Giunto a tarda sera nella tua casa da single, stanco, senza avere ancora cenato, provato dall’attesa troppo prolungata del bus, è triste accorgersi che non c’è frutta, neanche una mela, e poi spalancando il frigorifero per mettere in piedi un pasto frugale costatare che non c’è neanche un po’ di verdura, né cotta né cruda, può essere molto deprimente.
Me se affacciandoti dal terrazzo, vedi sotto casa le luci ancora accese di uno dei banchi di frutta e verdura che illuminano le notti delle nostre città meridionali, subito ti rincuori.
T’infili le scarpe e vai.
"Buona sera signora Giuditta", le dico guardando quella donna di mezza età, un moto perpetuo in pantaloni e giubbino jeans con la grata venerazione dovuta a una Madonna delle Grazie, o alla Madre della Salvezza.
"Buona sera, Professore", risponde lei, piccoletta con un sorrisino complice, come a dire: " Se non ci fossi io sempre qui senza orari… " Un sorriso e una complicità che si fanno perdonare la coda di cavallo sempre sventolante, quasi roteante, e la chioma eccessivamente ossigenata, di un biondo come non se ne vede dai tempi di Marilyn Monroe, Diana Dors e Kim Novak.
"Ho tutto quello che piace a Voi, Prof!"
Nonostante l’ora e il peso della stanchezza di una giornata, è pronta a mostrarmi tutto quel ben di Dio del suo banco provvidenziale, decantandone la qualità e il prezzo, quando io la blocco.
"No no, state ferma, mi serve solo un po’ di frutta, un paio di mele o banane o quello che c’è, due pomodori e dell’insalata verde."
Lei che sa vendere e conosce i miei gusti, mi anticipa.
"Lattuga?"
" Sì, brava", mi legge nel pensiero: "proprio la lattuga!"
Lei cambia espressione, contrita, quasi mortificata. La sua coda di cavallo è stranamente immobile, gli occhi sono bassi.
"No, non c’è. Terminata, se ne riparlerà domani."
"Veramente dovrei cenare", le rispondo io, timidamente.
E lei, Madonna delle Grazie, o Madre della Salvezza, d’improvviso s’illumina.
"La voglio accontentare, Prof, non mi piace sapere che andrà a dormire digiuno."
Nell’udire tali parole, per un attimo torno bambino, memore di mia madre che ammoniva:
Chi va a letto senza cena, tutta la notte si dimena.
Nel frattempo, la fruttivendola bionda platino tira fuori dal buio una cassetta di verdura che pur nella penombra mi appare tutt’altro che verde latte com’è la lattuga.
"Cos’è?" domando pieno di curiosità.
E lei, trionfante come la biblica Giuditta, abilissima a brandire quei coltellacci spaccando a metà e in un sol colpo angurie di taglia maxi, agita qualcosa di rotondo, dal colore rossiccio, quasi la testa insanguinata di Oloferne, ma più piccola.
" Cos’è quella palla rossa? "chiedo con insistenza.
"È una “Lattuga Radicchia!”risponde tutta soddisfatta della sua merce.
"Radicchia?"
" Sì, Radicchia! Proprio lei!"
"Allora, se mi assicura che è proprio Radicchia, proviamola!"
Lei è soddisfatta, io me la rido sotto i baffi.
Pago, e mi allontano verso casa. Dopo pochi passi mi chiama, ed io mi volto indietro.
"Cosa c’è, ho sbagliato, le ho dato qualche moneta in meno?"
"No, no… Mi avete dato il giusto… Perché ridete Prof?"
"Non rido, sorrido."
Lei, con aria sospettosa chiede ancora.
"Va bene, sorridete… Perché state sorridendo?"
"Sorrido perché mi avete accontentato, e potrò farmi una bella cenetta con la genuina e piccantissima ’Nduja di uno studente di Gerocarne, la “Lattuga Radicchia” con i pomodori e la vostra frutta per una bella macedonia a pezzettini!"
Cenando, mentre gusto quell’insalatona di “Lattuga Radicchia” e pomodorini ciliegini, il tutto condito con l’olio genuino delle nostre parti e l’ormai immancabile aceto balsamico modenese, ripenso al telefilm che ho vissuto, migliore di quelli soliti e degli ormai stanchi talk show litigiosi e volgari.
E mentre sto cenando, ringrazio fra me e me la fruttivendola per quei momenti di serenità.
Le prossime volte, senza troppi preamboli, io saprò che cosa chiederle.
"Signora Giuditta, gentilmente mi dia una bella “Lattuga Radicchia”, ma che sia buona come quella sera."