La luce accesa dietro il vetro della bottega mi attira come una falena. Alle due di notte un negozio aperto è cosa insolita a Reggio, ma non quel negozio. Sbircio dentro e vedo il mio amico. Don Demetrio per tutti, un uomo di età indefinibile, senza dubbio avanzata ma di una vigoria spiazzante. Alto, asciutto, lunghi capelli e barba bianchissimi, occhi azzurri. Credo che Giove, mitologico padre di tutti gli dei, se mai esistesse sarebbe esattamente come lui. Sta seduto dietro il suo banco da lavoro con il monocolo all’occhio intento ad esaminare un orologio. Busso al vetro, lui alza lo sguardo, mi vede e mi fa cenno di entrare.
–Ma non hai sonno?
Mi dice a mo’ di saluto.
–E tu, non sei stanco di riparare orologi?
Sono forse l’unico reggino che da del tu a Demetrio e lo chiama per nome. Almeno credo.
–Demetrio, reggini che non dormono di notte ce ne sono assai. Che lavorano di notte, pochi. Io e te siamo due di quelli, uno per parte.
Mi guarda sorridendo mentre mi siedo sul solito sgabello. Una scenetta che si ripete spesso. A me piace gironzolare per la città di notte, a lui piace lavorare di notte. La notte ci unisce. Fuori ha piovuto, ma non fa freddo. A Reggio non fa quasi mai freddo. Non il freddo meteorologico. Mi guardo intorno, la bottega da orologiaio mi affascina, non mi stancherei mai. In effetti mi rendo conto che ogni volta la vedo diversa ma non saprei dire in cosa. L’unica cosa che è sempre la stessa è il tempo. Qui dentro il tempo si tocca con mano, è solido, ci potresti sbattere contro. C’è un'antica meridiana su una mensola; cosa ci faccia lì una meridiana non esposta al sole non saprei dire, ma non sembra fuori luogo. Se messa al posto giusto misura il tempo, è anch’essa un orologio. Dentro la vetrinetta decine di clessidre di forme e dimensioni varie, sembrano antiche. Ai muri orologi di tutti i tipi, a molla, a pendolo, a batteria. No, a batteria non ce ne sono, adesso che guardo meglio. Demetrio continua a lavorare mentre parliamo. L’orologio che ha in mano è di quelli con il meccanismo a molla. Una cipolla, come si dice. Mi sto rendendo conto che in questa bottega non ci sono orologi moderni. Guardo fuori, piove nuovamente, si alza un po’ di vento.
-Ti sei mai chiesto se si può fermare il tempo?
Mi chiede all’improvviso.
-Non credo si possa fare, ma se non lo sai tu!
Gli rispondo sorridendo.
-Si può fare.
Dice senza alzare lo sguardo dall’orologio. Lo guardo incuriosito, penso che stia per sparare una delle sue battute. Ma non mi sembra il tono delle battute a sorpresa.
-In quest’attimo nel mondo succedono contemporaneamente infinite cose. Quest’attimo, come tutti gli altri passati e futuri, può essere fermato senza che cessi la successione degli attimi.
-Come, fermando l’orologio?
Gli rispondo scettico.
-No, l’orologio misura il tempo che scorre. Non lo può fermare, neanche se si ferma esso stesso. Pensaci bene, fermare il tempo, immortalare un attimo senza che il tempo cessi di scorrere. Fare in modo che quell’attimo abbia un inizio ed una fine, con niente prima e niente dopo.
-Ah, una storia!
-Non una storia, la Storia!
-La storia si svolge durante il tempo che scorre, non è istantanea.
-Pensi che non lo sia perchè come tutti non hai la visione totale del mondo. Vedi solo quello che succede intorno a te, e come te tutti, compresi quelli che scrivono la storia normalmente conosciuta.
-Appunto.
- Appunto e virgola!
Esclama serio Demetrio, alzando gli occhi. Le notti insonni fanno brutti scherzi, dopo un po’. La stanchezza mi ha annebbiato leggermente la vista, e i discorsi impegnativi di Demetrio hanno fatto il resto. Mi gira un po’ la testa. Mentre Demetrio si alza in piedi mi sembra di vederlo illuminarsi, ma certo è un’impressione come lo è certamente anche il bianco e nero che mi circonda.
-Andiamo, vieni con me!
Demetrio mi afferra una mano. Mi ritrovo in un salone enorme ma non ricordo come ci sono arrivato. Mi sento meglio, bene, benissimo. Mai stato meglio. Mai stato in un posto simile. Libri, scaffali pieni di libri in fila a perdita d’occhio. Il mio sogno. Alzo lo sguardo, verso il tetto, che non vedo! Gli scaffali sembrano riunirsi al vertice, per quanto sono fitti. È un’illusione ottica, naturalmente.
- È una biblioteca! Non sapevo che a Reggio ci fosse un posto del genere.
- Non siamo a Reggio.
Demetrio sorride, mi sta prendendo in giro. Certo che non siamo a Reggio, è un modo per dire che non è una cosa solita in questa città.
- Esiste una cosa del genere nella mia città e io non ne sapevo niente. Ma è aperta al pubblico?
-Non siamo a Reggio.
Ripete.
Lo assecondo, voglio vedere cosa mi tira fuori con le sue metafore.
-Bene, allora dove siamo?
-Dappertutto. In questo posto si arriva da qualunque parte del mondo. Una delle entrate è la mia bottega.
-E Harry Potter dov’è nascosto?
Rido.
-Non c’è. Qui dentro c’è solo la realtà, quella passata. Appena passata.
Demetrio è serio mentre mi propina le sue fantasie. Lo capisco, mi piace sognare, lo faccio spesso anch’io. Immagino posti magici, personaggi strani, mi ci metto anche io dentro. E meno male! Chi smette di sognare diventa adulto, e si sa che gli adulti se la passano male di questi tempi. Solo che mi sembra troppo convinto. Sono preoccupato per lui, dopo tutto ha una certa età.
-Siamo un attimo dietro il presente.
Continua Demetrio ignorando la mia battuta.
– Vedi, ogni libro è un attimo di storia del mondo, ogni attimo che passa ne nasce uno nuovo.
Mi prende la mano e la appoggia sul dorso di uno dei libri vicino a me. Mi sento mancare di colpo. Intorno a me girano immagini velocissime, vedo navi a vela, soldati, elmi, spade…, ragazze giovanissime ad un fiume, strani personaggi con lunghi mantelli, animali al pascolo, palazzi maestosi, tuguri miserabili, una città devastata, miserie e sfarzi, gioie e tragedie e mille altre immagini ancora… Mi riprendo, le immagini svaniscono, è passato tanto tempo. Il tempo di vedere un film, un lungo film.
-È passato un attimo.
Sembra avermi letto nel pensiero.
-Hai visto in un attimo ciò che è successo in un attimo contemporaneamente nel mondo intero.
-Qual è il trucco?
Spero che Demetrio me lo spieghi, ma ormai ho capito che non c’è, il trucco.
-Esatto, non c’è, il trucco.
Demetrio non risponde alle mie domande, ma ai miei pensieri!
-Perchè a me?
Dovrei chiedere prima com’è possibile ma non lo faccio, adesso la cosa mi sembra logica. Ma non è normale e mi fa paura che mi venga mostrata.
-Vieni.
Mi mette una mano sulla spalla.
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Sono nella mia bottega. Mi piace lavorare di notte, riesce tutto meglio. Senza rumori, senza frenesia. Bussano al vetro, dev’essere quel ragazzo che ieri guardava dentro incuriosito. Gli faccio cenno di entrare.
-Salutiamo, don Pasqualino!
È un po’ spavaldo come tutti i ragazzi della sua età, ma educato e sa stare tra la gente.
-Ma non hai sonno?
-E voi, non siete stanco di riparare orologi?
È simpatico. Potrebbe essere quello giusto, ormai sto invecchiando… vedremo!