Era Giugno. Un Giugno stranamente mite da quelle parti. La timida campagna e le ruvide viste non sembravano presaggire un caldo imminente. Se non fosse stato per le maniche arrotolate su quell'esile corpo avrei detto che l'autunno era ancora alle porte.
Quando mi avvicinai alla casa in legno pensai fosse abbandonata, ma era solo silenziosa.
Un silenzio d'altri tempi, una calma rassicurante.
"Ho bevuto l'acqua dal pozzo, e' ghiacciata mamma!" udii in lontananza.
Mi avvicinai.
Nascosto dietro quell'albero e illuminato da pochi raggi abitavo in sordina il mio metro quadrato, per non esser visto. Volevo raccontare della vita di campagna, senza chiedere, senza risposte, solo spiando.
"Bevi piano e mangia la carne. Tuo padre ha stanche le braccia per poterla mettere in tavola!"
Era tutto cosi' naturale, cosi' spontaneo, rude. Mi incuriosiva e mi piaceva. Stavo sempre attento a non invadere il mio spazio.
"Ho finito di tagliar la legna. Sara' un inverno freddo, faremo bene ad esser pronti. " esordi' il padre, dalla stazza imponente, dall'aspetto tipico di chi e' fiero e dall'alto della sua calda camicia di flanella a quadri rossa.
"Cosa faranno dopo il pranzo questi montanari?" mi chiedevo poggiando la mano destra sull'albero, la sinistra quasi davanti il volto a coprire in parte la vista e le gambe tremolanti dal timore di esser scoperto. Volevo quello spaccato di vita. Volevo scriverne e senza testimonianza diretta.
"Ti aiuto a conservar la legna in cascina" propose la donna di altrettanta poderosa figura.
"Va bene. Porta con te il piccolo. Io vado avanti".
Rimasi sconvolto. Il "piccolo" in questione, avra' avuto sei,sette anni al massimo, poco piu' basso del piu' piccolo tronco da spostare, non poteva far nulla, non poteva esser d'aiuto.
"Mamma, perché conserviamo tutta questa legna?"
"E' importante esser previdenti. Tuo padre creda sarà un inverno freddo e senza fuoco non potremo scaldarci."
"Ma siamo in estate, ci sarà tempo" rispose stupìto.
"Il tempo e' prezioso, non va sprecato! Adesso passami quel pezzo di fune vicino al tuo piede"
A questo punto scorgevo con fatica i volti e ascoltavo ad intervalli le voci, evasi dal mio metro. Mi scorsi e continuai a spiare.
Continuo' il piccolo:" Mamma, ma dopo l'estate, cosa arriva? Possiamo ancora andare a prendere il sole? Possiamo ancora asciugarci sul prato dopo il bagno? Possiamo raccogliere i fiori nei campi? Io non voglio la pioggia!"
Stupita e sorpresa da tutte quelle domande, ma col sorriso a mezza bocca:" Quando il caldo finisce arriva il tempo della pioggia, da noi arriva prima e dura molto. Ma i fiori puoi ancora raccoglierli, dopo un bagno puoi ancora asciugarti al sole, basta immaginarlo, basta volerlo"
Il piccolo sorrise, non capì a fondo la poesia in cui la madre lo immerse, ma continuo' a distrarsi e a perdersi nell'innocenza di quella eta'.
Intervenne l'uomo di prima, sembrava ancora piu' grande, piu' severo. Prese il figlio per mano, lo alzò e lo guardò, quasi sembrava lo fissasse da un solo occhio:" Dopo l'estate arriva il Natale, fara' freddo. Continua a spostar la legna e dopo, fai un bagno, c'e' ancora il tempo di asciugarti al sole"