Il vecchio magistrato di una città di provincia decise che, dopo anni e anni di lavoro ininterrotto, era giunto il momento di prendersi una vacanza. Attanagliato dalla paura dell’ignoto evocata dalle mete straniere, optò per il Grand Hotel di una famosa località termale. Insomma uno spostamento breve, che lo faceva sentire al sicuro e pronto a affrontare qualsiasi imprevisto.
Massimo fu il suo disappunto nel constatare che quel posto, come era prevedibile, era l’ideale rifugio gerontologico, il passaggio premio prima dell’aldilà. Non che fosse giovane, anzi. Ma dentro si sentiva fresco e scattante come un ventenne e detestava la compagnia degli anziani come e più di lui. Comunque ormai la frittata era fatta e, così, si diede a lunghe passeggiate, a qualche bracciata in piscina e soggiacque ai tempi cadenzati dai pasti dell’albergo a pensione completa.
Una sera a cena, come sempre solo soletto, fu incuriosito dalla bandella di carta che cingeva la bottiglia di plastica dell’acqua minerale servita, e di quel che riportava con caratteri minuscoli, inintelligibili. Un pezzo di carta che chiunque avrebbe potuto stampare infarcendolo di dati qualitativi inventati di sana pianta. In altre parole stava bevendo, aveva sempre bevuto, un liquido privo di sostanziali controlli. Facendo, inoltre un rapido calcolo della serva, supponendo un consumo medio giornaliero di 2 litri a persona e 40 milioni su 60 di consumatori, stabilì con grande stupore che ogni giorno si ingurgitavano almeno 80 milioni di litri di acque minerali. Una cifra mostruosa, impossibile da giustificare. Ovvero un grande maledetto imbroglio.
Al rientro in procura, alle sue amate abitudini, informò il suo superiore della scoperta. Sensibilizzando, al contempo, altri colleghi affinché potessero aiutarlo nel sollecitare l’apertura di una indagine, nonostante sui loro volti l’indifferenza o la commiserazione fossero eloquenti.
Non si sorprese, il vecchio giudice, per il trasferimento ad horas in una sede notoriamente asfissiata dalla grande criminalità organizzata. Dove, come scritto nell’ordine di servizio, erano richieste le sue altissime competenze per rimettere in sesto la giustizia.