Annalisa si era sistemata sul ripiano in legno della cucina.
Era piccola, minuta, quasi un soprammobile rannicchiata così tra i fornelli e l'acquaio.
Le piaceva stare lì, un luogo sopraelevato, dal quale aveva a suo modo una prospettiva diversa del mondo, e privilegiato al tempo stesso, perché in poche altre avrebbero potuto permettersi di racchiudersi in così poco spazio e sentircisi a proprio agio.
Lui era di là, si stava vestendo.
“E' stato bello far l'amore con te.”
Un pensiero, quel pensiero, le era uscito a voce alta dalle labbra socchiuse.
I suoi occhi erano assenti, sognanti, immersi ancora nella magia di pochi istanti prima.
Lui l'aveva presa in collo, le sue gambe attorcigliate al suo busto forte, le mani a sostenere il sedere.
Le loro bocche non si erano staccate, intente ad esplorarsi l'anima a vicenda con la lingua e con il respiro, corto, ansioso, eccitato.
L'aveva portata così in camera e adagiata sul letto, con un braccio che le sosteneva il corpo e l'altra mano a tenerle la testa, perché la sua bocca restasse vicina, perché non cascasse troppo veloce sul materasso.
Erano scesi insieme sulle coperte, lentamente.
Si erano liberati degli abiti a vicenda, le mani di entrambi avevano viaggiato sicure sul corpo dell'altro, quasi si conoscessero da una vita, le bocche mai lontane più del tempo necessario per riprender fiato.
Erano diventati una cosa sola, lentamente, intensamente, a lungo, molto a lungo.
Lui non aveva mai tolto lo sguardo dagli occhi di lei.
L'aveva guardata ad ogni spinta, ad ogni sussurro, ad ogni gemito, ad ogni bacio.
L'aveva guardata.
L'aveva accarezzata.
L'aveva baciata.
E fatto suo ogni attimo del piacere di cui lei aveva goduto.
Ripetutamente.
Lui aveva fatto una magia.
Aveva sciolto il suo corpo, spento la sua mente, acceso il suo sguardo, slegato, forse, la sua anima.
Dalla stanza accanto la sua voce ruppe il silenzio
“Come dici?”
Annalisa si scosse dai suoi pensieri, dai sapori, gli odori, le sensazioni in cui la sua mente era immersa nella sua nicchia sul ripiano della cucina.
Si accorse a quel punto di aver pensato a voce alta poco prima.
Ripetè
“E' stato bello far l'amore con te”
“Sì, lo è stato.”
Rispose lui da lontano, e proseguì
“Dimenticavo, Annalisa...”
Un attimo di silenzio accentuò la frase che seguì, con la forza di una pausa in musica, immediatamente prima di un attacco in levare...
“Io domani parto”.