Alice lasciò la casa del suo ‘principe oscuro’ nel marzo dell'anno successivo, costretta a tornare dai suoi genitori, perchè se non fosse tornata da loro lui non avrebbe firmato il trasferimento di residenza del bambino.
E lì l'inferno aprì un nuovo girone per Alice.
Tornare da donna e madre in una casa dove era stata figlia fu per Alice un ennesimo massacro emotivo.
Fino a sentirsi dire da suo padre che non si meritava suo figlio.
Il coltello che già apriva il cuore fu spinto in fondo.
A quel punto Alice aveva due possibilità.
Morire, dentro.
O tirare fuori quel maledetto coltello e cominciare a lottare per sè e per il suo bambino.
E così fece.
Alice buttò ansiolitici e antidepressivi nel cesso e si riprese la sua vita.
Il quarto trasloco in quattro anni, finalmente soli lei e il suo cucciolo.
Alice ricominciò a vivere, lentamente, dolorosamente, faticosamente, ma visse, un passo dopo l’altro, un giorno dopo l’altro, un mese dopo l’altro, un anno dopo l’altro.
La solitudine, da mostro feroce, divenne una meravigliosa occasione di crescita, perché imparò che si nasce da soli, si vive in fondo da soli, ognuno chiuso nella propria personale ed ermetica visione del mondo e della vita, ognuno solo nella sua isola.
Si sceglie da soli, si sbaglia da soli.
Ma prima che il fondo del baratro diventi una seduta troppo confortevole e si decida di smettere di lottare, bisogna ritirarsi in piedi e salvarsi.
E lo si fa da soli, come atto estremo di volontà, come ultimo anelito di voglia di sopravvivere prima, di vivere poi, non appena i polmoni saranno tornati a riempirsi dell’aria nuova della rinascita.
Alice aveva amici e sorrisi vicini, mani e parole pronte a sostenerla non appena fosse scivolata di nuovo nell’abisso.
E imparò a vivere di nuovo e a riconoscere la felicità nella risata di suo figlio, in una passeggiata in estate, nel caffè che borbotta dentro la macchina del caffè un attimo prima di condividerlo con le persone che le sono rimaste accanto nella sua discesa e nella sua risalita, o che le sono arrivate vicine, strada facendo, dai loro rispettivi altrove, riconoscendo in lei il loro stesso sguardo ferito, ma fiero, stanco forse da tante battaglie, ma vivo.