Alle cinque in punto suonò la sveglia. John ne avvertiva appena un lontano bisbiglio, come l’eco del canto di un muezzin all’ora della preghiera, sprofondato dentro un sonno letargico che lo risucchiava come un vortice, deciso di non alzarsi più da quel letto fino a quando non ne avesse trovato la forza e una buona ragione per farlo.
Cosi John, quella mattina, per la prima volta dopo ‘25 anni della sua vita lavorativa, decise di non alzarsi, di non radersi, di non fare la doccia, e di non prendere quella macchina super accessoriata che lo avrebbe portato dal quartiere di Good Morning - sito alla periferia di San José - fino alla Silicon Valley, dove era impiegato come informatico di primo livello.
Dentro quel letto, un benefico torpore avvolgeva tutto il suo essere. Muscoli e tendini si rilassarono, il suo respiro si fece flebile e armonioso. L’ansia lo abbandonò, e per un istante avvertì un senso di quiete e di inconsueta felicità.
Trascorse i primi tre giorni in uno stato limbico fra il sogno e la veglia, quando la mattina del giorno successivo squillò il telefono! Con uno sforzo sovrumano, John riuscì a girarsi su un fianco, ad agguantare il telefono, e sussurrare uno sbiascicato, “pronto…”.
“Sono io… sono Martin, Martin Simek… che fine hai fatto John?”
“Non è successo niente amico” - rispose John - “ho solo un gran sonno che mi sta risucchiando come un vortice… e credo che…!”.
Il vecchio cellulare di John si spense per sempre, consumando l’ultima tacca della sua batteria.
Così si rintanò di nuovo sotto le calde coperte del suo letto, stringendo forte a se un orsacchiotto di peluche, regalo della sua dolce Claire.
Il cane di John, Jesus, in preda ad una fame bestia e ad una sete che gli bruciava la gola, diede forma al suo istinto di sopravvivenza e, preso coraggio a quattro zampe, si scaraventò giù dalla stretta finestra dell’abbaino precipitando di sotto, fino a sbattere sui fili della biancheria della vedova Hillary Keaton, che si raccontava, parlasse con il diavolo.
Claire, rientrata dal suo viaggio in Europa, raggiunse l’abitazione di John. Aprì la porta ed entrò. Appena superata la soglia di casa venne pervasa da un’indicibile stanchezza, e prima ancora di potere dire: “John sono io, la tua Claire, sono arrivata”, stramazzò a terra sul tappeto dell’ingresso, addormentandosi come un ghiro.
Quello che accadde poi, ha dell’incredibile!
Martin Simek si mise a letto, colpito da un’insostenibile spossatezza e si abbandonò al sonno. La notizia fece il giro del quartiere, e presto tutti gli abitanti di Good Morning caddero in uno stato di narcolessia generale. Di Danny Carpet, il postino, non se ne seppe più nulla, lo stesso fu di Gena Morgan, che non consegnò più il latte e il giornale, e della focosa Magdalena Pinkerton, la puttana, che si addormentò stringendo fra le sue gambe il giovane figlio di Maria Gonzalez, perpetua del vicario. La Silicon Valley si risvegliò completamente deserta.
Una quiete spirituale scese sul quartiere, e tutto si fermò come sotto un incantesimo.
La notizia bomba di un tale straordinario evento si sparse in tutto lo stato della California, e ben presto, i Media di tutto il mondo, giornalisti, TV e social network, si riversarono nel piccolo quartiere di Good Morning, assediandolo come un fortilizio. “Good Morning” era oramai sulla bocca di tutti… di tutti i cittadini del pianeta terra.
In breve tempo, popoli interi si rifugiarono nel grande sonno, fino a quando ogni essere umano, nessuno escluso, uscì più di casa.
Tutto era immobile, fermo, e nessun rumore, vociare e stridio contaminava più quell’atmosfera surreale, dove ogni spirito della terra ritrovava, dopo lunga attesa, la sua riconciliazione.
Finalmente, la fuori, il mondo cominciava a respirare. Sulle alte vette ritornarono i ghiacciai, e fiumi, mari e torrenti, riacquistarono la loro originaria purezza - l’aria si fece leggera e respirabile, e la natura si riprese il mal tolto, incoronandosi a Grande Madre e sola Regina di tutte le cose.
E tutto fu rinascita, e tutto fu amore.
Gianni Tirelli