcosa?Posso aiutarla?"
Non si mosse. Passarono trenta o quaranta secondi prima che alzasse lo sguardo e mi dedicasse apparente attenzione. Gli occhi sembravano meno infuocati adesso che potevo fissarli meglio, il mezzo sigaro, tozzo come il tronco di un ulivo secolare, sempre nelle due dita.
Insistetti: "Scusi se mi permetto, ma volevo chiederle come mai tiene un sigaro spento tra le dita, lo fuma o le piace solo metterlo ogni tanto tra le labbra?"
Un piccolo balzo lo fece apparire nella sua stazza, grandi spalle, pantaloni blu scuro, quel blu tendente al buio, in voga negli anni ottanta, scarpe di tela, capelli con un riporto non evidente, mani consumate da chissà quale mestiere.
Un colpo di tosse, come per schiarirsi la voce: Ti piace parlare della tua vita agli altri?", chiese con tono pacato ma sapendo di aver posto un quesito fuorviante.
"Beh, di solito sono molto spontaneo e spesso non mi inibisco davanti agli altri nel parlare dei fatti miei"
Riprese: "Un tempo provai a scrivere di me, mi misi davanti ad un foglio bianco, vi rimasi tutta la notte, ma non ricavai nulla".
Lo bloccai: "Scusi, ma cosa c'entra tutto questo con le mie domande?"
Continuò senza darmi peso:"...C'ho provato! E' stato un buco nell'acqua, ma ho capito che scrivere non era più alla mia portata e da allora ho iniziato a tenere il sigaro tra le dita."
Io, un po' titubante e permaloso: "Scusi, continuo a non capire! Non era tagliato per lo scrivere e cominciò a fumare?"
"Quella sera fu l'ultima volta che ne tenni tra le dita uno acceso, la vena poetica era finita perché si era spenta anche quella tossica."
Lo guardai con aria dubbiosa ma soddisfatta, sorrisi, accesi la mia marlboro e svanii come la sua vena...