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- Suicide Squad - Chemical Bath Scene (Extended Fan Cut)
- 28 Agosto
1
Forte vento, sembra di Libeccio. Qui, lo chiamano Garbino. Si dice che se fai qualcosa di estremo, il brutto esempio prevede sempre far fuori mogli o suocere, quando tira il Garbino, non ne sei responsabile. Comodo. Però, è vero che è il famoso vento che agita (anche me), che il mare sia d'inverno o d'estate. Non si dorme, si ha bisogno di uscire di casa anche se il vento è tanto forte da spostare i passi. Non dormono i cani e i gatti saltano dagli alberi. Quasi una festa.
2
E come tutte le più belle cose, vento sparito, cumuli di sabbia e foglie ovunque. E mostri veri, di vari colori, in cerca di turisti indifesi.
3
Dal Joker sociopatico di Jared Leto, al vento. Sarà che l'amore con Harley Quinn è puro, nella follia totale, che mi commuove davvero. Certo, esistono i bigliettini stile Baci Perugina. A ognuno il suo.
4
Sarà che ci si resta un po' male, dopo aver fatto, detto, di tutto per chiarire le cose, per avvertire l'altra persona che a te interessa solo una parte di lei, che il cuore è tuo e solo tuo e che se decide comunque di rischiare, deve davvero, davvero, deve accettare che il cuore non lo avrà. Ci si resta davvero male a vederla tentare con ogni mezzo di farvi breccia fino a costringerci ad allontanarla.
Se ti parlo e lo faccio sinceramente, se te lo ripeto e te lo ricordo ad ogni tuo tentativo, devi credermi. Perché farsi del male a tutti i costi e portare me, pulita e sincera al limite di una apparente crudeltà, a cacciarti via? Se davvero era la folle purezza che anche tu cercavi, l'avevi trovata, questo si chiama culo all'ennesima potenza. Sarebbe stato un gran culo anche per me, aver trovato chi mi rispondeva e mi, a parole, completava. Ma conoscersi bene non è cosa da tutti.
5
Solo una riflessione tra me e me, non mi manchi, non sento nulla. Forse lo scrivo per cercare un battito del cuore ma non arriva, neppure se mi concentro a pensarti. Il mio cuore si muove ma con altre frequenze, è una specie di fibrillazione dei sentimenti: vibra così velocemente da sembrare fermo. Solo una scossa elettrica violenta lo potrebbe rallentare, tanto da farmi sentire il suo battito. Domani, proverò con un defibrillatore portatile.
6
Niente defibrillatore, invece. Questa pace e questa nuova capacità di focalizzarmi su ciò che vorrei davvero mi piace, mi dà equilibrio e mi fa stare bene. Non temo più l'ambiguità dell'impulso. Sto facendo bene? Male? Perché, se dico questa cosa, un "ti amo", una dichiarazione per tante, una vocina nella testa replica "stai mentendo..." io mi perdo, nel timore d'essere ambigua. Beh, la vocina tace, adesso. Posso dire "non mi interessa" o "sì, mi interessa" senza ambiguità latente e mi piace, questa me di adesso.
7
Forse sono guarita. È oggi, il momento vero della mia guarigione.
8
Papino mi ha insegnato tante cose. A giocare a scacchi, per esempio. Anche a poker ma non ci sono portata, al poker. Dev'essere una questione di concentrazione; la scacchiera mi calma, il piatto coi soldi sopra mi agita. Non per il denaro in sé ma per il premio che sta lì in mezzo ma non lo puoi toccare. Il poker mi fa scalpitare d'impazienza, cosa fastidiosa. Mi ha insegnato anche a pescare e a sparare con un fucile. Preferivo pescare. In quantità, una semplice fritturina di pesce di lago, allegra e in compagnia. In qualità, un luccio, un persico di lago, per una portata principale il primo o per il principe dei risotti, dalle mie parti, il secondo. Luccio e persico sono predatori. Non alla squalo bianco, non così primitivi: fame fame fame mangio. No, sono predatori scaltri, hanno vista acuta, muscoli potenti, denti letali ma soprattutto volontà, ancestrale, e strategia. Catturare un predatore così, è qualcosa di speciale, per il pescatore, a sua volta predatore. Ci vogliono le esche giuste, costruite con cura, pulite, ci vuole la canna giusta, la lenza elastica ma indistruttibile, la mano sensibile per impugnatura e mulinello e cimino e pazienza, tanta pazienza, ché il re del lago non è diventato re per caso, solo per dinastia. Il Re dei re, quello a cui i pescatori hanno addirittura dato un nome, sceglie l'avversario, non abbocca a un'esca qualunque. L'esca, un pesciolino finto, con un amo davvero uncinato a un'estremità, affiancato da un oblungo specchietto lucente, deve esserne degna nondimeno. Non può essere un pesciolino vivo, che sia almeno una replica perfetta.
Il predatore la vede, l'esca gira su se stessa, manda bagliori nell'acqua come le scaglie argentee di un pesciolino vero, il predatore acquisisce velocità e movimento dell'esca e solo se è perfetta si lancia all'inseguimento. Ha abboccato? Ah, mica è finita, non è stato catturato, ha solo accettato la sfida. È forte e ora è anche arrabbiato, l'esca non era un pesciolino vivo ma una cosa morta e insapore e il luccio, mettiamo, è incazzato nero! Tira, molla, lascia metri e metri di lenza, non strattonare o si slama, recupera la lenza, lascia che sfoghi rabbia e istinto di sopravvivenza, aspetta che si stanchi, prepara il guadino... Pescare significa rispettare la preda/predatore, immedesimarsi un po' in essa ed essere anche disposti a perderla perfino dopo ore di dura battaglia. La caccia... Su quella non mi posso esprimere, forse perché le prede hanno poco scampo, con un fucile puntato. Una scaltra e splendida Moby Dick non è paragonabile a Bambi. Bambi sarebbe pura crudeltà, Moby Dick, una meravigliosa ossessione.
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